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Parcheggiai davanti all'ospedale.
Un immenso palazzo bianco, il mio incubo.

Da piccola avevo sempre paura di esso, punture, medicine, stare soli in una camera e non saper che fare...
Ma in fondo, chi non aveva paura dell'ospedale?

Dopo svariati minuti a guardare il palazzo, uscì dalla macchina, pagai il parcheggio e mi avviai verso il portone.

Appena entrata mi scontrai con una dottoressa molto giovane, mi scusai e gli porsi la domanda per quello che ero venuta.
<Scusi, sa dirmi dove posso trovare il dottor Minotta?>

<si certo, ora è occupato, però posso dirle che lei è qui ad aspettarla>

<sì, grazie mille>
<ok, arrivo subito intanto attenda alla sala d'attesa>

Mentre aspetto l'arrivo del dottore mi siedo su una sedia blu.

Cerco il telefono nella borsa ma non lo trovo, preoccupata lo cerco anche dentro le tasche ed eccolo lì.

Guardo che ore sono e spero che il dottore ci metta poco.

Infine guardo la batteria, un 20%, meglio usarlo il meno possibile.

Lo rimetto nella borsa e mi guardo in giro in cerca di qualcosa da fare per passare il tempo, ma tutti i giornali sono usati da altre persone.
Non vedendo niente da fare mi butto giù con la schiena sullo schienale e guardo il soffitto.

Passano dei minuti e mentre continuo a immaginarmi cose non molto belle una signora sulla trentina si siede diffianco a me, e in braccio ha un bambino.

Appena vedo quei bellissimi occhi mi rimetto dritta nella sedia e mi avvicino con l'intenzione di parlare con la mamma.

<ma che bello, come si chiama?>

<Giorgio>
Appena dice il nome la neo mamma sorride, e non riesco a non farlo neanche io.

<scusami mi presento, piacere Valeria>
<Beatrice>

Ci stringiamo la mano.

Questa donna è molto bella, bionda occhi verdi e un fisico da modella, anche se ha appena partorito.

<da chi ha preso Giorgio?>
<più dal babbo, ma lo vedi anche tu stessa, occhi marroni, capelli mori...>

<Si, volevo scusarmi se sono molto fastidiosa, ma mi piacciono troppo i bambini>

<tranquilla, almeno passo il tempo>

<Com è essere mamma? Mi piacerebbe diventarlo un sacco>

<è bellissimo, provi un amore che non puoi neanche descrivere>

<immagino...>

<ma per te non c'e problema, tanto morirai>
Rimango di sasso.

<C..cosa?>

<hai sentito bene, morirai>

Impaurita mi alzo di scatto e la guarda in faccia, ora è un'altra persona.
Ha lo sguardo da assassino, come se volesse uccidermi da un momento all'altro.

Provo a chiederle spiegazioni ma la dottoressa di prima viene verso di me e mi porta via con forza.

Cerco di oppormi ma lei mi fa tacere.
<C'è il dottore che l'aspetta, venga>

Per rabbia di come si comporta le strappo le mie mani fra le sue e le dico che so camminare anche da sola.

Appena arrivati davanti all'ufficio la dottoressa mi apre la porta e mi spinge dentro, non ho neanche tempo di girarmi che sento la porta richiudersi subito dopo.

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