Tre

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Vorrei poter dire che il liceo abbia qualcosa di interessante da raccontare, ma, nel mio caso almeno, è una noia mortale. Non ho nessun amico nella mia classe, escludendo Peter ovviamente, nonostante ci abbia provato per tutti e 5 gli anni in cui sono stata bloccata in questa maledetta classe. Per qualche anno ci ero anche riuscita, ma le amicizie dopo qualche mese svanivano come un fumo che ti aveva appannato gli occhi. Forse era anche un po' colpa del fatto che mi ostinavo a fare amicizia con persone con le quali non avevo nessun interesse in comune, e per nessuno intendo davvero nessuno. Tutte le amicizie che finivano però lasciavano una sorta di aura piacevole, come una sorta di "sei una bella persona, mi piaci, ma non andiamo d'accordo" non che lo ce lo fossimo mai detti con nessuno, ma era come una frase non detta ma sottointesa. O almeno per me era così.
Durante le lezioni per lo più dormivo o leggevo libri, o giocavo a qualche gioco demenziale scaricato sul telefono mentre aspettavo che Peter, con il suo ordinario ritardo di minimo 20 minuti, entrasse in classe. Non so con quale magheggio fosse riuscito a farsi firmare dalla preside un epr esso che gli permetteva di arrivare in ritardo senza subire note o abbassamento della condotta, più volte gli avevo chuesot come avesse fatto così che potessi farlo anche io, ma mi aveva sempre risposto che se lo avesse fatto qualcun'altro lo avrebbero sgamato e che non potevo farlo. Stronzo. Tra la miriade di ipotesi che mi ero fatta la più sensata era che si fosse scopato la preside. Ma era una vecchia bacucca, non riuscivo a immaginare niente di sessualw che la riguardasse senza volermi cavare gli occhi vomitando. Oh dio che schifo ci sto pensando anche adesso.
Mi salva dai miei pensieri orrendi l'arrivo del cosiddetto scopatore di presidi, che indossando ancora la tuta di stamattina, rigorosamente senza mutande (ma questo lo so solo io, anche se è piuttosto evidente), cerca di entrare in classe il più velocemente possibile salutando tutti e scusandosi per il ritardo con la prof, che lo guarda come al solito con uno sguardo irritato ma ormai rassegnato.
Si fionda sulla sedia accanto alla mia con la foga di un rinoceronte, e non mi degna di uno sguardo finché non si toglie la giacca e la mette sullo schienale della sedia. Ora il suo sguardo è fisso su di me, ed è omicida.
"Dammi le mie mutande" mi dice in un sussurro incazzato.
"Quanto ci hai messo a capirlo?" gli chiedo ridendo sempre sottovoce abbassandomi verso lo zaino per prendere il tesoro raccolto stamattina dalla lampada sul mio comodino.
"Le ho cercate per tutta casa, ho dovuto aspettare che tua madre uscisse con tuo fratello" ora ha uno sguardo ancora più incazzato che mi fa ridere ancora di più "volevo mettermi un paio di mutante di tuo padre" continua "ma poi ho pensato al fatto che erano le mutande di tuo padre...e quindi ho lasciato perdere."
Non riesco più a trattenere la risata che scoppia tutta insieme ad un volume decisamente troppo alto, lo maledico con lo sguardo continuando a ridere sotto i baffi e coprendomi la bocca con la mano, mentre aspetto la tiritera della prof che arriva subito, costingendomi a quitare gli spiriti.
Appena la prof torna a spiegare gli passo le mutande, che si infila prontamente in tasca, senza farsi notare da nessuno, mi ricorda il passaggio di assorbenti tra ragazze, altro che traffico di stupefacenti.
Prima che si possa alzare per andare in bagno però gli metto una mano in tasca, controllando che lo sguardo di nessuno sia rivolto dalla nostra parte gli afferro il suo amichetto che adesso è troppo rilassato per i miei gusti, e inizio a muovere ma mano per farlo raddrizzare come si deve, lui mi guarda tra il divertito e il preoccupato, e la sua faccia diventa presto uno spettacolo di buffositá.
"Lu, ti devi fermare" mi sussurra
"Adesso" insiste.
"Se vuoi tanto che mi fermi perché non mi levi tu la mano?" chiedo in un sussurro al suo orecchio mentre continuo ad accarezzargli l'asta oramai dritta.
Non mi risponde ma chiude gli occhi, la sua faccia si concentra e mi leva la mano con la sua.
"Wow, questo si che è autocontrollo pan, sono fiera di te" rido sotto i baffi notando la sua erezione che oramai è vermante troppo evidente, voglio proprio vedere come andrà adesso in bagno.
Lo vedo mettersi le mani in tasca, prendersi l'erezione a nasconderla nella mano mentre alza l'altra per chiedere alla prof di andare in bagno. Mago del crimine.
Mentre cammina per andare in bagno noto le due ragazze in prima fila girarsi solo per guardare il suo culo, e non posso dar loro torto, ha davvero un sedere spaziale quell'uomo cazzarola.

.........

