Capitolo Tre

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Harry bussò sulla serranda del garage di Will e qualche secondo dopo udimmo dei passi che si avvicinavano. Dalla serranda uscì uno strano rumore metallico prima che iniziasse a sollevarsi. Una volta aperta, ci trovammo di fronte un ragazzo alto e asciutto, dalla faccia squadrata e i capelli castano chiaro che faceva sembrare Harry un ragazzino di dodici anni da quanto quei suoi lineamenti duri lo rendevano più grande.

"Ehi, Will", lo salutò Harry dandogli il cinque e una spallata.

"Ehi, cantante!", ricambiò il saluto Will con un tono di voce più entusiasta, "Sei in ritardo, gli altri sono tutti qui.", si girò a guardarmi come se si accorgesse per caso della mia presenza. Poi mi allungò la mano libera dalle bacchette della batteria e disse a Harry continuando a guardarmi: "E questa bella ragazza chi è?".

Il rossore delle mie guance, che si erano accese per l'affermazione di Harry di qualche attimo prima, s'infiammarono ancora di più, per quanto possibile.

"Giusta affermazione", fece Harry avanzando di un passo e mettendosi davanti a me quasi a voler impedire che ci stringessimo le mani, "Si chiama Giorgia"

"Piacere, Giorgia. Io sono Will", mi sorrise. Risposi alla sua stretta di mano e mi accorsi che assomigliava molto a Harry, nei modi di fare. Per il resto, erano due persone completamente diverse.

Nella stanza non c'eravamo solo noi. Oltre a me, Harry e Will, notai altri due ragazzi, entrambi biondi, alti e quasi scheletrici. Capii che erano gli altri membri della band poiché avevano in mano uno il basso e l'altro la chitarra, non perché io possegga qualche strana dote telepatica. Inoltre notai, sulla sinistra, altre tre figure, due ragazze e un ragazzo. Conoscevo una delle due ragazze, era...

"Felicity! Anche tu qui?", esclamò Harry come se effettivamente si aspettasse che lei fosse lì e le corse incontro per abbracciarla. All'improvviso mi sentii abbandonata, non avevo alcuna spalla coperta, nessuno con cui parlare. E provavo anche qualcos'altro che in quel momento non riuscii a decifrare, ma che, ancora non lo sapevo, poi sarebbe diventato un sentimento a me amico.

Felicity si girò. "Harry! Ti stavamo tutti aspettando!", disse sgranando gli occhi e allargando le braccia per accoglierlo tra esse e abbracciarlo. Non durarono tanto, stretti l'uno all'altra, ma per quanto mi riguardava era anche troppo.

Una volta salutati tutti, Harry si ricordò che c'ero anche io e mi venne incontro mentre parlava agli altri volgendogli le spalle.

"E lei, ragazzi", urlò per farsi sentire da tutti, "è Giorgia.", disse prendendomi per mano e portandomi dall'altra parte della stanza dove ormai tutti si erano raggruppati. Disse il mio nome proprio mentre raggiungemmo il gruppo e lì strinsi la mano a chiunque. Conobbi, oltre a Will, Nick il bassista, Haydn il chitarrista e Felicity, che conoscevo da quando c'eravamo incontrate, o meglio, scontrate il primo giorno di scuola, cioè proprio quel giorno, anche Jessie, Jack e Rose. Persone molto simpatiche, alla mano, per nulla fredde e distaccate come la maggior parte degli italiani descrive gli inglesi. Non facevo altro che ripetere 'Piacere' o 'Sì, sono la nuova studentessa', fingendo sorrisi a destra e a manca per nascondere la sensazione di disagio che sentivo in quel momento. Ma cosa mi ero aspettata? La risposta è nulla, non mi ero aspettata assolutamente nulla, però il disagio lo sentivo ugualmente.

Imitai i tre amici che prendevano delle sedie vicino a una delle pareti insonorizzate del garage e le posavano, chi più e chi meno delicatamente, davanti gli strumenti della band. Ci sedemmo tutti vicino, io leggermente più staccata per evitare altro disagio, ma poi Rose mi disse di avvicinarmi a lei, e questo mi sollevò un pochino da quell'ansia che mi si era depositata sul petto.

"Signore e signori", fece Harry parlando al microfono, "benvenuti alla prima sezione autunnale di allenamento della band. Vogliate scusarci per i prossimi minuti, nel caso in cui questi siano imbarazzanti o dovessero presentare errori o stonature. Per questo, ci scusiamo preventivamente con gli autori e interpreti delle canzoni che siamo prossimi cantare." Bel discorso. La maggior parte delle parole era a me sconosciuta poiché troppo articolate.

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