Lei se ne stava seduta sulla sedia nella sua stanza illuminata solo dalla luce gialla della bajour. Le sue ondulate ciocche rosse le ricadevano davanti alla faccia, dandole fastidio, la ragazza continuava a sistemarle dietro le orecchie irritata dalla lunghezza dei capelli.
I suoi occhi verdi cambiavano a seconda dell'umore diventando grigi, verde chiaro o con sfumature azzure. Quel giorno erano grigi, sicuramente per la troppa stanchezza. Senza smettere di scarabocchiare un foglio davanti a se, si grattò la nuca come per cercare nella sua mente qualcosa da scrivere, ma come sempre non serviva a nulla, macchiava d'inchiostro ogni pezzo di carta con la prima cosa che le capitava di pensare. Era un vizio, l'ha sempre avuto sino da bambina e ancora adesso che ha 19 anni. Sbuffando si alzò dalla sedia e si buttò sul letto ancora disfatto dalla mattina stessa, era tardi, mezzanotte forse, ma lei non aveva sonno, e continuava a vagare nei suoi pensieri, vivendo in un certo senso in un mondo tutto suo.
Un modo per sfuggire dalla realtà che la circondava. Il soffitto della camera era tappezzato di stelle e ogni volta che Maddison lo guardava era come se stesse osservando oltre quel finto cielo stellato o almeno era quello che desiderava. Era piena di domande e vogliosa di risposte ma priva di coraggio per poterle trovare. I dubbi se li poneva e basta.
E anche quella notte come tutte d'altronde lei fissava le sue stelle a cui ad ognuna aveva associato una persona.
Ce n'erano tantissime raggruppate tutte all'interno di un cerchio segnato sul soffitto, una in alto a destra era sicuramente Kate, scelse quella perché era più luminosa delle altre e le ricordava di certo la sua euforia. Una del centro, piccola, quasi impossibile da notare perchè si confondeva tra tutte le altre le ricordava suo padre. Insignificante, assente, un puntino in mezzo a tanti altri puntini.
Il fratello di Kate, Calum aveva sempre trovato questo fatto delle stelle molto stupido e non faceva altro che prendere in giro Maddison ogni volta che ne aveva l'occasione. Ma a lei non interessava, anzi, diede una stella pure a lui, una abbastanza visibile vicino a quella della sorella, un po' meno colorata e quasi unita a un'altra stella che rappresentava Michael, l'amico inseparabile di Calum a lei insignificante. Dava una stella a ogni persona che entrasse nella sua vita, anche se non le conosceva esattamente. Quasi tutte avevano un 'padrone', a quasi tutte era stato affidato il nome, ne mancavano una decina, tra cui la luna.
Si domandava sempre chi potesse essere quella luna, chi potrebbe essere così particolare?
Smise di farsi domande e puntò gli occhi sulla stella più grande vicino alla luna. "Buonanotte mamma."
In fin dei conti Calum non aveva tutti i torti; Maddison non era proprio una ragazza normale.
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Lui continuava a svuotare il frigo, la dispensa e le borse della madre per trovare ogni minina scorta di cibo. Era stufo di farlo ogni giorno, lui non era così, lui non voleva aiutarlo, ma era costretto, era l'unica soluzione. Sbattè la porta e si portò con se le solite cose; pane e formaggio. "Si accontenerà quel ragazzino" disse fra se e se. Il vento fece sbattere la finestra ma lui ignorandola si sedette sulla poltrona per rilassarsi un po' prima di andare a fargli visita. La finestra sbattè ancora, ancora e ancora. Allora si alzò e pensando un attimo si accorse che era solo a casa, la madre l'avrebbe subito chiusa o avrebbe detto qualcosa. Appoggiò il cibo sul tavolo e a passo svelto uscì di casa. Aveva capelli ricci che gli ricadevano sulla fronte tenuti da una bandana nera, gli occhiali da sole anche se c'erano le nuvole, maglietta nera e jeans neri strappati. Ci voleva qualcuno o qualcosa che gli spiegasse cosa fossero i colori. Era furioso come tutti i giorni d'altronde e non c'era verso di farlo tranquillizare, e poi chi avrebbe potuto farlo?
