8.

72 9 42
                                    

Una sera, come spesso mi capitava, rimasi a lavorare fino a tardi. Ricordo che quello era stato un periodo pieno di scadenze e denso di lavoro. Non che per me fosse stressante o spiacevole: io amavo lavorare.

Quella sera, però, in ufficio, non ero sola: a mia insaputa la nuova assistente era rimasta a riordinare delle pratiche nello sgabuzzino.

Avevo appena spento il pc. Ero in piedi, con la testa calata sulla scrivania, intenta a riordinare gli oggetti nella mia borsa, ma con la mente ancora rivolta alle mie attività precedenti. Sentii un tonfo, come se qualcosa fosse caduto alle mie spalle. L'ufficio era deserto, e l'unica fonte di luce - visibile in quella parte dell'ufficio tanto ampio da riempire un intero piano - era la lampada sulla mia scrivania. Mi voltai, e vidi, sparpagliate nel corridoio antistante la mia stanza, una pila di carpette, che, come un'onda, era andata ad infrangersi sulla soglia della mia porta, aperta, varcandola.

La ragazza era rimasta in piedi, in mezzo all'onda di carta, sbigottita dall'accaduto.

La sua presenza in quella semioscurità destò non pochi timori, così mi precipitai verso l'interruttore della luce, riluttante all'idea di avvicinarmi a lei. Ma prima che potessi raggiungerlo, lei si inginocchiò. Lo scricchiolio delle sue articolazioni non vibrò nei miei timpani come il semplice scoppiettio di bolle d'aria tra cartilagini: era un rumore familiare, sordo e profondo, come di qualcosa che si spacca sotto strati di carne. Rimasi immobile, come quando ero bambina, come se il mio corpo fosse ancora spezzato su quella scalinata.

Lei si accorse di me; si accorse del mutamento del mio atteggiamento; si accorse del mio disagio. Alzò lo sguardo, la fioca luce lasciava i suoi occhi in pasto alle ombre. Non li vedevo, ma sentivo il loro peso addosso: brividi, come cavalli imbizzarriti, s'irradiarono dalla mia colonna vertebrale; galoppando follemente tra le mie membra, raggelandole.

Sapevo cosa sarebbe successo, cosa avrebbe fatto. E lo fece.

Una risata cristallina uscì dalla sua gola.

Il suono riecheggiò tra le pareti, mentre io indietreggiavo verso la scrivania, senza distogliere lo sguardo da quella creatura rigettata sulla terra.

Stavo rivivendo quell'incubo, e questa volta nessuno sarebbe venuto a prendermi.

Il cuore aveva ricominciato la sua lotta, contorcendosi nel mio petto e ringhiando nelle mie orecchie come una bestia in gabbia.

Come sarei sfuggita questa volta? Questo pensai, fin quando il mio bacino non sentì la pressione dello spigolo di legno. A quel punto mi accorsi di non essere più quella bambina immobilizzata dai dolori. Ero forte e sana, e dovevo difendermi da sola.

Presa da quella nuova consapevolezza, agguantai la lampada, la tirai con forza, staccandone la spina, e mi precipitai verso quella creatura accovacciata.

Ero rimasta al buio, e così mi fu più facile colpire ripetutamente quell'involucro vuoto con la lampada d'acciaio.

Sentii gli urti, e i rinculi della mia arma improvvisata, ad ogni colpo. Udivo suoni diversi ogni volta che atterravo la dura asta della lampada. A volte il suono secco e deciso dell'acciaio contro le ossa. Altre volte il suono era ovattato e zuppo, e il corpo contundente sprofondava. Allora io tiravo con forza, sentendo poi il lacerarsi della pelle. L'aria si riempiva di quell'odore di ruggine, così intenso da provocarmi le vertigini. E io stringevo la lampada, sempre più scivolosa.

Pensate che racconti queste cose con leggerezza? Come una spietata assassina senza un briciolo di umanità? O siete quel genere di persone che si eccita nel sentire i dettagli di una carneficina?

Chiunque tu sia, sappi che provai una profonda pena, nel compiere quest'azione; e Dio solo sa che, se ci sono riuscita, è stato solo perché non riuscivo a scorgere i dettagli di quello scempio. Altrimenti sarei stata io quella squartata sulla moquette dell'ufficio!

Ma, la vera forza, la strappai da quella sua risata. La risata che perpetuava, che sostituiva le grida di una vera persona; la risata che divampava come fiamme mentre il suo volto veniva fatto in pezzi. Quel suono fu come un faro, che smascherava la sua vera natura.

Quando anche quel lacerante riso finì, io lasciai cadere la lampada, e senza osare accendere la luce fuggii da quel luogo, immerso nell'oscurità e nel penetrante odore del sangue.

Fuggii per non tornare mai più.

Non ho il cuore per raccontarvi della cattura, e del processo che ne seguì.

Non so dire con precisione se davvero possiedo un dono, un sesto senso, o se siano state quelle ombre a scegliere di mostrarmisi. Non so nemmeno dire se quelle creature avessero già distrutto quella povera ragazza o avessero lasciato a me il compito, prendendosi gioco della sua fragilità e dei miei timori.

Tutto ciò che posso dirvi è che io affondai quando ero molto giovane, per volere del fato onnipotente. E incontrai l'oscuro abisso e i mostri che questo cela. Conobbi i reconditi fondali, primordiali, più vicino al mondo sotterraneo che al nostro.

Ma se quei fondali si prosciugarono, risucchiando con sé i loro segreti e le loro creature, fu solo perché io potessi riportarli con me in quel mondo che una volta avevano conosciuto; e che ancora agognavano.

E adesso, da questa cella, sento che quelle creature - condotte inconsciamente da me in questo mondo - mi circondano e mi chiamano.

Hanno fatto sì che trovassi la chiave, che comprassi quel biglietto di sola andata per quel mondo di vapori e devastazione.

A volte riesco a sentire quella risata, quell'acuto scricchiolio. Ma qui nessuno mi crede!

Ma la mia ora è vicina!

Presto saluterò la mia amata famiglia, che ho fatto tanto soffrire, e di questo mi dispiaccio profondamente.

Presto saluterò questa realtà, quella che voi uomini credete unica e palpabile. Ma spero proprio che questa storia vi dia modo di pensare.

Sì, voi uomini, perché sento che mi sto allontanando da questa razza.

Sento che presto sarò qualcos'altro.

Sento che presto mi unirò al loro mondo; che sarò un'altra creatura di aria e di porcellana.

FINE

-------

E questo è l'ultimo capitolo. Come vi è parsa?

Sentitevi liberi di chiedere chiarimenti, o di farmi notare cosa non vi è piaciuto. Sono qui per imparare anche attraverso il giudizio dei lettori :)

La RisataDove le storie prendono vita. Scoprilo ora