La frenesia era perenne al Lauren's bar, nessuno riusciva a stare fermo al proprio posto senza urlare, ridere energicamente, alzarsi creando frastuono. In qualche modo, però, era tutto piacevole: forse era il fatto che sembrassimo tutti amici, o forse erano i brilli pure alle 5:00 PM a rendere l'atmosfera decisamente più giocosa. Non c'era fastidio tra le persone, nell'aria non vi era freddezza o scontrosità nei toni altrui. Per questo motivo, quando il mio amico Ashton mi chiese di sedermi al suo stesso tavolo non esitai ad accettare con un sorriso ad incresparmi le labbra rosee, mentre il suo sguardo dolce ed amichevole mi trafiggeva da una parte all'altra.
«Alicia al Lauren's, che novità. È la prima o la seconda volta che metti piede qua dentro?» chiese il riccio, spostandosi con la mano destra il ciuffo dei fini capelli, osservandomi con un interesse sincero, vero, che mi fece ridacchiare delicatamente, guardando a sua volta i suoi occhi nocciola, sentendo come sempre un senso di gratitudine esplodermi nel petto: quasi non meritavo una persona come Ashton accanto. Lui era una di quelle persone in grado di stravolgerti la giornata con un sorriso, farti ragionare e sentire importante. Dava l'anima alle persone, ed io ne ero così profondamente consapevole da farmi sempre avere la voglia di stargli vicino, sorridergli a sostenerlo. Ma come lui riusciva a far parlare e sfogare gli altri, si teneva tutto dentro: non si fidava, ma era l'amico fidato di chiunque.
Se fossi andata a giro a chiedere alle persone per strada cosa pensino di Ashton Irwin, la loro risposta sarebbe "Ashton è un ragazzo d'oro, mi piace parlare con lui e sa ascoltare."
La mia domanda, però, è sempre stata: ci sarà qualcuno in grado di ascoltare lui? Ed io ho sempre cercato di essere quella persona, o perlomeno far parte di quella cerchia che lui può definire 'sicura.'
Mi è sempre piaciuto essere l'amica delle persone, ascoltare le loro storie ed aiutarle: le parole erano il mio forte, e le mie orecchie erano in grado di comprendere ogni piccola sfumatura di un discorso altrui. Non ero stupida, ma buona.
«In realtà è la terza! Hai per caso perso il conto, Irwin? Sai che potrei rimanerne estremamente delusa, ti pensavo diverso» dissi a gran voce, sedendomi sulla sedia comoda davanti a lui che, furbo, si era preso il posto sul divanetto. Mi poggiai una mano sul cuore, improvvisando una scena triste di lacrime finte sotto agli occhi, inscenando un'espressione degna di Oscar.
O meglio, sarebbe dovuta andare così.
La realtà è che, nello spostare la mano verso il mio petto, urtai il tavolino con il braccio e mi feci abbastanza male da tirare un urletto, dandomi mentalmente della stupida.
A quel punto, Ashton rise e concordò con me ed io mi unii alla sua risata, un po' perchè la scena era divertente ed un po' perchè era lui quello esilarante, con un'espressione tranquilla sul volto sorridente.
«Hai visto che c'è un nuovo ragazzo dietro al bancone? Dan si è voluto licenziare, ci siamo rimasti tutti male ma quel ragazzo sembra davvero fico» alle sue parole mi girai, mormorando un 'nuovo ragazzo?' ed i miei occhi non riuscirono a vedere oltre a quella massa di persone in attesa del loro turno per ordinare qualcosa.
«Non riesco a vederlo, ma credo che mi fiderò del tuo giudizio. Tanto devo andare a prendermi il the.»
Le sopracciglia del ragazzo seduto di fronte a me si alzarono, facendo un'espressione un po' buffa mentre le parole lasciarono la sua bocca «ancora? Non dirmi che quando mi hai detto di voler provare ogni tipologia di the presente in questo bar eri seria.»
Non in molti erano a conoscenza della mia ossessione per il the. Ero estremamente fissata, tanto da berne tazze su tazze durante le giornate, e spesso cenare solo con esso. Sapevo che la mia fosse anche un'esagerazione, eppure ne ero come dipendente.
Per questo motivo mi alzai cercando di non fare troppa confusione strusciando la sedia a terra e, sotto agli occhi divertiti del mio amico, camminai di fretta verso il bancone per prendere la mia tazza di the giornaliera.
Quel giorno non ero a conoscenza del fatto che avrei incontrato la persona in grado di sconvolgere ogni mia certezza, la stessa che mi diede la cosa che amo più al mondo, seguita dalla mia promessa taciturna di andare tutti i giorni allo stesso bar e sperimentare ogni suo gusto.
Quel giorno non sapevo che sarei tornata solo per parlarci un'altra volta.
Quando incontrai quegli occhi azzurri, chiari come il ghiaccio ma con delle sfumature scure e mozzafiato, rimasi un po' interdetta: Ashton mi aveva avvisato del nuovo barista, ma non me l'aspettavo così giovane e carino «desidera qualcosa?» mi chiese, un piccolo sorrisetto sulle sue labbra.
Ed io non mi trattenni dal rispondergli, facendo nascere lo stesso sorriso sul mio volto pallido. «in effetti sì, vorrei un the caldo ed il motivo per cui Dan non ci sia più, quel ragazzo era tremendamente simpatico.»
Mi misi seduta sullo sgabello davanti al bancone, esattamente di fronte a lui, e posai il mio mento sulla mia mano, il gomito premuto sul legno scuro che ci divideva.
«Il the arriva subito, ma per la motivazione non posso accontentarla, abbiamo finito gli ingredienti. Posso assicurarle, però, che sono tremendamente simpatico pure io» fece l'occhiolino, ed io risi leggermente facendo scontrare i nostri sguardi divertiti.
«Beh, era pessima. Dovresti assolutamente migliorare se vuoi che io creda al tuo giuramento.» scelsi tra le bustine di the il primo da provare, ma andai subito sul classico the verde di cui nessuno si può stancare, ed osservai con attenzione il resto delle buste, appuntandomi mentalmente che, magari, quella alla cannella l'avrei anche potuta evitare vista la mia repulsione verso quell'ingrediente tremendo.
«Osservi quelle bustine come se fossero la tua ragione di vita e la scelta fosse così frustrante e difficile» Osservò, ed io storsi il naso.
«Effettivamente, è proprio così.»
Arrivata la mia acqua calda e dopo aver poggiato la bustina sul piattino, alzai lo sguardo verso il ragazzo di fronte a me e sorrisi, gentilmente, parlando con curiosità «Allora grazie per il the, barista nuovo.»
«Luke, mi chiamo Luke.» rivelò.
«Grazie per il the, Luke» mi corressi, girandomi per tornare al tavolo da Ashton.
«E tu come ti chiami?» la voce di Luke mi richiamò, ed io mi girai alzando le sopracciglia, ignorandolo ma solo scoccandogli un sorrisetto ammiccante, mentre lui mi guardava con interesse.
Mi sedetti sulla sedia del mio tavolo, parlando con Ashton del più e del meno, sorseggiando il mio the caldo con i ricordi del nuovo barista in testa.
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Lauren's // Luke Hemmings
FanfictionMi accorsi della bellezza che tutti riuscivano a vedere in quel bar in grado di farti sentire a casa tra mille sconosciuti differenti che erano tutti accumunati dalla stessa cosa, dallo stesso posto: il Lauren's stazionava nella routine di ognuna de...