Trascorsero un po' di giorni da quella chiacchierata con Daniela.
La mente era ormai già occupata dall'estate e dalle sue avventure, quando, una sera, mi scoppiò nel cuore un'irrefrenabile voglia di scrivere. Di nuovo.
Allora ho deciso di andare dalla Luna.
Dopo una lunga passeggiata, l'ho vista, alta ed altezzosa, brillante come non mai.
I polpacci tiravano un po' doloranti, allora, pensai di sedermi sul colle, sopra il quale Lei, immensa, splendeva.
"Luna, di che cosa scrivo?"- le chiesi, così, tutto d'un fiato, senza presentarmi, libera da esitazioni.
Lei mi guardava con leggero disgusto, quando, finalmente, sentii la sua voce.
Chiara, ma morbida.
Difficile da descrivere.
Calda e vagamente da attrice di teatro.
Esattamente la voce che pensate la Luna possa avere.
"Tu, adolescente dalle gote brufolose, vieni qui, da me, e mi opportuni, con tutta questa sfacciataggine, come se non avessi altro di cui occuparmi!
Ma guarda un po'!
Costantemente, e dico, costantemente, uomini, poeti, artisti mi invocano, dedicandomi le parole più belle, lusingandomi fino alla nausea.
Mentre tu... Ma sai che ho tanto a cui pensare?"
Positivo, come inizio, pensai.
Non mi sopportava e non credevo di sopportare lei, una combo perfetta.
Ero sul punto di andarmene.
Del resto, avevo un libro da scrivere e fin troppa poca voglia di essere infastidita da una Luna alla quale le troppe attenzioni avevano irreparabilmente montato la testa.
Sembrava che fosse la Terra a girare attorno Lei, e non il contrario.
"Io ho davvero tanto a cui pensare, sai?- continuava ad agitarsi col fare di una donna di mondo, che pensa non ci sia altro di più importante se non gli occhiali da sole da indossare.
"Riesci anche lontanamente a pensare quante altre persone, in ogni parte del mondo, mi stiano contemplando in questo momento? No, certo che non ci riesci. Al mio posto, tu ti sentiresti in imbarazzo, fidati. Sono musa di quel ragazzo bassino lì, che, quel quel cappello di velluto nero, altamente ridicolo, cerca di ritrarmi. Credo farebbe meglio a cambiare mestiere, ora che é ancora all'inizio.
Un'altra inutile tela con il mio volto grigio su di essa.
Ti sembra ci sia somiglianza tra me e quel suo scarabocchio? É forse quello il colore della mia pelle? Quel grigio morto e scolorito?
Sì, tu ti sentiresti decisamente in imbarazzo al mio posto."
Il suo atteggiamento così spavaldo, in realtà, mi faceva ridere.
Era arrogante, sicuramente, ma tanto divertente allo stesso tempo.
Per lo meno avevo capito di non essere l'unica ad esserle antipatica.
Detestava un po' tutti.
Era così vanitosa.
Però, aveva ragione.
In fondo, al mondo ci sono due tipi di persone vanitose: quelli che non hanno motivo di esserlo e quelli che dovrebbero vantarsi anche di più di quanto non facciano.
E lei aveva tutti i motivi per cui amare il suo aspetto: ogni donna lo avrebbe fatto se le fosse stata somigliante almeno un po'.
Anche le Stelle la invidiavano.
Era così brillante che mi faceva sentire piccola piccola.
"Ma tu cosa vuoi da me? Te lo ripeto: non ho tempo da perdere, davvero. Devo farmi bella per chi mi guarda."
Smettere di parlare, di sè soprattutto, era impossibile per lei.
"Io voglio scrivere.
Ho solo bisogno di un'idea per il mio libro. Sento questa voglia in me.
Scrivere mi fa stare bene" -credo mi sia spuntato un sorriso in quel momento.
Iniziai finalmente a parlarle, stropicciandomi un po' gli occhi che iniziavano a bruciare per la forte luce.
"E per la cronaca, fidati, anche io non ho tempo da perdere, e non voglio certo chiacchierare con te!"
Sì, le ho risposto un po' male, ma mi aveva infastidita quel suo "brufolose"...come si era permessa?
Lei, splendida, continuava a luccicare sempre di più.
"Scrivi di me. Quale musa migliore di me, cara" - mi rispose, con aria spocchiosa, ed io immaginai che, se avesse avuto i capelli, questi sarebbero stati sicuramente mossi e ora se li starebbe toccando, lasciandoli volteggiare e spettinarsi con fascino.
Quest'idea mi fece mi fece un po' sogghignare.
"Scrivere della Luna...AVANGUARDIA PURA! Grazie, ma non é per niente originale. Non c'é che nessuno che tu non abbia ispirato."
Mi pesava farle questo complimento, ma in realtà era pura verità.
Lei si voltò compiaciuta.
Ridacchiava.
Era di classe anche quando ridacchiava.
L'impertinenza le donava.
Aveva magia.
É complicato da spiegare.
La osservavo in ogni suo dettaglio e avrei voluto vestirmi con la sua luce.
"Cosa vuoi che ti dica ragazzina? Evidentemente al mondo non esiste astro ed estro più prezioso di me. Sai, tutto questo mi gratifica, ma é anche piuttosto impegnativo, come puoi immaginare."
La sua autostima mi ammutoliva.
Continuavo insistentemente a guardarla.
Era vestita d'argento.
Le stava bene.
Ho provato con un dito a disegnarle degli occhi.
Li avrei ovviamente colorati di azzurro e lei si sarebbe così tanto divertente a truccarseli con infiniti ombretti, stesi con cura sulle palpebre che avrebbe seducente sbattuto.
Ad un tratto mi dispiacque che non fosse una donna in carne ed ossa.
L'avrebbe completata camminare con fierezza su dei tacchi a spillo, osservata da tutti.
E proprio mentre fantasticavo su di lei, concentrandomi su ogni particolare, notai qualcosa che mi scosse. Qualcosa che non avrei voluto vedere.
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ALLA RICERCA DI UNA STORIA
Ficción GeneralA chiunque abbia scritto un libro, a chiunque voglia farlo. A chiunque piaccia leggere, a chiunque piaccia scrivere. Ai libri.