~Fiori per la mamma~

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Era tardissimo,cavolo...di certo si sarebbe beccato una delle sfuriate di sua madre. Jon non sopportava i grandi pranzi della domenica con l'intera famiglia, sopratutto quando c'era qualche ricorrenza da festeggiare e giusto questa domenica era il compleanno di Lyanna, sua madre, e lui l'aveva completamente dimenticato. Si alzò di corsa, l'orologio sul comodino segnava le 12:00 e doveva essere a casa dei suoi per le 13:30...il primo pensiero fu chiedersi cosa avrebbe potuto prenderle come regalo in quel breve tempo che gli restava. Già si malediceva per aver aspettato, come al solito, fino all'ultimo. La doccia fredda gli diede una decisiva svegliata e un'idea gli balenò in testa: perché non prenderle dei fiori? Sì, era decisamente un'ottima idea. Caffè, un'ultima guardata al suo riflesso nello specchio...e niente, era impossibile nascondere il fatto che si fosse alzato solo mezz'ora fa. Chiavi in mano e parte alla ricerca del fiorista più vicino. Velocemente sulla sua moto cerca di far mente locale, ricordandosi poi di quel negozietto all'angolo del bar, in cui era solito fermarsi con Sam dopo il lavoro. È piccolo, ma sempre pieno di gente che entra e ne esce con fiori che sembrano opere d'arte. Così, deciso si avvia per quella destinazione.
Arrivato di fronte l'entrata del negozio si intimidisce, cosa cercava di preciso da regalare a sua madre? Delle banalissime rose? Ancora dubbioso, si decide a spingere la porta, la quale al suo ingresso fece tintinnare i campanelli posti in alto dell'apertura. Il negozio, che da fuori dava l'impressione di essere piuttosto piccolo, in realtà all'interno era tutta un'altra storia: un salone enorme lo accolse, ricco di fiori dai mille colori, piante alte, piccole e rampicanti circondavano tutto il locale, fiori in vasi di terracotta di tutte le misure erano esposti da un lato, mentre dal lato opposto vi erano fiori da bouquet, luminosi e lunghi nei loro steli. Il profumo che pervadeva la sala era inebriante e la luce proveniente dalle grandi vetrate laterali dava al negozio un aspetto così luminoso e rilassante che era un piacere restare lì e continuare ad ammirare i diversi accostamenti tra le rose e le violette, i gigli e i girasoli e tanti altri fiori di cui Jon ignorava il nome. Mentre continuava a vagare per il salone, spostandosi da una composizione floreale all'altra, qualcuno richiamò la sua attenzione.
-Salve, ha bisogno d'aiuto?-
Jon si voltò verso quella voce e rimase folgorato. Era una ragazza. Gli sorrideva gentile e attenta, in attesa di una sua risposta. Una ragazza minuta, e, Jon dovette ammetterlo, molto, molto bella. Dopo qualche secondo, in cui si rese conto di essere rimasto a fissarla a bocca semiaperta, le rispose:
-Sì. Ecco, avrei bisogno di qualcosa per mia madre, oggi è il suo compleanno, sai...-
Quando finì di parlare si rese conto di quanto fosse imbarazzato da se stesso: aveva appena rivelato di essere davvero pessimo, o perlomeno a lei avrà dato sicuramente questa impressione.
-Tranquillo, i fiori è sempre meglio prenderli all'ultimo minuto, così saranno più freschi quando li consegnerai. Avevi già in mente qualcosa? Ti potrei suggerire un bel bouquet, oppure una pianta se la tua mamma ha il pollice verde e ama darle cure oppure...-
Mentre quella ragazza continuava a elencare tutti i possibili regali che Jon avrebbe potuto prendere a sua madre, lui era come incantato a guardarla, con quei capelli biondi argento che le scendevano ondulati per tutta la schiena, e gli occhi grandi e sorpresi, cangianti tra il blu e il violetto...o erano i raggi del sole che passavano da quelle vetrate a darle questo aspetto così delicato, quasi magico?
-...quindi, per cosa optiamo?-
Bruscamente riportato alla realtà, dovette fingersi come preso da tutte quelle considerazioni riguardo il regalo da comprare...e anche in fretta.
-Mmh...direi per il bouquet, il classico non invecchia mai-
-D'accordo, come lo facciamo questo bouquet? Hai delle preferenze?-
Jon staccò i suoi occhi grigi da quelli di lei e li fece nuovamente girovagare per la stanza alla ricerca di qualcosa che lo colpisse. E poi erano lì, le amatissime rose blu della sua mamma.
-Quelle- disse Jon, indicandole.
-Ottima scelta, sono veramente meravigliose. Vado a prendere subito la carta e dei decori-.
