Melancholy

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Mi svegliai la mattina successiva con i medesimi pensieri perpetui della sera precedente.

Aprii le palpebre con lampante astrusità e la prima cosa che scorsero i miei occhi furono i flebili raggi del sole che attraversavano cautamente le fessure delle persiane. Dalla bassa intensità della luminosità dedussi che era in arrivo il maltempo.

Mi voltai verso il comodino, afferrando con problematicità la sveglia digitale che segnava le nove e trentasette.

Solo dopo essermi stropicciata gli occhi ancora umidi di lacrime mi voltai in posizione supina, rivolgendo il capo verso il soffitto, percependo un dolente mal di testa che si estendeva sin sopra la palpebra destra.

Alzandomi, con l'intento di prendere un'aspirina, inciampai goffamente nella valigia magenta che avevo pigramente riempito con una serie progressiva di abbozzati movimenti la sera precedente.

*Sei orribile*  furono i primi due vocaboli che mi vennero in mente scrutando spaventosamente il mio volto sciupato riflesso nello specchio, il quale era posizionato sulla sommità della mia scrivania d'acero.

Non fui lasciata a lungo nella mia silente contemplazione.

Inconsciamente il mio sguardo sommesso e crucciato si adagiò sui fitti fogli lattei che avevo deposto nell'unico angolino libero ed ordinato adiacente al computer.

Mossa da una stretta fulminea allo stomaco, presi in mano le pagine bianche e scrutai tra le scritte nere corvino il sogno di una vita.

Erano passate solamente poche settimane dall'imprevedibile notizia.

Eppure, essere venuta a conoscenza dopo mesi di preghiere sussurrate e speranze sfumate, della mia ammissione ad una delle università di biologia marina più influenti al mondo, mi sembrò una visione onirica.

Il biglietto aereo sospeso sulla lavagnetta di sughero e fermato da una bulletta dorata sull'angolo sinistro mi fissava ininterrottamente da giorni, ore, minuti. Ed era così inteso il suo sguardo astratto da scalfirmi le pareti dello stomaco ogni volta che mi trovavo nel suo raggio.

Hawai'i Institute of Marine Biology.

Hawai'i Institute of Marine Biology.

Hawai'i Institute of Marine Biology.

L'istituto di Biologia Marina era composto da un armonioso incontro tra studenti di molteplici età e ragazzi di nazionalità ignote alla mia persona, provenienti da remoti angoli celati sul globo terrestre.

Non mi ero mai separata dalla sconfinata superficie norvegese, né tantomeno avevo un'intuizione di quanto fossero lucenti i granelli di sabbia aurea sotto i fasci luminosi di luce o quanto fosse folgorante l'acqua cristallina e salmastra del Pacifico.

L'attesa dell'imminente partenza aveva un duplice volto, eterna e celere simultaneamente.

Avevo eseguito incessanti ricerche per giorni interi, rendendomi conto che le condizioni termiche delle isole statunitensi non erano neanche lontanamente comparabili a quelle delle Lofoten.

Probabilmente su quelle spiagge non possedevano neppure approssimativamente l'idea di quanto fosse bianca, friabile e morbida la neve della mia terra.

Non immaginavano quanto fossero scaltre e scattanti le volpi, con il loro manto ruggine e le lievi striature amaranto. Neppure vagamente, forse in qualche cartolina, avevano mai ammirato lo spettacolo delle balene che con la loro ciclopica coda spruzzavano l'acqua salmastra nell'atmosfera glaciale.

Ma io, che ero cresciuta tra sentieri impervi e alberate montagne boschive, non riuscivo ad immaginare il mio esile corpo lentigginoso sciogliersi sotto il sole cocente.

Io, che adoravo tanto il sole di mezzanotte e l'aurora, le stelle brillanti e floreali che adornavano i cieli zaffiro con luci sfavillanti, chissà se mai avrei trovato un panorama emozionante e sconvolgente come quello della mia terra.

Mi vestii con somma svogliatezza, e riposi i documenti necessari nel mio zaino sgualcito.

Con andatura a mo' di bradipo, scesi i gradini uno ad uno, trascinando le scarpe quasi come se pesassero il quadruplo della mia sagoma gracile.

«Papà, son pronta. Andiamo». La mia voce assunse una nuance quasi radiosa.

Mi scostai la ciocca di capelli dalla fronte, lasciandomela accarezzare dalle vellutate labbra di mio padre, che le sfiorò con un bacio.

«Sali in macchina» disse prendendo con energia il mio ponderoso bagaglio. 







Fuoco🔥

Ciao miei dolci lettori! Se siete arrivati sin qua, stringete ancora un attimino i denti e portate pazienza.

Son consapevole che questa intro, lunga e interminabile, vi abbia stancati peggio di una lezione di diritto amministrativo. Eh, credetemi, diritto amministrativo è pesante quanto un elefante africano (ma non bello quanto lui).

Quindi, grazie di cuore. Vi meritate un sacco di pizza. Che gusto preferite? 🍕

Baci e abbracci,

Stige 💌


Come danzano le ondeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora