Scrivesti una nota su un foglio,
e la gente una nota lesse,
suonata dalla fantasia
di chi osservava la mia pelle.
E pelle è stato il tuo foglio,
quella nota una carezza,
il pentagramma delle tue dita,
sullo spartito delle mie labbra.
E i più attenti notarono allora,
un sorriso sbucato fuori,
da chissà quale anfratto di strada,
da chissà quale porta di Napoli.
E poi col tempo la nota ha suonato,
nelle teste di sconosciuti,
in chi vedeva un mucchio di fiori,
nello sguardo di due passanti;
da chi perdeva il conto dei baci,
spesi a ridosso dei treni in corsa,
da chi sa leggere dentro agli occhi,
tra gli accenti e i bagagli pronti.
E poi ancora ti ho raggiunta,
e quella nota si è fatta musica,
accarezzata da dita fragili,
accompagnata da voci bianche.
Ora la città ci guida,
nei suoi segreti nascosti ai sordi,
a quelli che non sentono il suono,
di tatuaggi marchiati a morsi;
e un tatuaggio hai dipinto sul foglio,
e quel foglio ero io,
con la pelle coperta di musica,
e nella mano una bacchetta.