Capitolo 2.

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Artemide era invocata dalle donne al momento del parto; a lei sacrificavano le fanciulle prima del matrimonio e gli efebi le offrivano le loro chiome

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Artemide era invocata dalle donne al momento del parto; a lei sacrificavano le fanciulle prima del matrimonio e gli efebi le offrivano le loro chiome. Legata alla natura selvaggia - le erano sacri anche i fiumi e le fonti - cioè a una sfera opposta a quella dell'esistenza quotidiana, e connessa a momenti di crisi dell'esistenza individuale (nascita, morte, nozze, ingresso nell'età adulta), rappresentava nella sua stessa figura di dea vergine la particolare condizione esistenziale che precede la maturità.

«Artemide»

Sento un tocco leggero passarmi sulla guancia.
«Artemide, sveglia che siamo arrivati» La voce di mia madre arriva leggermente ovatta, ma appena socchiudo gli occhi trovo il suo sguardo sorridente.

Richiudo istintivamente gli occhi per la troppa luce proveniente dal finestrino della macchina, caccio uno sbadiglio e mi costringo ad aprire definitivamente le palpebre.
Alzo la testa dal sedile della macchina e mi osservo intorno. Fa abbastanza caldo e, guardando sul cruscotto della macchina, noto che sono quasi le cinque di pomeriggio.

Mi dipingo sul viso un'espressione confusa: non dovrebbe essere così tardi.
«Abbiamo scaricato noi la roba, e ti abbiamo lasciato dormire un po': sembravi distrutta.» Mi spiega mio padre, osservando la mia espressione con un cipiglio divertito.

«Adesso che è sveglia, può alzare il culo e darci una mano» Si lamenta Tom, prendendo dal baule l'ennesimo pacco, alzo gli occhi al cielo e chiedo agli dei di darmi le forza per potermi alzare.

Sbuffo una decina di volte prima di girare il busto e lanciarmi fuori dalla macchina. Ci metto qualche secondo ad ambientarmi al terreno, e per poco non vado a finire con il sedere dritto per terra da quanto sono stanca.

Grugnisco qualche parola che nemmeno io capisco e mi avvicino al baule aperto della macchina.
Da qua noto l'Hotel in cui alloggeremo per la sera e devo alzare lo sguardo per vederne la cima.

«Dove state portando i pacchi?» Chiedo ad Alex, siccome è la prima persona che noto, con voce impastata dal sonno.

«Li stiamo mettendo nei camion, così che quelli dell'agenzia possano scaricare tutto una volta arrivati a casa.» Mi risponde con una scrollata di spalle, indicando i due camion bianchi posteggiati dall'altro lato della strada sorridendomi.

Annuisco senza dire nulla e mi accingo a prendere uno degli ultimi scatoloni rimasti.

Protendo le mani verso una scatola e la sollevo.
«Porca troia!» Sibilo senza fiato: lo scatolone deve contenere un obelisco, altrimenti non mi spiego il suo peso eccessivo.
È troppo pesante perfino per appoggiarlo a terra.

La mia famiglia si gira di scatto a guardarmi e Peter si dipinge un'espressione divertita in volto, mentre Tom non esita a scoppiare a ridere.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Aug 05, 2022 ⏰

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