- Signorina Granger, una dichiarazione per il Settimanale delle Streghe!
- Un commento, per favore!
- Hermione, da eroina a fuorilegge, come ci si sente?
Gli uomini mi tengono per le braccia, ma non stringono. Attraversiamo la folla crepitante, la tagliamo di netto quasi letteralmente, mentre proviamo a raggiungere l'entrata del Ministero della Magia.
- Come si sente ad aver commesso la più grande infrazione allo Statuto Internazionale in quasi quattrocento anni?
- Non risponda – sussurra il funzionario alla mia destra, mentre aiuta il suo collega ad allontanare maghi e streghe curiose che premono per guardarmi.
Ovvio che non rispondo. Non sono così sconsiderata.
Anche se la verità è che non saprei cosa rispondere.
Come mi sento? Impaurita. Nervosa. Ma non pentita, lo rifarei altre mille volte e non cambierò mai idea su questo.
- Per cortesia, lasciateci passare.
L'uomo che stringe il mio braccio sinistro alza appena la bacchetta, lascia che sprigioni qualche lieve scintilla rossa e io prego che non si metta a schiantare nessuno.
Non voglio che ci sia violenza, non più.
La folla urla, strepita e si muove come fosse un animale immenso e brulicante, ma alla fine ci lascia passare.
Vedo la cabina telefonica e una stretta gelata mi chiude lo stomaco.
La memoria torna inevitabilmente a quella sera di troppi anni fa, e a noi sei, stipati stretti e impauriti, in attesa di entrare al Ministero per salvare Sirius.
- Perché entriamo dall'ingresso dei visitatori? – chiedo quando finalmente riescono ad aprire la porta e mi fanno cenno di entrare.
- Perché è la regola.
Mi seguono e chiudono la porta alle loro spalle, tagliando appena il rumore vociante della folla all'esterno.
- Sa come funziona?
Mi viene da sorridere.
- Certo, bisogna avvicinarsi alla tastiera e premere sei, due, quattro, quattro, due – dico, senza riuscire a reprimere un insensato moto di orgoglio per la mia memoria fotografica infallibile.
L'uomo sembra sorridere impercettibilmente, prima di avvicinarsi e comporre il numero. Dopo qualche istante la solita voce risuona nella cabina, squillante e precisa.
- Buongiorno e benvenuti al Ministero della Magia, prego vogliate precisare i vostri nomi e il motivo della vostra visita.
- Stanley Bubbleshine e Quentin McDonald, accompagnamo la signorina Hermione Jean Granger.
Una pausa, poi ancora la voce:
- Grazie. I visitatori sono pregati di raccogliere le targhette e assicurarle sul vestito.
Un click e tre targhette spuntano fuori dalla fessura per il resto. Bubbleshine le prende e ce le passa. Indosso senza dire niente, senza permettere ai ricordi di arrivare e invadermi.
La corsa attraverso le stanze dell'Ufficio Misteri, il rumore degli incantesimi che si infrangevano nel buio, il terrore, l'angoscia di dover combattere contro i Mangiamorte inferociti.
L'arrivo dell'ordine, la morte di Sirius.
Harry e le sue lacrime nascoste. Il suo dolore insopportabile e il suo silenzio ostinato.
"È colpa mia, Hermione. Solo colpa mia"
Le mie braccia strette intorno a lui, il mio pianto mischiato al suo, che non riusciva a uscire.
Le porte dell'ascensore si aprono e siamo nell'Atrium. I dipendenti del Ministero incuriositi non sono impazienti come la folla di poco prima, per fortuna.
Guardano, scrutano.
Anche loro si chiedono come sia possibile, perché una strega abile, una delle eroine del mondo magico, abbia potuto commettere un reato tanto grave.
Eppure rimangono in disparte, mi lasciano passare. Forse alcuni di loro mi conoscono, ma non mi chiamano, non dicono nulla.
Mi chiedo se qualcuno dei Weasley sarà presente in aula.
Avranno capito perché l'ho fatto? Mi vorranno ancora bene, dopo tutto questo?
E Luna? E Neville? Dean, Seamus, Calì e tutti gli altri? li ho coinvolti in questa follia senza chiedere loro il permesso, avrebbero tutto il diritto di essere furiosi.
Eppure potrei sopportarlo, tutto il loro odio.
Ma non quello di Harry.
Procedo in mezzo ai due uomini, con lo sguardo basso per paura di incontrare lui, di incrociare i suoi occhi delusi e arrabbiati.
Le accuse, lo scherno e addirittura Azkaban non potrebbero farmi male quanto la sua delusione.
- Prego.
Bubbleshine mi fa cenno di seguirlo oltre una porta, in un corridoio che conosco fin troppo bene, quello che porta all'Ufficio Misteri.
Però svoltiamo appena prima, percorriamo un altro piccolo corridoio e scendiamo una rampa di scale, prima di arrivare.
La porta è chiusa, sento un brusio eccitato provenire dall'interno.
- Stia tranquilla – sussurra McDonald, incurvando appena le labbra – saranno giusti, l'ascolteranno fino alla fine.
Annuisco e sorrido appena. Spero capisca che si tratta di un ringraziamento.
Guardo appena l'orologio babbano che ho al polso: manca poco.
"Tu sei Hermione Granger, la strega più in gamba che esista. Ne verremo fuori, te lo prometto. Usciremo da questo inferno e ti porterò a bere cioccolata calda da Madama Piediburro, farò lo scemo e ti dirò che sei la donna più bella del mondo, che sei la mia migliore amica e che non posso sopravvivere se tu non vivi."
La pioggia scrosciava e il terrore ci mangiava il respiro. Harry tremava eppure mi stringeva le mani, mi guardava come a pregarmi di restare attaccata a lui, di continuare a guardarlo ancora, almeno per un'altra notte.
E in mezzo a quell'orrore, in uno dei momenti peggiori della nostra vita, risi. Ci riuscii davvero.
"Nessuno dei due può sopravvivere se l'altro non vive" dissi, sorridendo, anche se mi fu chiaro da subito, come il tuono che squarciò il cielo in quel momento e parve caderci addosso, che era vero.
Non sarei mai sopravvissuta senza di lui.
"Andrà tutto bene, Hermione"
Sorrido e penso a noi due stretti in quella tenda, dieci anni fa. Alle mie lacrime e alla sua forza. A quelle sue parole semplici e vere, cristallizzate nel mio cuore, marchiate a fuoco sottopelle.
- Ci siamo, signorina.
Trattengo il respiro, la porta si apre.
Andrà tutto bene.
Stringo appena i pugni, alzo la testa e muovo un passo in avanti.
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La colpa - Processo a Hermione Jean Granger
Fanfiction"Perché, per quanto avessi letto e imparato nella mia breve e giovane vita, niente avrebbe potuto prepararmi a quell'istante, a quel trambusto soffice dentro il cuore, quel bruciore dentro il sangue. Perché quella notte capii che ero innamorata di H...