Il cortile interno dell'ambasciata era una specie di chiostro ovale, con corridoi coperti lungo tutto il perimetro, balconate che vi si affacciavano dai piani superiori e un gazebo circolare al centro, incastrato tra due gracili querce che sfioravano appena i due metri.
Erianna era seduta su una delle panchine a contorno del gazebo, Ingrid invece era inginocchiata al centro del pavimento mattonato con in mano le chiocciole che aveva raccolto dagli incavi delle decorazioni in ferro battuto. Aspettava pazientemente che uscissero dal proprio guscio e poi le guardava arrampicarsi sulle sue dita e sul braccio lasciando scie bavose e argentate sulla sua pelle.
Le emozioni degli animali, così come le loro menti, non erano complesse come quelle delle persone. Si trattava di sensazioni appena abbozzate, come scarabocchi di bambini in confronto a quadri di artisti. La paura era la più ricorrente, semplice e istintiva, comune e ricorrente.
Eppure le chiocciole non avevano paura di Ingrid.
«Sei strana» commentò Erianna. «Mi piaci.»
Ingrid alzò lo sguardo su di lei e Erianna si vide attraverso i suoi occhi, con le vecchie galosce scolorite ai piedi e una felpa arancione che stava grande persino a lei infilata sopra il pigiama.
«Grazie» rispose con un sorriso. Una chiocciola raggiunse il suo gomito e si infilò sotto la mezza manica della tunica e Ingrid guardò il piccolo bozzo sotto la stoffa risalire fino alla spalla per poi sentire l'animale strisciarle lungo il collo.
Erianna strinse le braccia al petto nascondendo le mani in mezzo ai gomiti. «Tu non senti freddo?»
Questa volta Ingrid non rispose subito. Il suo cervello ripescò dapprima la concezione di temperatura, poi di caldo e freddo, infine la ricollegò alle percezioni corporee. «Sì.» Il tutto era durato qualche frazione di secondo, ma Erianna seguì il processo attentamente.
Era come se il cervello di Ingrid fosse stato in qualche modo riavviato. Non c'erano informazioni mancanti, ma le varie componenti venivano ripescate mano mano che se ne presentava la necessità.
«Sì» ripeté Ingrid, con più convinzione, ma poi la sua attenzione tornò alle chiocciola sul suo collo. La afferrò quando cominciò ad arrampicarlesi sull'orecchio e se la rimise sul polso, vicino alle altre.
«Quanti anni hai?» riprovò Erianna.
«Quasi tre» la risposta fu automatica, come lo era stato il "bonjour", ma questa volta Ingrid si fermò a riflettere sulle proprie parole. «È plausibile che io ne abbia tre?» chiese, suonando incerta per la prima volta.
«Se tu fossi un geco ne avresti 15 o 16. Se fossi una chimera probabilmente un centinaio. Se fossi una mutaforma sarebbe quasi impossibile dirlo.»
«Non sono una mutaforma» affermò Ingrid, l'informazione recuperata da qualche ricordo sgranato. Non disse nulla di gechi e chimere.
«In questo caso ti registreremo come umana fino a prova contraria. Da umana dovresti essere sulla ventina.»
«Registrarmi?»
«Sai dove ti trovi?»
Ingrid si alzò in piedi. Erianna percepì la sua decisione e vide il suo campo visivo sollevarsi, avvicinarsi ad una delle querce e fece scorrere le dita nelle scalanature della corteccia. Lentamente le chiocciole cominciarono a scendere dal suo corpo.
Sapeva dove si trovava? Sapeva qualcosa su questo posto, ma si trattava di sensazioni più che veri e propri ricordi. C'era già stata? O ne aveva solo sentito parlare? Sembrava un posto uscito da una storia o da un racconto, un luogo che aveva immaginato più che visitato realmente.
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D'incanti e d'oblio
FantasyNDA: cercasi lettori critici, voglio i commenti peggiori di cui siete capaci. oOo Una mutaforma con un passato da prostituta. Un geco mannaro che cerca di seguire orme dei genitori. Una sensitiva sempre più estraneata dal mondo. Un fuoco fatuo che h...