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Qualcuno udì il mio grido, ma quando mi raggiunsero io ero quasi svenuta.

Ricordo la familiare voce di mia madre, tremante e singhiozzante.

Persi completamente i sensi mentre mi sollevavano; e mentre mi sembrava di fluttuare, la mia mente sprofondava nell'oscurità. Allora credetti che la nebbia mi avesse presa, che mi stesse trascinando con sé nel suo mondo di ombre e vapori, tramutandomi in una creatura di aria e porcellana.

Mi risvegliai in ospedale, con una cannula infilata in una vena sul dorso della mano.

Avevo ancora un rilevante dolore alla testa, ma la presenza dei miei cari, in quell' ambiente - estraneo e poco familiare, ma dalle ordinarie pareti d'un caldo panna più che accogliente - appagò i miei occhi, rimasti esterrefatti da ciò che la mia stessa dimora era stata capace di ospitare, e, per la prima volta, bramosi di pace e quotidianità.

In poco tempo guarii dalla lieve commozione cerebrale, dalle fratture e dai vari ematomi disseminati lungo il corpo. La mia famiglia fu molto buona e paziente con me. Oltre al grande amore che provavano nei miei confronti, e quindi al tremendo spavento che ne era seguito trovandomi sanguinante e distorta sul pavimento come morta, credo che alcuni di loro si sentissero in parte responsabili della mia rovinosa caduta. Fu anche per questo che scelsi di non turbare ulteriormente la loro già provata quiete rivelando la mia orripilante visione. Nemmeno il mio leale cugino seppe niente della creatura, della risata e della nebbia. Lui, che correva con me per le scale quella sera, si incolpava di non aver sentito per tempo la mia caduta, e di non aver tentato di raggiungermi all'ultimo piano non vedendomi arrivare.

Ah, caro cugino! Il ricordo di te mi commuove adesso che sono qui, rinchiusa e sola! Ma se adesso stai leggendo sappi che sono più che lieta che tu non sia mai corso in mio aiuto, o adesso, probabilmente, saresti in questo luogo, incompreso e circondato da manipolatori.

Ma la più profonda ragione, che mi spinse a non raccontare il mio accaduto, fu che desideravo dimenticare, eliminare dalla memoria ciò che era stato. Pensavo che prima o poi l'avrei rammentato come un incubo.

Se lo fosse stato davvero, non sarebbe tornato a perseguitarmi e a rinchiudermi nella veglia!

Ma non voglio anticipare niente della mia storia, non adesso che spero stiate cominciando a comprendere: continuerò a narrarvi i fatti in ordine cronologico, omettendo, o riassumendo velocemente, gli eventi che, per quanto significativi nella mia vita, sono superflui ai fini del racconto.

Dopo essere guarita, almeno nel fisico, ripresi la vita di sempre con l'unica differenza che abbandonai, seppur non completamente, la mia passione per l'orrore e il mistero. Nessuno si preoccupò più di tanto di questo cambiamento, in quanto io stessa tentai di farlo apparire progressivo e non improvviso ed ingiustificato. Così lo attribuirono alla crescita. Oltretutto, per mia fortuna, anche il mio amatissimo compagno di giochi – che da sempre giunge in mio soccorso anche inconsciamente - cominciò a prediligere altre attività.

Così trascorsi più di un quindicennio della mia vita, più che altro rivolta ai libri e agli studi.

I mostri arrivavano di notte, nell'oscurità. Generosa serva, si lascia divorare dalle sue padrone, la paura e l'ignoranza; che crescono tra le orgogliose braccia del padre, antico nemico dell'umanità. Questa, però, ingannata, lo protegge nella sfera di ossa, da lei scavata.

Come riflessi sulle fisse ante dell'armadio dinnanzi al mio letto, mi sembrava di vedere i vapori addensarsi nella stanza. Così accendevo la piccola abat-jour sul comodino, e leggevo un libro fino a dormire.

Col tempo queste allucinazioni – perché sì, so che quelle lo erano, per quanto le temessi – diminuirono. Anche se non influenzarono mai la mia condotta, sempre calma e razionale, turbavano profondamente il mio animo, che riesumava immagini e suoni che non è mai riuscito a declassare a sogni.

Finita la scuola superiore – che superai con il massimo dei voti – scelsi una facoltà come economia, che mi ancorava all'astratta realtà ideata dagli uomini, impedendomi di attraversarne il velo.

Viste le mie abilità logiche e la mia determinazione, completai il mio corso di studi in breve tempo; e, ancora una volta, ottenendo il miglior risultato possibile.

Come la ricordo gioiosa e soddisfacente la mia vita di quegli anni! Nessuna, tra tutte le persone che conobbi, avrebbe mai potuto immaginare cosa mi sarebbe capitato!

Nessuno, però, sapeva dei demoni; che avevano già marchiato la mia carne, e presto avrebbero richiesto anche la mia anima.

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