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Stava solo da ore in quella vecchia officina abbandonata in attesa che lui tornasse per poter mettere qualcosa sotto i denti e placare quella fame disumana. Impaziente e irritato cominciò a battere e battere la suola delle scarpe su un vecchio pezzo di legno che senza dubbio qualche tempo fa apparteneva ad una sedia. I suoi occhi azzurri andavano avanti e indietro in quel sudicio posto in cerca di un segno che potesse fargli capire che stesse arrivando. Sentì un forte rumore. La saracinesca si aprì ed entrò un ragazzo con una bandana nera sulla testa tra capelli ondulati, quando quest'ultimo non vide nessuno sbuffò stufo di quella solita situazione. "Hai intenzione di nasconderti anche quando senti una mosca volare?" A quelle parole il ragazzo che aspettava il suo arrivo sbucò fuori da dietro un frammento di macchina, era piuttosto trasandato, capelli biondi ma sporchi e scompligliati, vestiti e scarpe bucate, e la sua pelle color latte era ricoperta di polvere e altro sporco. "Ashton mi hai spaventato" "Non ti ho portato cibo ma qualcosa di meglio" rispose lui ignorando l'affermazione del biondo. "Cosa c'è di meglio di qualcosa da mettere sotto i denti?" "Un tetto" "Mi hai trovato un posto in cui stare?" aveva un bel sorriso, infondo era un bel ragazzo solo che vivendo in un officina è difficile prendersi cura di se stessi e l'aspetto viene tralasciato. "I miei non ci sono per un paio d'ore, ti farai una doccia, ti cambierai vestiti e.." fissò Luke con disgusto e continuò a parlare "..ti disfetterai quello" disse riferendosi ad un percieng che aveva sul labbro. "Cos'ha che non va scusa?" "Con questo sporco si sarà infettato" Luke stava per ribattere ma l'altro non sembrava favorevole, con tono freddo e distaccato disse: "Sta zitto e seguimi" abbassò lo sguardo e rassegnato lo seguì sino ad arrivare alla casa. Entrarono e Ashton si sistemò sul divano ignorando completamente Luke che rimase lì chiedendosi se sarebbe riuscito a fare ciò che aveva in programma oppure se sarebbe rimasto lì per tutto il tempo. Il moro si girò di scatto e guardandolo "Senti fai veloce, il bagno è l'unica stanza con la porta diversa dalle altre. È tutto lì, non preoccuparti. Ma fa infretta." marcò le ultime due parole in tono gelido. Si diresse in corridoio in cerca della stanza giusta lasciando Ashton sul divano con la finestra che continuava a sbattere ripetutamente. "Vento del cazzo!" si alzò e la chiuse bruscamente per poi tornare a sedersi ma non lo fece perchè il telefono squillò, passò dalla rabbia alla preoccupazione, guardò lo schermo del cellulare; erano loro.
Corse per il corridoio e si fermò davanti al bagno. "Ragazzino, hai fatto quello che ti avevo chiesto?"
Il telefono continuava a squillare.
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CIAO ♡
Non ci sono stati 3 commenti nel prologo ma in compenso ci sono stati 3 voti. Quindi ho pubblicato ugualmente. Spero davvero che vi interessi, e che la seguiate, grazie mille a chi lo farà e anche a chi darà un'occhiata. Per favore, se volete che continui e vi incuriosisce scrivetemelo nei commenti oppure se non potete (nemmeno io posso commentare le storie e vi capisco) potete scrivermi sul profilo. Alla prossima ♡

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Light Up || Ashton Irwin
FanficInfondo lei aveva paura; di affezionarsi, di cambiare, di provare qualcosa. Paura di lui. Non le è mai importato di nulla per davvero. Ha sempre e solo avuto Kate. Ma proprio quando stava cambiando qualcosa si rese conto che lui non era di certo la...