Bury my love for you.

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Titolo: Bury my love for you.
Ship: Shidge (Shiro/Pidge, Voltron: Legendary Defender)
Parole: 921

«Non preoccuparti.» stava dicendo. I suoi occhi color nocciola erano due pozzi senza fondo, due cristalli che riflettevano la luce del sole con una potenza mille volte superiore. Shiro avrebbe volentieri speso un'intera vita ad osservare quelle iridi nascoste dalle lenti che spesso scivolavano sul nasino all'insù. «Io e Keith staremo bene. Ci prenderemo cura l'uno dell'altra.»

L'asiatico annuì non troppo convinto. E se fosse successo loro qualcosa? Non se lo sarebbe perdonato, e non l'avrebbero fatto neanche Matthew e il signor Holt. «Non fargli fare cose stupide, mi raccomando.» Sorrise, ripensando a tutte le cavolate che aveva visto Keith fare, impotente. «E prenditi cura di te stessa, Katie.»

La castana annuì energicamente, senza staccare i suoi occhi dalle iridi argentate di quello che vedeva quasi come un secondo fratello. «Tu stai attento a Matt, eh. Ché quello qualunque cosa veda di strano vuole portarsela a casa.»

Shiro ridacchiò prima di fare un passo indietro. «Ti voglio bene, Katie.» Le scompigliò i capelli con affetto. Una morsa alla bocca dello stomaco fece sì che la sua mano si fermò sulla nuca della ragazzina di fronte a lui. Si guardarono per un attimo, ma poi Shiro si riscosse e lasciò ricadere il braccio lungo il fianco. Arrossì di colpo e cercò di non darlo troppo a vedere. Sperò con tutte le sue forze che Katie non sospettasse niente, ma la castana era fin troppo curiosa e intelligente per non accorgersi che qualcosa non stava andando nel verso giusto.

«Che c'è?» chiese infatti, perplessa. La sua mano pallida iniziò a giocherellare con le ciocche color miele di millefiori, con una purezza incredibilmente accecante e avvolgente, di cui Shiro percepiva il calore anche a qualche passo di distanza.

Shiro aspettò un attimo prima di rispondere con cautela. «Niente, solo qualche preoccupazione.»

«Sei sempre troppo in ansia. Non dovresti prendere qualcosa per calmarti un po'?» chiese lei. I suoi occhi mandavano bagliori come al solito, due fiamme nel buio della notte stellata che è la vita. La piccola Holt sorrise, rassicurante. «Non avere paura: ve la caverete benissimo là fuori, ne sono certa.»

«Grazie, Katie. Terrò d'occhio Matt, non temere.» Shiro accennò ad un sorriso, e sentì le lacrime premere per uscire allo scoperto. Doveva resistere finché la bionda non si fosse allontanata: a quel punto avrebbe potuto sfogarsi, piangere come mai aveva fatto prima, sotterrarsi nella fossa che si era scavato da solo senza poterne più uscire. E così non sarebbe riuscito a dichiararsi, finendo per seppellire i suoi sentimenti per Katie Holt nella sabbia della luna, che avrebbero oltrepassato in pochi giorni. «Io–»

«Non c'è bisogno che tu dica nulla, Takashi.» Lei sorrise, e quello fu il momento in cui Shiro capì che avrebbe voluto passare tutta la sua vita insieme a lei, o rivivere per l'eternità quell'attimo. Quello fu il momento in cui Shiro capì che aveva sempre amato Katie Holt, e che l'avrebbe amata per sempre. «So quello che vorresti dire, ma non roviniamo niente. Insomma, tu...» Katie deglutì. «Tu potresti non tornare da Kerberos. E le cose si complicherebbero. Lasciamo tutto com'è, va bene?»

Shiro annuì. Ora le lacrime si facevano più insistenti. Scosse la testa, cercando di scacciare quella fastidiosa sensazione. Ma, come dicevano i romani, "amor tussique non celatur¹". E quindi Shiro decise di non tirarsi in dietro, di non nascondersi più dietro stupide scuse e segreti, di correre un rischio prima della tanto temuta partenza. «Katie, ascoltami, per favore.»

La ragazza annuì, aspettando le parole del moro. Gli occhi lucidi lo fissavano curiosi, quasi fosse un alieno, o un qualcosa di pericolo ed estraneo da cui tenersi alla larga. «Che c'è?» chiese poi.

«Ti amo.» Il tempo si fermò, gli uccelli smisero di cinguettare, l'umanità fermò il suo costante progresso. «Ti amo come non potrò mai amare nessun altro.»

Katie spalancò gli occhi, silenziosa. Era fin troppo silente, per i gusti di Shiro, e fin troppo poco esuberante o iperattiva. «Cosa?»

Shiro deglutì. Non voleva spaventarla o altro, solo dichiararle quello che provava per lei da così tanto tempo. «Ti amo.»

Una lacrima bagnò la guancia della ragazza per un attimo. Il ricordo di loro bambini, che giocavano con la sabbia in riva al mare al tramonto, si fece strada nella mente dell'asiatico, che restò in silenzio, imitando la castana. Non era un silenzio di quelli imbarazzanti, ma piuttosto molto pesante, insopportabile, fastidioso. I due si guardarono intensamente per qualche secondo, o forse minuto – il tempo non aveva più molta importanza, ormai – finché Katie non fece un passo avanti. La natura riprese il suo corso per qualche attimo, ma poi tutto si fermò di nuovo quando Shiro sentì una leggera pressione sulle sue labbra rosee. Spalancò gli occhi, ma poi li chiuse e si lasciò andare alla dolcezza di quel bacio disperato, quasi necessario. Non voleva lasciare quel pianeta, perché finalmente avrebbe potuto trovare la felicità. Con Katie, avrebbe potuto finalmente lasciarsi alle spalle tutte le sofferenze. Ma fece un passo indietro, spezzando la magia di quel dolce momento. La sua missione su Kerberos era l'incarico più importante che aveva ricevuto, e lo spazio era tutta la sua vita. Non poteva tirarsi indietro proprio ora. Inspirò l'aria pulita di una nuova vita che lo aspettava all'orizzonte.

«Grazie.» sussurrò solo.Diede le spalle a quella graziosa ragazza a cui aveva voluto bene fin dapiccolo e se ne andò, lasciandola lì. Non era colpa di lei, ovviamente. Allafine, però, Shiro aveva deciso di sotterrare i suoi sentimenti in onore diquello che lo aspettava là fuori.

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