Parte 7 - I figli degli altri

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I figli degli altri

[Brian; Debbie]

Qualche volta, litigare aveva dei vantaggi. Brian e Justin avevano litigato dall'uscita del Babylon fino al momento in cui erano entrati in casa e avevano scopato. L'adrenalina era stata meglio di qualunque pillola blu e ora il suo bellissimo compagno dormiva come un angioletto, dandogli le spalle, completamente nudo e accessibile, sotto le lenzuola, e Brian aveva tutta l'intenzione di approfittarne.

Justin gli aveva detto di aver avuto il sospetto che Stella fosse un maschio, qualcosa che aveva a che fare con le sue proporzioni, con l'anatomia e il disegno dal vero, e che andava tutto bene, che Gus era giovane, ma aveva le idee chiare, che l'amava e che più lui si fosse messo in mezzo e più suo figlio si sarebbe intestardito, ma per lui non andava bene per niente. A suo figlio piaceva il cazzo e per Brian era stato un sollievo: avrebbe potuto insegnargli a vivere nel loro mondo, senza temere che prima o poi lo disprezzasse come ogni etero sulla terra disprezzava i froci. Se il suo ragazzo voleva farselo tagliare, erano affari suoi, ma non poteva credere che Gus avrebbe voluto infilarsi in una fica dopo aver provato qualche culo stretto; non avrebbe mai compreso come qualcuno sano di mente potesse fare una scelta simile o, forse, avrebbe potuto capirlo se non si fosse trattato di suo figlio.

Palpeggiò con delicatezza la natica di Justin, la curva perfetta del suo sedere vellutato che sembrava fatta su misura per la sua mano e sospirò di piacere. A volte gli bastava averlo vicino per scacciare i pensieri più oscuri. Si avvicinò fino a sfiorargli la schiena col torace, era ancora presto, il cielo era buio, fuori dalle finestre, e probabilmente non aveva dormito abbastanza, ma voleva Justin, voleva perdersi dentro di lui ancora e poi lo voleva dentro di sé, voleva succhiarlo e morderlo, lasciando segni inconfondibili sulla sua pelle delicata. Gli stuzzicò l'ano, immaginandolo ancora arrossato, sentendolo dilatato e scivoloso di lubrificante, e Justin mugolò nel sonno, sporgendo il sedere verso di lui. Brian sorrise, consapevole degli appetiti del suo amante, e infilò due dita tra le sue cosce chiuse, per accarezzargli il perineo e risvegliare la sua eccitazione. Un altro mugolio di Justin e un altro movimento e Brian si ritrovò col sesso completamente eretto. Sospese le cure amorevoli al suo compagno di letto il tempo necessario per prendere un preservativo dal cassetto e infilarlo con facilità, e finalmente allineò l'inguine al culo perfetto di Justin.

Una spinta decisa e fu dentro di lui, Justin sussultò e Brian se lo strinse al petto. «Buon giorno, Raggio di Sole», mormorò contro il suo orecchio, leccandone la conchiglia e muovendo lentamente i fianchi.

«Brian!», gemette Justin, in estasi, sporgendo le natiche verso di lui e reclinando la testa contro la sua spalla. Teneva gli occhi chiusi e respirava a bocca aperta, e Brian gli accarezzò la gola esposta e il petto, non sapendo se erano i propri fianchi a dettare il ritmo dei gemiti di Justin o se fosse il contrario.

Nel momento in cui Justin fu completamente sveglio, Brian cominciò a darci dentro sul serio. Adorava il modo in cui Justin inarcava la schiena, adorava nascondere il viso tra i suoi capelli mentre lo cavalcava senza freno, i loro ansimi si alzarono caldi e veloci, riempiendo la stanza, arroventando l'aria intorno a loro, quando il cellulare di Justin cominciò a suonare.

«Non fermarti!», gli ordinò Justin, il fiato corto e i capelli che gli si incollavano sulla nuca, e Brian continuò ad affondare nel calore avvolgente del suo corpo, ma anche chi era al telefono non demorse. Il cellulare continuò a suonare. «Non fermarti, Brian!», lo implorò, il suo braccio che si muoveva rabbiosamente sotto di loro. «Sto per venire...», gli disse un momento prima che il cellulare tacesse e, due spinte dopo, l'orgasmo di Brian lo travolse.

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