Capitolo 3

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E ad un tratto i suoi occhi si aprono, permettendo ai raggi solari di penetrare tra le sue ciglia bionde ed illuminarle le iridi azzurre. Non esiste niente che il Sole non possa riaccendere e pare capirlo anche lei perché si solleva sulle braccia e mi fa un sorriso:
"Mi ricordo di te"
Sono disteso al suo fianco.
La mia presenza non sembra disturbarla.
Le sorrido anche io.
"Non so come ringraziarti"
"Ho fatto solo il mio dovere" mi limito a dire, mentre mi si avvicina come il gatto col topo.
Il suo comportamento é strano e confidenziale.
Forse sono io che sto travisando ma é come se effettivamente ci stesse provando.
"Sai che sei davvero un bel tipo?"
Mi sfiora le labbra con un indice, avvicinandosi ancora di più.
Non posso fare a meno di notare quanto sia bella e di quanto sia inadatto il desiderio che sto sentendo crescere.
"Non avere paura" mi dice.
"Puoi toccarmi"
Mr.Jack si sta elevando in tutta la sua grandezza.
Mi afferra la mano e la porta sul suo seno destro, gemendo mentre glielo palpo.
A quel punto non resisto più e la bacio:
Le nostre lingue giocano, danzano e sono in perfetta simbiosi.
Mi posiziono sopra di lei.
Sobbalzo letteralmente, risvegliandomi dal mio sogno.
Sono sudato ed il cuore mi batte forte.
Ma che cazzo di sogni ti fai Izi?
Sarà che non scopi da un pò.
Sono le 5 del mattino e sono accovacciato sul pavimento, vicino al letto con la ragazza.
Ho un cuscino sotto la testa che mi ha dato Charlie per la notte.
Il genio del male ha deciso di prendersi il divano e dato che é casa sua e rischierei di 'prendermi il dito con tutta la mano' ho dovuto restare in silenzio e prepararmi mentalmente ai dolori alla schiena che avrei avuto l'indomani.
Ed avevo proprio ragione:
Mi alzo, barcollando, sempre più consapevole che se facessi una domanda di invalidità, adesso, vedendomi solamente, la accetterebbero.
"Dove sono?
Mi pietrifico.
Si è svegliata, per davvero.
"A casa di un mio amico"
Mi gratto la nunca, nervoso.
Cosa bisogna dire in questi casi?
"Cosa ci faccio qui? Chi sei?" chiede.
Non ricorda niente?
Si guarda poi i vestiti stracciati ed inizia a tremare:
deve appena aver razionalizzato il tutto.
"C-ci siamo conosciuti ieri io e te, vero?"
Annuisco.
"Io...io...pensavo fosse stato un incubo ma...ma... sento ancora il loro odore addosso"
Balbetta, coprendosi la faccia.
"Vuoi che ti chiami qualcuno?" chiedo, cauto.
"Nono, lascia perdere..."
La sua voce sembra un lamento.
"Un familiare, un amico...?" insisto.
E' possibile che non abbia davvero nessuno su cui contare?
Un'altra persona sbagliata nata sul pianeta sbagliato come me?
"Voglio solo farmi una doccia" si leva le mani dal viso e mi osserva con due occhioni ricolmi di lacrime ed é come se qualcosa mi si spezzasse dentro.
"Posso?"
Annuisco, indicandole il bagno.
"E' sulla destra"
Prova ad alzarsi e per poco non cade al pavimento, si mantiene al comodino con fatica:
"Merda" impreca.
Deve sentire parecchio dolore:
I tagli sulle sue gambe sono arrossati.
"Lascia che...lascia che ti aiuti"
Mi sento così impacciato, un tronco di legno messo lì per caso.
Mi avvicino ma appena cerco di sfiorarla la vedo allontanarsi di scatto, impaurita:
"Grazie mille ma ce la faccio"
Mi da le spalle, traballando, fin a quando non raggiunge il bagno e mi fissa un'ultima volta, prima di chiudere la porta.
Sospiro.
Ho bisogno di una sigaretta.
Prendo il mio pacchetto dalla tasca del giubbotto ma le Marlboro sono zuppe d'acqua e quindi completamente inutilizzabili.
Ora come cazzo li calmo i demoni che mi tormentano?
Le persone come me non trovano mai pace e soffrono, passando la vita a cercare di ammortire l'impatto che hanno le cose su di loro perché sentono più di quel che dovrebbero sentire e vedono ciò che non dovrebbero vedere.
Sono un fottuto complessato emotivo ed é tutta colpa di questo gioco sporco a cui ho dovuto sottostare; nella mia vita mi sono sempre sentito come un pacco postale, un qualcosa da regalare o restituire.
Ed io sono quasi morto per questo ma quella... é un'altra storia ed io non sono bravo con le storie, al massimo a scrivere pezzi.
Afferro il cellulare,nuovo messaggio:
"Ci vediamo alle 11 in studio.
P.s tagliati quel baffetto da porno attore che non hai né le possibilità per farlo né le quantitá ;) ."
-Charlie"
"Tua madre non si é mai lamentata" digito velocemente, con un sorrisetto divertito sul volto.
"😱 C'é qualcosa che non so? Devo chiamarti papà?"
Scoppio a ridere difronte alla sua risposta idiota e mi limito ad inviargli un "🖕".
Spengo il cellulare e decido di rivestirmi:
Il jeans é ancora un pò umido ma fottesega.
Mi farei una doccia ma la signorina ancora non é uscita e pensandoci sto iniziando a preoccuparmi.
Mi siedo sul letto, ancora a torso nudo, incerto sul da farsi.
É quando sento un tonfo che mi precipito da lei senza pensarci.
"Hei, tutto bene?"
Busso.
Non mi risponde ma la sento piangere dall'altro lato.
"Senti, hai bisogno di qualcosa?"
Muovo la maniglia e noto che la porta é aperta.
Che faccio entro?
Entro.
La trovo in accappatoio, appoggiata al muro, i capelli sono sciolti e bagnati.
"Guarda qui"
Si scopre la spalla, lasciando uscire fuori un grosso ematoma.
Rabbrividisco.
Quei bastardi devono averla tirata da dietro, ieri sera.
"Posso?"
Le chiedo di sedermi al suo fianco e lei annuisce.
"Basta che non mi tocchi"
"Stamattina mi sono svegliata ed ho scoperto di avere paura di essere toccata dalle persone, incredibile no?"
Ride ma senza allegria.
"Mi dispiace di averti messo in questa situazione"
La fisso, a bocca aperta:
Si sta davvero scusando per essere stata stuprata?
"Aspetta...cosa?"
"Non é mica colpa tua"
"Non sai nemmeno perché ero lì..." ribatte, scuotendo la testa.
"É vero, non lo so...ma comunque non é stata colpa tua" faccio una pausa.
"Nessuno si cerca o merita una cosa del genere" dico in fine e come se avesse preso la scossa si volta di scatto e mi fissa.
Le lacrime di prima le illuminano ancora gli angoli degli occhi come se fossero gocce di rugiada, pronte a cancellare l'arido del mondo.
"Non so cosa fare" ammette.
Tira su col naso.
"Senti, ti andrebbe di venire con me? Così magari facciamo anche colazione"
Sussulta, colpita dalla mia domanda.
"Cosa?"
"Colazione, io e te"
"Perchè?"
"Perché sono diabetico ed ho bisogno di una buona..."
Mi interrompe:
"No intendo, perchè sei gentile con me se non mi conosci nemmeno"
"Come ti chiami?" Chiedo.
"Camille" risponde, aspettando che io continui.
"Bene Camille io sono Diego"
"Ora andiamo a fare colazione"
Mi sorride debolmente ed il volto le si illumina per un momento.
"Ti basta questo?"
"Mi basta questo" le sorrido anche io.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Mar 12, 2019 ⏰

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