Prologo

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Premessa: questa storia non è né sulla medicina né sullo spionaggio. Per quanto mi riguarda, ho trattato questi due argomenti a mio piacimento e li ho adattati alla storia. I personaggi sono di mia invenzione, tranne due di loro, i quali sono ispirati a persone reali. Le idee sono il frutto di un impegno smisurato, per cui vi chiedo gentilmente di non copiarle. La lunghezza dei capitoli varierà in base alle scelte letterarie che saranno necessarie per la storia. Detto questo, vi auguro una buona lettura. Spero che amerete la storia tanto quanto la amo io. Se avete domande o volete chiarimenti riguardanti l'inizio e/o i capitoli successivi della storia, non esitate a chiedere. I don't bite :)

- Faith

Era una notte senza vento. Il cielo era molto più che blu, appariva quasi nero. Le stelle erano nascoste, silenziose, pigre. Il timido bagliore lunare era l'unica e sola fonte di luce capace di contrastare l'oscurità notturna. Le finestre degli appartamenti erano buie; gli abitanti di Praga erano quieti e al caldo nelle loro case a schiera. Era notte per tutti. Per chi dormiva e per chi era sveglio.

E anche per chi correva.

Il rumore dei suoi passi sull'erba umida era quasi impercettibile, nonostante Harry stesse correndo più che poteva. Il fiato gli mancava, e sentiva l'adrenalina correre su e giù tra i suoi neuroni, spingendo il suo corpo oltre il limite di dolore e fatica. Era notte, ma i suoi occhi erano tutt'altro che stanchi e vogliosi di chiudersi. Harry continuava a correre. Percepiva l'odore nauseabondo del suo sangue, misto a polvere e sudore, sulle mani. La sua figura era quasi invisibile, per poco non formava un tutt'uno con le ombre che lo circondavano, scomparendo inghiottita dal pungente buio notturno.

Un muro cadente di mattoni apparì nel campo visivo di Harry, costringendolo a svoltare a destra, imboccando un vicolo ancora più stretto del precedente. Le sue dita strinsero con più forza l'impugnatura della pistola, man mano che le sue gambe si muovevano sempre più in fretta, in una corsa frenetica e scatenata.

Un altro vicolo. Harry svoltò ancora una volta a destra, ma improvvisamente si fermò.

Un rumore.

I sensi di Harry si acuirono. I suoi occhi si ridussero a due fessure, le sue ginocchia si piegarono leggermente mentre le sue mani mantenevano l'arma puntata in avanti.

Avanzò a passo lento verso un mucchio di scatoloni alla sua destra, da dove aveva sentito provenire il rumore e ne calciò uno con il piede.

Niente.

Harry proseguì a camminare, con cautela. Il suo respiro era affannato e pesante a causa della stanchezza che avvolgeva il suo corpo.

Camminò ancora per una ventina di metri quando, superato un cancello cigolante, giunse a una piccola piazza quadrata, illuminata da un faro al neon. Harry sollevò lo sguardo verso la luce e strizzò gli occhi per il dolore, abbagliato.

Improvvisamente un'alta figura si materializzò davanti a lui, comparendo dal buio. La persona davanti a lui avanzava in modo sicuro, ma il tremolio delle dita delle mani indicava una spossatezza pari a quella di Harry.

«Charles Hannover» Harry parlò, riconoscendo nella figura anonima il volto dell'obiettivo che stava rincorrendo. «È finita. Arrenditi.»

«Harry Styles, credi che sarà facile?» l'uomo di fronte a Harry rispose, avanzando verso di lui, sprezzante della semiautomatica puntata addosso.

«Di certo non sarà impossibile» Harry continuò, spostando il dito indice sul grilletto.

«Hai intenzione di spararmi? Che cosa diranno alla Base se mi uccidi? Io ti servo vivo, o sbaglio?»

«Non sottovalutarmi, Hannover»

«Non lo faccio, Styles. Ti sto solo aiutando a valutare le opzioni che hai tra le mani. E la migliore, di certo, non è uccidermi» Charles Hannover concluse, con tono calmo e disinvolto, innescando in Harry innumerevoli ordigni pronti a scoppiare da un momento all'altro.

I due si guardarono in silenzio per attimi che sembravano interminabili. Si studiavano come due bestie assetate l'una del sangue dell'altra. Se Hannover avesse avuto la possibilità di fuggire la missione sarebbe fallita e Harry non poteva permetterlo.

Harry Styles aveva deciso che la missione a Praga sarebbe giunta al termine quella notte.

Con un gesto rapido Hannover estrasse una pistola dall'interno del giubbotto e la puntò verso Harry, quando un colpo partì.

L'ultima cosa che Harry percepì fu il rimbombo dello sparo nella notte, prima che i suoi occhi si chiudessero e l'oscurità annientasse i suoi sensi.

Reckless [h.s.] itaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora