Capitolo 1 - Vedere per la prima volta

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25 dicembre 1994

Di quella sera ricordo l'odore freddo del vischio e il sapore di Burrobirra sulle labbra. Il pulsare della musica nelle tempie e l'irrefrenabile istinto di far scivolare le dita sull'acconciatura, sui miei capelli così diversi e per la prima volta così lisci.

Le premure di Viktor, le lusinghe e i suoi sguardi.

La Sala Grande imbandita, le decorazioni mozzafiato e la sensazione di potermi lasciare andare, almeno per una volta, di scrollarmi di dosso Hermione e la sua rigidità.

Eppure, non è per il Ballo del Ceppo che torno spesso con i pensieri a quella sera.

È per lui. Perché è stato quel giorno, la sera di quel Natale tanto insolito e affollato, che mi sono resa conto di guardarlo con occhi diversi.

Io e Ron ci eravamo appena urlati addosso e io credevo di avere il cuore in subbuglio. Ero corsa nel dormitorio delle ragazze in lacrime, rabbiosa e infelice.

Era anche pensando alla sua reazione che avevo preparato la pozione allisciante, che avevo sistemato le pieghe dell'abito e sorriso insicura allo specchio, prima di scendere al ballo.

Volevo che mi vedesse davvero, che si accorgesse che c'era altro sotto il peso dei libri che mi portavo appresso, sotto la perfezione che cercavo sempre di raggiungere.

Il nostro litigio furioso alla fine del ballo, invece, mi aveva stordita, delusa.

Per questo non riuscivo a dormire.

Ricordo di essermi rigirata nel letto per quasi un'ora, prima di decidermi ad afferrare un libro e scendere nella sala comune per leggerlo davanti al camino.

Quando arrivai accanto alla mia poltrona preferita, però, scoprii che non ero l'unica a non riuscire a dormire.

- Che ci fai qui? – dissi, sorpresa, ma anche contenta di vedere una faccia amica.

- Non riuscivo a dormire.

Sorrisi.

- Neanch'io.

Mi sedetti nella poltrona di fianco e poggiai il libro sulle mie gambe, senza aprirlo.

- Non è un po' tardi per leggere un mattone del genere? – mi chiese, divertito.

- Non vi siete ancora stancati di prendermi in giro per i libri che leggo?

Finsi un cipiglio risentito e lui scosse la testa.

- Mai, Hermione. Ti prenderemo in giro anche quando saremo vecchi decrepiti e noiosi.

Risi insieme a lui. Non l'avrei mai confessato a nessuno dei due, soprattutto a Ron, ma mi piaceva quando si prendevano gioco di me, quando alzavano gli occhi al cielo e ridevano della mia puntigliosità, del mio amore per il sapere. Era come un rituale, qualcosa che sapeva di famiglia, di buono e vero.

Qualcosa che speravo non sarebbe mai cambiato.

- Sei ancora arrabbiata? – mi chiese, dopo un po'.

Annuii, fissando il crepitio dolce del fuoco, a pochi metri da noi.

- Non lo pensa davvero.

- Cosa? Che spiffero tutti i tuoi segreti a Viktor Krum o che non sono una ragazza? – sbottai, senza temere di fargli vedere tutta l'indignazione che le parole di Ron mi avevano bruciato dentro.

- Entrambe le cose.

Scossi la testa.

- A volte vorrei davvero prenderlo a calci!

- Sarei curioso di assistere alla scena.

Afferrò un pacco di Gelatine Tuttigusti +1 e ne prese una rossa.

- Puah! Sangue – commentò dopo qualche istante, il viso contratto in una smorfia.

- Ben ti sta, troppe caramelle fanno male.

Alzò gli occhi al cielo, prima di guardarmi e scoppiare a ridere. Mi contagiò subito, e in un secondo tornai con la mente al periodo in cui lui e Ron avevano litigato, appena dopo che il Calice aveva sputato fuori il suo nome costringendolo a partecipare al torneo.

Mi sorpresi a pensarci con una nostalgia nuova, cruda e pungente.

Il nostro legame si era annodato in modo diverso in quei giorni, era diventato stretto, profondo. Bello.

Era come se l'Harry Potter che conoscevo fosse scivolato, sbiadito. Il ragazzino deciso e avventato, il famoso bambino che era sopravvissuto, aveva d'improvviso lasciato il posto a un ragazzo.

E io me ne ero accorta solo in quel momento.

- Neanch'io lo penso.

Tornò serio di colpo, come se avesse voluto dirmi qualcosa di importante. Mi riscossi dai miei pensieri.

- Non pensi che io faccia il doppio gioco con Viktor? – gli chiesi.

Scosse la testa.

- Non penso che tu sia una ragazza... cioè – tornò a guardarmi, quasi in difficoltà – non penso che tu non sia...

Lottai per non scoppiare a ridere di nuovo.

- Hai capito, dai. Penso che tu sia una ragazza, ecco.

Incrociai le braccia e inarcai un sopracciglio.

- Beh, complimenti, Potter. Trenta punti a Grifondoro! Un acume così non si vedeva dai tempi di Paracelso.

Afferrò un'altra gelatina e la lanciò contro di me.

- Smettila, secchiona!

Cercai la caramella tra le pieghe del mio pigiama e gliela rilanciai, ridendo.

- Dillo ancora e non ti farò più copiare una singola parola dei miei temi!

Afferrò la gelatina al volo (dopotutto era un Cercatore eccezionale) e alzò le mani, in segno di resa.

- Va bene, va bene. Non ti chiamerò mai più secchiona.

- Lo spero per te.

Rimanemmo in silenzio per qualche istante, sorridendo. Guardavo il riflesso guizzante del fuoco sul vetro dei suoi occhiali, il verde degli occhi nascosto dietro.

Per la prima volta da quando lo conoscevo, pensai che Harry Potter fosse bello.

- Se tornassi indietro ti inviterei al ballo, Hermione.

Lo disse di corsa, quasi avesse paura delle proprie parole, quasi gli tagliassero le labbra mentre fuggivano via.

Sentii un calore diverso da quello del fuoco, qualcosa che mi tremò dentro lo stomaco come folgore, come uno squarcio impreciso e dolce.

Assaporai il rumore del cuore tra le costole, seppur ancora flebile e cauto, e faticai a dargli un nome che non fosse il suo, un volto che non avesse quei lineamenti dolci e familiari, quei capelli arruffati e quel taglio biancastro a forma di saetta.

- E io accetterei – risposi infine, balbettando.

Provando a non sentirmi frastornata dagli occhi del mio migliore amico, da una delle persone più importanti della mia vita.

Cercando di rimanere ferma, di trovare un senso logico, una spiegazione plausibile a quel momento, ma senza trovarla.

Perché non c'era, non poteva esserci. Perché, per quanto avessi letto e imparato nella mia breve e giovane vita, niente avrebbe potuto prepararmi a quell'istante, a quel trambusto soffice dentro il cuore, quel bruciore dentro il sangue.

Perché quella notte capii che ero innamorata di Harry Potter.

La colpa - Processo a Hermione Jean Granger Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora