Chapter two- Central Park

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Se qualcuno gli avesse chiesto per quale motivo, da quando abitava in America, avesse cominciato ad apprezzare i parchi così tanto, Jungkook avrebbe avuto diverse difficoltà a rispondere.

Nel posto dove era nato, il verde non era mai mancato. Ricordava, nei suoi primi anni, le prese in giro nei confronti di sua madre, che sembrava tenere alla sua bouganville più di quanto tenesse a lui, a volte. Lui di sicuro non aveva ereditato quel talento, non riusciva a far crescere nemmeno un filo d'erba. Mentre, però, quel giorno a Central Park, camminava dietro ad un ragazzo conosciuto letteralmente quel giorno, pensava che qualunque pianta avrebbe desiderato venire curata anche da lui, totalmente negato anche nella più elementare forma di giardinaggio, se poi sarebbe servito ad essere sfiorata dallo sguardo di Taeyhung.

Quel ragazzo sembrava non averne mai abbastanza di guardarsi intorno. Lo stava costringendo a camminare senza fermarsi mai da almeno mezz'ora, la sua attenzione rubata ora da questo, ora da quel particolare di quel posto che attirava in un'altra dimensione anche chi lo frequentava ogni giorno, Jungkook doveva ammetterlo. Sembrava che Taehyung ne fosse stato rapito del tutto: si era quasi dimenticato di essere in compagnia, ma all'altro bastava guardarlo ridere come un bambino anche per una fiore un po' sporgente rispetto all'arbusto. Quanti altri lati di sé doveva ancora mostrargli? Si chiese Jungkook, quando lo vide sfiorare appena la corteccia di un albero con una delicatezza che non gli aveva ancora mai visto. Aveva visto il maleducato irriverente di quella mattina - le braccia gli dolevano ancora appena, ricordo della forza che aveva dovuto usare per aggrapparsi ai maniglioni della metro e non finire sballottato di qua e di là come una bambola di pezza. Aveva visto l'adorabile ragazzo che si stava facendo conquistare da Central Park come un bambino davanti ad un giocattolo nuovo. Poi, al museo, aveva visto ... Non lo sapeva, ma sospettava che il vero Taehyung fosse quello, e segretamente ne era quasi felice, dato che era stata quella parte di lui che lo aveva fatto sentire un po' strano. Diverso.

Affrontare l'irriverenza lo rendeva nervoso, e impaziente di andarsene. Scorgere l'entusiasmo puramente infantile che certi adulti non perdevano mai nel fare e vedere ciò che amavano, lo riempiva di tenerezza. Parlare con Taehyung al museo un'ora prima lo aveva reso quasi elettrico. Per una volta, non era riuscito ad immaginare nulla su ciò che stava per succedere, e questo, contrariamente alle sue aspettative, invece di agitarlo, lo rendeva come un liceale la notte prima degli esami.

-Jungkook? - non appena il ragazzo si riscosse dai suoi pensieri, vide l'altro fissarlo interrogativo. Taehyung si era fermato nel centro di uno spiazzale al centro del quale troneggiava un'imponente fontana, magari un monumento, sicuramente uno del quale lui non ricordava mai il nome. Quello calcò più a fondo il cappello in testa, in un gesto fluido che gli sembrò tutt'uno con l'acqua che scrosciava dietro di lui. -Ci sei? -.

Io ci sono, avrebbe voluto rispondere Jungkook. Tu mi sa di no. E forse è un bene, perché non so se riuscirei a guardare ancora in faccia il tuo essere che mi fa venir voglia di scappare via e rimanere inchiodato davanti a te nello stesso momento. -Sì, ci sono- rispose piano, quasi a riprendere confidenza con la realtà che per un attimo gli era scivolata da sotto i piedi.

L'altro sorrise appena. -Questo posto è bellissimo- indicò con un ampio gesto tutto ciò che li circondava -ti sono grato per avermelo fatto conoscere. Un po' meno per il fatto che io volevo venire qui anche per conoscere te. - il sorriso che aveva appena iniziato a curvare verso l'alto le labbra di Jungkook morì in fretta. -Se proprio ci tieni, andiamo- gli indicò con un cenno del capo uno dei sentieri tra l'erba che era solito percorrere quando era solo, leggermente distante dal passeggio che avevano seguito fino a quel momento. Si avviò per primo, senza controllare se l'altro lo stava seguendo, con una spavalderia che sperava di mantenere permanentemente.

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