Ed eccola svolazzare dietro il bancone alla ricerca del suo materiale. Era piccolina e aveva delle forme da abbracciare, pensò Jon, che si avvicinò al banco per guardarla tagliare li steli, posizionare le rose blu con al centro una purissima rosa bianca, "per dare luce" aveva suggerito lei, e fasciarle con della carta bianca con decori azzurrini, un nastro blu per stringere il tutto e infine una spruzzata di lacca per rendere i fiori luminosi. Le sue piccole mani erano agili e precise, senza paura di ferirsi con le spine, forti e sicure nello stringere e perfezionare i dettagli. Finita l'opera alzò lo sguardo su di lui, ancora immerso nell'ammirare il bellissimo bouquet.
-Ecco qui, va bene così?-
-Sì, sì è perfetto...quanto ti devo?-
-Oh, dunque, per nove rose e la decorazione sono...dodici sterline-
-Ecco a te e grazie, mi hai salvato!-
-Figurati, stanne certo, le piaceranno moltissimo-
-E se non fosse così?-
Rise. E Jon notò come i suoi occhi si stringevano...tanto che le sue ciglia sembravano accarezzarsi e come il suo naso si arricciava un po'...lo trovò adorabile.
-Beh, in quel caso ti dò il permesso di tornare qui e chiedermi i nomi latini di tutti i fiori e le piante presenti in questa stanza!-
-Li sai davvero tutti?-
-Potrei sorprenderti-
Sorrisero fissandosi ancora, silenziosi, quasi come se tutto attorno si fosse fermato.
-Adesso vado, sono già in un ritardo pazzesco, grazie ancora-
-Ciao, arrivederci!-
Jon fissò in mente l'immagine di lei che lo salutava allegramente dalla porta d'entrata, ammirandola un'ultima volta. Sistemò i fiori, mise il casco e partì. Solo dopo, mentre era ancora per strada verso casa dei suoi, si rese conto di non averle chiesto come si chiamava.
Ore 13:45, leggeva questo nel quadrante del suo orologio e davanti a sé fissava la porta di casa Targaryen. Si decise a suonare. Dietro la porta sentì passi, voci ed eccoli.
-Finalmente ce l'hai fatta cugino!-
Suo cugino Robb Stark lo avvolse in un abbraccio frettoloso, due pacche sulla spalla e uno sguardo d'intesa.
-Robb, per i sette inferi, non mi avevano detto che ci avresti raggiunti! È un piacere vederti!-
Erano passati sei mesi dall'ultima volta che si erano visti, era la notte di Natale quando Robb annunciò la sua partenza per Berlino per un internship lavorativo in una delle più grandi imprese tedesche.
-E allora, Jon,che dovrei dire io? Volevo farti una sorpresa e piombarti nella stanza e vengo a sapere che non vivi più qui!-
- Volevo dirtelo, ma da quando sto per conto mio, mi scordo di avere dei
parenti...-
-Farai meglio a non dirlo davanti agli altri, ma ti capisco, anch'io ho assaporato una libertà che non avevo...soprattutto con le ragazze,mi spiego?-
Si scambiarono sorrisi sornioni ancora abbracciati, quando due esili braccia lo avvolsero da dietro.
- Non ditemi che c'è pure quel mostriciattolo!-
Si voltò e cominciò a riempirla di baci finché lei non riuscì a svincolarsi dalla sua presa.
-Jon! Da quando sei così appiccicoso? Bleah!-
-Sei sempre la solita, Arya-
-E tu sei sempre noiosa!-
Jon ogni volta che incontrava le sue cugine ne percepiva i cambiamenti, le trovava sempre più grandi, più belle, e tutto ciò continuava a sorprenderlo per quanto il loro aspetto ormai da donne contrastasse col fatto che in fondo rimanevano sempre le sue cuginette.
-Sansa, sei sempre più bella-
Le diede un bacio sulle guance.
- Grazie, Jon. E tu hai messo su muscoli,eh? Non me la racconta giusta questo qui-
Scoppiarono tutti a ridere, Jon visibilmente imbarazzato.
- Bran? Non è con voi?-
- Oh, sì è sotto la doccia, ieri sera è diciamo...ecco...-
-Oh, Sansa! Dì le cose come stanno, no? Bran ieri è uscito ed è tornato solo nelle mattinate, sta ancora smaltendo la sbronza-
-Arya la bocca della verità...ciao, Jon, figliolo, come stai?-
- Zio Ned! Bene, grazie, stavo per raggiungervi, ma questa orda di cugini non mi permette di spostarmi dall'entrata!-
- Sono felice di vederti, come vanno le cose? Queste sono per tua madre?-
- Oh, sì,sì, stavo quasi per dimenticare...comunque tutto bene zio!-
- Va da lei,sbrigati, parleremo dopo-
E col sorriso caldo di suo zio si voltò in direzione della cucina. Era tornato a casa la settimana scorsa, aveva pranzato con i suoi genitori ed era rimasto con loro fino a sera. A volte sentiva il bisogno di staccare dalla vita adulta, dalle responsabilità e semplicemente stare sul divano e guardare la TV con suo padre o semplicemente dormire nella sua vecchia camera, che odorava di lenzuola pulite e di cose essenziali. Sua madre, Lyanna, è sempre stata così attenta a tutto, una fiera capo famiglia, che non aveva paura di tener testa a nessuno.
