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Sono passati due giorni.
Matteo è sparito.
Non l'ho più visto, non si è neppure presentato al lavoro.
Ho cercato di estorcere qualche informazione a Paolo, che viene a fine giornata per occuparsi della chiusura e lasciarmi tornare a casa prima, ma nulla, mi ha solo detto che suo figlio passerà le notti da una delle sue classiche amiche.
Ma casa sua gli fa schifo?!
So che mi sta evitando, so che ci è rimasto male e mi dispiace tantissimo perché non merita di essere paragonato a Sandro, visto che è il suo esatto opposto, sia caratterialmente che fisicamente.
Il mio ex appare come il classico ragazzo per bene, non un cappello fuori posto e sempre disponibile, mentre Matteo sembra un tossico con quel corpo così lungo, i muscoli definiti nascosti sotto una felpa troppo larga, per non parlare di quella mascherina! Se una lo incontrasse per strada stringerebbe forte a sé la borsa e aumenterebbe la velocità del passo.
Mi scappa un sorriso perché immagino di prenderlo in giro dicendogli che sembra uno scippatore e lui che mi fa il verso fingendosi offeso.
«Stai avendo una conversazione con il tuo unico neurone e ti sembra pure che capisca?» Oscar interrompe le mie fantasie «Sapevo che la tua puntualità non sarebbe durata più di tre giorni»
Sono le 9:08 ed io sono in ritardo, ma confesso che l'ho fatto di proposito per tranquillizzare questo mocciosetto, continuava a chiedermi se mi fosse successo qualcosa visto che aprivo il negozio sempre in tempo.
«Dovremmo trovare a Matteo un nome che ricordi un tossico o uno scippatore» ignoro i suoi commenti acidi, il ragazzino mi segue all'interno mentre si gratta il mento con fare pensieroso.
«In quella posizione sei la prova vivente che discendiamo dalle scimmie» mi vendico all'istante, prendendolo alla sprovvista e per una volta non sa come ribattere.
Ah-ha!
Prendi e porta a casa, marmocchio!
Forse non ha neppure capito quello che intendessi.
«Sai, la posizione...» spiego mentre imito la posa da scimmia che aveva lui qualche secondo prima.
Poi come se avessi avuto l'illuminazione del secolo mi batto il palmo sulla fronte.
«Teoppista!» urlo.
Silenzio.
«Matteo➡️Teo. Teppista. Teo+Teppista=Teoppista» scandisco le parole per condividere il processo mentale del mio lampo di genio.
Oscar mi scruta con un sopracciglio alzato. «C'ero arrivato, ma comunque grazie della tua spiegazione»
Poi mi sorride e dopo aver ufficialmente aggiudicato il soprannome al mio collega si acciglia di nuovo «Ma non l'ho più visto, dov'è?»
Vorrei saperlo anche io.

La mattina passa lentamente, i primi sono clienti con cui non ho confidenza, quindi mi limito a sorridere e dire qualcosa di cortesia.
Sto finalmente scambiando qualche battuta con Vittorio, il nerd che mi ha aiutata quando il figlio del mio capo si è presentato in negozio sporco di sangue.
«Dove l'hai lasciato il criminale?» mi chiede il nerd riferendosi a Matteo.
«Non è un criminale» borbotto.
«Ho la sensazione che spacci cocaina»
«Non spaccia cocaina» mi acciglio «perché lo pensi?»
«La prima volta che l'ho visto era conciato male e non so perché ho pensato fosse invischiato in qualche giro di drog-»
«Era l'amante della ragazza di quello che lo ha picchiato» lo interrompo scocciata.
Sapere che probabilmente ora stia facendo di nuovo l'amante di qualcuna mi irrita.
Ma non per gelosia, perché si caccia sempre in queste situazioni! Ha la calamita per queste cose, gli basta qualcuna con un bel visino e gli occhi da cerbiatta per fargli perdere la ragione e pensare solo con il pene.
Ok, forse sono anche gelosa.
Ma giuro non è solo quello!
Scambio qualche altra battuta con Vittorio e finalmente se ne va.
Da qui diventa tutto un incubo: un susseguirsi di clienti che mi chiedono dove sia finito Matteo, appellandolo in mille modi (maniaco con la mascherina, mascherina-man, the mask, il biondo tossico, il tipo inquietante, il mio cane da guardia...).
Finalmente arriva l'una, chiudo il negozio e corro al solito bar dove pranzo con Alessia.
«E Matteo? Non l'ho più visto, oggi non viene?» esordisce lei appena la raggiungo.
«NON LO SO!» esplodo «Perché lo chiedete a me?! Mica sono sua madre! Ho scritto sulla fronte "babysitter" e non lo sapevo?!»
Lei mi guarda stizzita, sbatte un paio di volte le palpebre e probabilmente fissa la vena che mi spunta sempre sulla fronte quando sono arrabbiata.
«Relax» ribatte «Era una semplice domanda»
«Scusami» cerco di calmarmi perché lei non ne può niente, così inspiro ed espiro più volte per far arrivare ossigeno al mio cervello.
«È successo qualcosa tra di voi?» insiste.
Mi mordo la lingua per evitare di urlare come una pazza isterica.
Mi ha baciata!
Ecco, cos'è successo.
Mi ha baciata e probabilmente ora si sta scopando un'altra.
Mi ha baciata e io ho rovinato tutto.
Ignoro la sua domanda e prendo posto ad un tavolino vuoto, sposto la sedia con rabbia e mi ci lancio sopra incrociando le braccia, la mia amica mi guarda confusa ma non commenta.
Meglio così.

Appena arriva l'insalata all'avocado che ho ordinato, mangio furibonda, la forchetta stride contro i miei denti ma non m'interessa.
Sono arrabbiata.
Arrabbiata con me che ho rovinato tutto.
Arrabbiata con lui che è sparito e ora chissà dov'è, con chi è e in che posizione è.
E questo pensiero mi sta mangiando da dentro.
«Come può baciarmi e poi passare le notti con un'altra?!»
«COSA?!» Alessia apre la bocca e riesco a vedere la sua torta salata masticata perfettamente.
Ehw.
Allungo la mano e spingo delicatamente il suo piccolo mento in su, lei mi schiaffeggia subito la mano.
«Perché diavolo non me l'hai detto?!»
Chiudo gli occhi, mi faccio forza e, dopo un sospiro che racchiude la mia tristezza, le racconto come ho mandato tutto all'aria.
Lei ascolta attentamente, non mi interrompe, aspetta che io finisca il mio discorso prima di parlare.
«Io credo che dovresti solo spiegargli cosa sia successo nella tua testa e vedrai che capirà» mi consola la mia amica.
«Credo che lo possa capire da solo» ribatto, ma la verità è che non voglio dargli conferma che la mia mente abbia trasformato la sua mano in quella di Sandro, una mano che mi ha presa a pugni e schiaffi, mentre la sua voleva solo aiutarmi e che mi ha riempita di carezze e affetto quando ero in ospedale.
«Susie, bisogna essere schietti nei rapporti, non dar per certo che l'altra persona ci arrivi da sola. A volte ce la fa, altre volte no» mi sorride dolcemente «Diglielo. Non farti scappare la felicità che ti spetta. Matteo lo conosco poco, ho iniziato a parlarci seriamente in ospedale, ma so che capirà, ha un cuore d'oro e ci tiene davvero a te»
«Ma come faccio a dirglielo se non si presenta a lavoro e non so dove sia?»
«Susie, è il 2019: esistono i cellulari!»
«Ma...ma è una cosa che va detta a voce»
«Puoi scrivergli semplicemente che vuoi parlargli per chiarire»
«Non mi risponderà mai. Sarebbe inutile»
La mia migliore amica sospira, scuote la testa e poi fissa i suoi occhi nei miei.
«Nessuno ti costringerà a fare ciò che non vuoi, quindi pensaci bene e prendi la tua decisione, ma non cercare stupide scuse per tirarti indietro, se non lo vuoi fare, non farlo e basta»
Alessia ha ragione, sto scappando.
Ho paura di spiegargli ciò che è successo nella mia testa perché temo di ferirlo, ma se non faccio qualcosa è peggio.
Sorrido alla mia amica e finiamo di pranzare mentre chiacchieriamo dei suoi studi, poi torno in fumetteria.

Il tempo sembra essersi congelato.
Continuo a pensare a Matteo.
Vorrei scrivergli scusa, vorrei scrivergli di tornare a lavoro, vorrei scrivergli che so che non mi farebbe mai del male, ma non saprei neppure come iniziare il messaggio.
Prendo il cellulare e digito un banale mi dispiace, continuo a fissare lo schermo cercando qualcos'altro da aggiungerci ma non lo faccio. Lo invio in un istante di pazzia e coraggio, poi lancio il telefono sul bancone con l'intenzione di non toccarlo fino a quando non vibra.
Ovviamente non ce la faccio e tre secondi dopo corro a controllare se lo abbia già visualizzato.
E lo ha visualizzato!
Appare "sta scrivendo..." in alto sotto il suo nome, però il suono della campana mi interrompe.
Mi giro scocciata ma con un sorriso falsissimo in faccia «Buon pomeriggio»
«Sissi» mi saluta Luca.
Non ce la fa a capire che odio quel soprannome.
«Se iniziassi a chiamarmi Susie potrei anche uscire con te un giorno, chi lo sa» mento spudoratamente.
Non uscirei mai con lui.
Ehw.
Rabbrividisco alla sola idea.
«Susie!» riformula e mi scappa un sorriso.
Lo servo velocemente mentre trattengo il respiro, come sempre, e poi lo seguo con lo sguardo quando esce.
Il mio cellulare vibra ma qualcosa di assurdo cattura la mia attenzione: un coniglio bianco di un metro e novanta con dei palloncini cattura la mia attenzione, ne sta dando uno ad un bambino.
Poi l'enorme figura si gira verso la vetrina della fumetteria e incontra il mio sguardo.
Ma che cazz-?
Lo fisso sbigottita, lui bussa contro il vetro, mi saluta e mi accorgo solo ora che il viso che spunta sotto quelle lunghe orecchie è quello di Matteo.
Si è disegnato il naso e i baffi.
Scoppio a ridere di gusto e subito mi porto una mano sull'addome perché ancora mi fa male a causa dei calci di Sandro.
Ma la mia risata è più forte del dolore e non smetto.

Angolo persona che odiate perché non aggiorna mai,
Scusatemiiiiiiii 😭😭😭
Ve l'ho detto che è un periodo terribile e ho pure le lezioni ora, di questo passo non finirò mai il tirocinio 😭
Spero che il vostro cuore sia benevolo e mi odiate poco ❤️
Comunque, come sempre, spero che il capitolo vi piaccia, ditemi cosa ne pensate 💕
Secondo voi perché Matteo è vestito da coniglio?
Spero di vederci al prossimo capitolo
Un grazie enorme a chi sta pazientando 💕

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