"Pan sto morendo di fame, ho un buco nello stomaco, non capisco più niente, dammi da mangiare qualcosa, ti prego" ho dimenticato i soldi a casa stamattina e non mangio nulla da ieri sera, grazie al cielo le elezioni sono finite, stiamo uscendo dalla scuola diretti verso non so dove, in realtà seguo Peter e basta, ma continua a non rispondermi.
"Dove stiamo andando comunque?" chiedo ancora, iniziando a irritarmi per la sua assenza di risposte
"Mi stai facendo girare i nervi" metto subito in chiaro "uno: andiamo a mangiare? e due: dove stai andando?"
Mi fermo e aspetto che mi risponda questa volta, non ne posso più, sono stanca le lezioni mi hanno stremata e ho fame, tanta fame.
"Zitta e seguimi, la risposta alla seconda domanda ti darà cibo, promesso" mi duce lui voltandosi verso di me che sono rimasta indietro per puntare i piedi.
Alla parola cibo mi dimentico del nervoso che mi ha fatto venire e lo raggiungo saltellando, ho già detto che ho fame?
"Ho solo dieci euro, non pensare che possa prenderti chissà cosa, anche io devo mangiare"
"Mi va bene qualsiasi cosa lo sai, basta che mangio"
Non sto ben capendo dove mi sta portando, usciti da scuola si è diretto verso la periferia, invece che il solito centro città, viviamo in una piccola città, che conosco abbastanza bene, quindi rimango stupita quando mi ritrovo in una zona mai vista prima, con un piccolo pub con delle lucine natalizie decisamente fuori stagione. "Dove siamo?" chiedo confusa, so che ama fare sorprese ma spero sia un posto tranquillo.
"Un posto maaaaagico" ammicca con lo sguardo e tira su un sorrisino perverso, c'è qualcosa sotto che non quadra me lo sento.
"E..." lo spingo a continuare
"Ti piacerà vedrai, è il posto per te, l'ho scoperto l'altro ieri, te lo volevo fare vedere, è fantastico", lo guardo più attentamente, e noto che è davvero convinto di quello che sta dicendo, e mi fido abbastanza dei suoi gusti, non mi ha mai delusa finora, e se davvero posso avere del cibo sono pronta a dare 5 stelle come recensione, non mi interessa altro.
Ci avviciniamo all'ingresso e una signora bassa sulla cinquantina, con i capelli di un rosso acceso raccolti in una crocchia ci ferma prima che possiamo superare la soglia.
"Ciao caro, bentornato, chi è la tua amica?" chiede a Peter con voce gentile, rivolgendo poi a me uno sguardo scettico
"È un amica, ti puoi fidare di lei, garantisco io" le sorride con aria seria, mi guarda e annuisce, mille ipotesi iniziano a formarsi nella mia testa, immagini di pistole, droghe e prostitute si alternano nella mia testa finché un colpo di tosse di Peter mi fa ricordare che mi devo presentare
"Sono Luce, piacere" le porgo la mano che lei prontamente stringe "
"Piacere cara, io sono zia Ros, benvenuta, qualsiasi cosa succeda qui dentro mi raccomando tienitelo per te, non può uscire da qui dentro" okay allora avevo ragione, sicuramente ci sta qualche droga di mezzo, spero solo non ci siano le pistole, le prostitute non mi dispiaccioji e anche troppo. Guardo Peter confusa e leggermente preoccupata, ma non voglio darlo troppo a vedere, e entro seguendo zia Ros e Peter che mi fanno strada.
La mia pancia brontola, e mi ricordo di quanto in realtà io sia affamata
"Scusa zia Ros, ma per caso avete qualcosa da mangiare? Sto davvero morendo di fame" mi fa strano chiamarla zia, ma se si è presentata così forse è perché vuole essere chiamata così, penso.
"certo cara, adesso ti porto qualcosa"
Siamk entrati in una stanza piccola ma accogliente, tutto è fatto in legno, o quasi, è amo uesta cosa, ci sono diversi divani e delle scale a chiocciola che portano al piano di sopra e una botola sul pavimento semiaperta che fa intravedere altre scale e delle luci colorate.
Ma dove diavolo mi ha portata questo cretino?
"ma dove diavolo mi hai portata?" chiedo sottovoce a Peter avvicinandosi al suo orecchio, non mi sento per niente a mio agio
"mi sento a disagio Pan, è strano sto posto, che cavolo è?" cerco di mostrare noschalanse mentre l'ansia mi assale
"tranquilla, ora ti spiego tutto"
"ora tipo ora, o ora tipo dopo? Non posso aspettare che mi puntino una pistola addosso prima di apere dove sono finita, cazzarola pan." sussurro incazzata e spaventata sempre più piano al suo orecchio.
Una risata mi fa sobbalzare, è scoppiato a ridere, non ci credo.
"ma dove pensi di essere?" continua a ridere "tu sei scema forte"
Lo guardo ridere e mi tranquillizzo un po'.
La zia Ros intanto sta scrievdnk qualcosa sul telefono, poi alza lo sguardo e ci fa segno di andare verso le scale
"volete scendere o salire?" chiede.
Io non so che rispondere, guardo peter e lui tranquillo risponde che vuole scendere.
Avrei decisamemte preferito salire zsemvrava molto più tarwnuillo e sicuro di sopra, ma mi fido di Peter e lo seguo mentre apre la botola e scende con la zia Ros che ci guarda scendere e riprende a scrivere qualcosa sul telefono.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Dec 17, 2020 ⏰

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