-Auguri mamma-
-Oh, tesoro, queste rose sono meravigliose, e detto tra noi, anche più belle di quelle che mi ha dato tuo padre-
- Te le ha prese pure papà?-
- Sai che me le compra sempre, stai via da qualche mese e già l'hai dimenticato?-
Le schiocca un bacio sulla guancia e lascia la cucina, oggi non vuole discutere inutilmente. Sua madre rende sempre molto chiaro che non approvi il fatto che non viva più con loro.
Finì di salutare zii e cugini e si diresse verso lo studio del padre. Riesce a intravederlo chino sulla scrivania dalla porta in trasparenza e decide di bussare.
- Avanti-
- Buongiorno papà-
- Jon, caro, mattinata impegnata?-
- Diciamo di sì, tutto bene? La mamma la vedo nervosa come ogni volta che abbiamo ospiti-
- Sai com'è, cerca di essere perfetta per suo fratello e la sua famiglia. Come sta Sam?-
-Abbastanza bene, sta ancora metabolizzando la morte del padre, ne soffre anche se non immaginava di farlo-
- È normale, anche se il nostro sangue non ci ama come dovrebbe rimane sempre il nostro sangue, è per questo Jon che ti chiedo di amare sempre gli Stark-
- E la mia parte Targaryen?-
- Per quella mi basta che tu possa amare il tuo vecchio-
A quella frase Jon rimase a fissare il padre, lo guardò con affetto e ammirazione per l'uomo che è stato ed è, per l'amore che dimostra sempre a sua madre, per i mille talenti e la fervida intelligenza. Rhaegar si alzò dalla sua scrivania e abbracciò il figlio, "vado ad aiutare la mamma, tu resta qui finché vuoi" gli disse, e lo lasciò solo. Jon rimase ad osservarlo mentre lasciava lo studio e si sedette nell'ampia poltrona. I suoi occhi navigarono per la stanza fino a fermarsi sulle vecchie foto esposte. C'era una cornice con una sua foto da piccolo, una di sua madre, un'altra raffigurante tutte e tre e infine una dove vi erano i genitori di suo padre, il padre che l'aveva allontanato e la madre che l'aveva perduto per sempre. Aerys e Rhaella. Quelli che dovrebbero essere i suoi nonni. Continuava a fissare quella foto quando nella mente di Jon tornò quella ragazza minuta e dai capelli lunghissimi...così delicata, la sua pelle talmente chiara da sembrare di porcellana, quegli occhi cangianti...mai vista una ragazza così. Chissà se anche la sua famiglia avrebbe notato la sua bellezza come aveva fatto lui. Era particolare senza alcun dubbio, totalmente diversa dalle solite ragazze che incontrava in giro, anche il suono che dava alle parole era diverso, più musicale...magari proveniva da un altro paese, ma allo stesso tempo trovava qualcosa di stranamente familiare in lei. Tornato in salotto, vide suo padre occupato in una fitta conversazione con Robb, sicuramente intenti a parlare di economia o roba simile, continuò ad osservarli quando all'improvviso fu colto dalle chiacchiere dei suoi cugini.
- Se Jon avesse preso i capelli di zio Raeghar sarebbe stato un mostro!-
- Per una volta siamo d'accordo!-
-Ehi, ehi chi è qui il mostro?-
- Nessuno, l'hai scampata bella però!-
- Continuo a non seguirvi...-
-Oh, Jon, non sai proprio niente! I capelli!! Per fortuna non hai preso i biondissimi e angelici capelli di tuo padre, altrimenti beh...saresti più sfigato di come sei adesso!-
-Per tutti gli estranei! Arya, sei un genio! Sono proprio i capelli!!-
E con gli occhi sbarrati le scoccò un bacio in fronte.
- Ehi! Ti ho appena insultato e tu mi baci? Ma che ti prende?-
- Niente, piccola, mi hai fatto capire una cosa-
- Che hai preso i geni buoni?-
Jon rise e le scompigliò i capelli castani come i suoi.
La forte evidenza lo colpì in piena fronte:
la ragazza dei fiori, già impossibile da dimenticare, aveva i capelli dello stesso colore di suo padre, che è abbastanza insolito trovare in giro gente con i capelli come i suoi, perché non l'ha notato subito? "Perché sei un idiota, ecco perché" si disse. Certo, quelli di suo padre erano ormai più bianchi che biondi, ma c'era qualcosa che li rendeva simili se non uguali.
Era chiaro: ora doveva necessariamente saperne di più. Chi è quella fioraia?

"Just as You are"/ GOT (AU)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora