- Grazie per le tue lettere, Hermione.
Eravamo io e lui. Soli ancora, perché Ron stava aiutando il signor Weasley a sistemare il capanno, Ginny faceva i compiti in camera sua e la signora Weasley era fuori per delle commissioni.Io e Harry guardavamo il sole sparire dietro la collina, mentre l'aria della sera cadeva e ci lambiva, fresca e gentile, e noi ci sfioravamo le mani senza il coraggio di stringere davvero.
Arrossii. Ricordavo il contenuto delle lettere che gli avevo scritto quasi ogni giorno da quando era finita la scuola.
Parlavano di lui, della perdita di Sirius e del Ministero.
Cercavano di dirgli disperatamente che non era stata colpa sua, che avrebbe dovuto pensare a quanto il suo padrino gli avesse voluto bene, a quanto Harry fosse importante per lui, per tutti.
Anche per me.Altre parlavano solo di lui. Incerte e timide dicevano chiaro e tondo quanto fosse importante nella mia vita, quanto la nostra amicizia fosse fondamentale, unica.
Imprescindibile.
Lui aveva risposto solo ad alcune delle mie lettrre, con messaggi brevi e concisi, anche se veri.Ci ero rimasta un po' male, mi ero sentita stupida e ingenua. Ma avevo continuato a scrivere perché sapevo che aveva bisogno di me, che se potevo dargli anche solo una goccia di conforto dovevo continuare a scrivere.
- Mi dispiace di essere stata così prolissa - dissi abbassando lo sguardo, cercando di evitare il suo.Harry rise e finalmente strinse la mia mano, appena un po' di più, un tumulto breve ma fermo, immenso. Quasi doloroso.
- Mi hanno fatto bene - disse.
Soffocai l'impulso di abbracciarlo, di affondare la fronte nell'incavo del suo collo e sentire il suo odore, il profumo familiare della sua pelle e il battito del suo cuore.- Ne sono felice - dissi invece, mentre la sera ormai si era sparsa intorno e il profumo dell'estate veleggiava, spensierato e magico.
Pensai a quello che ci aveva confessato quella mattina, alla profezia e al suo significato, crudele e definitivo, ed ebbi di nuovo un bisogno disperato di piangere, di cingerlo e strapparlo da quel destino impossibile e terrificante.
Di nuovo, come poche ore prima, mi trattenni a stento.- Sei preoccupato? - chiesi invece, alzando finalmente lo sguardo e cercando di nuovo il suo.
Lo trovai, deciso e fiero, immenso e bellissimo come sempre, tanto da provocarmi un vuoto nel cuore, un singhiozzo nell'anima.- Sì.
Anch'io, avrei voluto rispondere e gridare, ma mi limitai ad annuire.
- Noi siamo con te, lo sai.
Ripetei quello che io e Ron avevamo già detto quella mattina, quelle parole implicite e così scontate da far quasi sorridere.- Lo so, Hermione.
Il mio cuore era frastornato, stretto e in tempesta. Lo amavo già, di un amore così violento e puro da rendermi indifesa.
L'avevo capito da tempo, ormai, l'avevo accettato e detestato. Eppure era accaduto.- Harry, io...
Volevo dirglielo, in barba alla mia incrollabile razionalità, alla logica e al buon senso.
Una parte di me sapeva che l'avrei perso, che forse avrei rimpianto quel momento per sempre, ma l'altra fremeva, scalciava e quasi urlava dal bisogno di dirglielo.Ti amo, Harry Potter.
- Voglio stare con te, Hermione.
Lo disse davvero, mentre mi lasciava la mano e posava la sua sulla mia guancia, mentre il mondo diventava immenso e sperduto, e il cielo minuscolo e stretto addosso a noi due.Sentii il sapore delle sue labbra addosso, le sentii dentro il petto, che si poggiavano sul cuore impazzito.
Si presero le mie e le strinsero, cercarono e trovarono.Ci baciammo davvero, nascosti sul retro della Tana, e i secondi ci piovvero addosso e scomparvero, divennero battiti e pulsazioni nuove e violente.
Poi, mentre tutto sembrava immobile e definitivo, Harry si allontanò e il suo sguardo si perse intorno, fuori da me e da quel momento.
- Sono un idiota - disse, scuotendo la testa - non lo posso fare... non lo possiamo fare.
Capii a cosa si riferiva. Di chi stava parlando.
- Pensi che Ron...
Non sapevo come continuare, le parole non uscivano.
Che avrebbe detto Ron? Come l'avrebbe presa se i suoi due migliori amici avessero iniziato a frequentarsi?
Allora non sapevo, non davvero, quello che Ron provava per me. Non ne avevo calibrato l'intensità, non avrei potuto.
Pensavo sul serio che l'unico problema sarebbe stato farlo sentire il terzo incomodo.- Non possiamo e basta.
Si alzò e fece pochi passi, prima di voltarsi e guardarmi di nuovo.
- E poi, anche se Ron... io non... non posso rischiare di farti del male, Hermione. Non voglio più fare del male a nessuno.
Mi alzai anch'io e lo raggiunsi.- Non potresti mai farmene, Harry.
Sentivo le lacrime appese tra le parole, il vuoto che piano si allargava dietro le costole.
Lo presi per un braccio, lo obbligai a gurdarmi.- Non capisci che saresti un bersaglio per Voldemort? Guarda cos'ha fatto a Sirius, come è riuscito a entrarmi dentro fino a rendermi debole! È stato un gioco per lui manipolarmi, troverà altri modi per farlo, modi per fare del male a te, e questo, Hermione io non posso sopportarlo... non più.
Gli lasciai il braccio, come se fosse stato bollente.
Capivo quello che voleva dire, sapevo che era sincero, che era deciso.
Conoscevo Harry meglio di quanto conoscessi me stessa e sapevo che quello sguardo, quell'intenzione non li avrei mai cambiati.Perciò annuii, abbassai gli occhi, lasciai cadere le lacrime.
- Se solo fosse tutto diverso... se solo fosse tutto normale... se io fossi normale...
Fu l'ultima cosa che disse, prima di lasciarmi.
Rimasi a piangere dietro la Tana, col canto delle cicale e la brezza estiva a farmi compagnia. Pensai che ero forte, ero razionale, ero in gamba, e avrei trovato un senso a quello che era appena accaduto.Poi mi asciugai gli occhi, scossi la testa con decisione e presi un respiro lungo e lento.
Mi stampai in faccia il sorriso più allegro che potei e raggiunsi gli altri a tavola per la cena.Harry si sedette accanto a me e quella sera si comportò come se niente fosse accaduto.
Anch'io feci lo stesso.Nessuno di noi due immaginava quanto sarebbe stato difficile continuare a farlo ancora.
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La colpa - Processo a Hermione Jean Granger
Fanfiction"Perché, per quanto avessi letto e imparato nella mia breve e giovane vita, niente avrebbe potuto prepararmi a quell'istante, a quel trambusto soffice dentro il cuore, quel bruciore dentro il sangue. Perché quella notte capii che ero innamorata di H...