Capitolo 4 - His voice (parte 1)

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Mi ha portata in giro per ore.
Senza parlare, fiatare o emettere alcun suono, ha solo camminato.
L'accademia era enorme.
C'era un enorme mensa con tavoli lavorati in legno, tazze e teiere in ceramica decorata con disegni di ogni genere.
Ho visitato anche un enorme sala piena di strumenti mai visti prima, c'erano grandissime pile di spartiti e testi sparpagliati ovunque.
C'era anche una stanza chiusa, aveva una porta bianca con su disegnata una figura femminile di spalle, dai capelli rossi, era circondata da rose.
A questo punto notai una cosa, Kirishima guardò la porta di sottecchi e fece una smorfia di tristezza e nostalgia.
O almeno così l'ho interpretata.
Non credo mi abbia mostrato tutto il territorio appertenente alla scuola.
Ho notato che era più depresso dopo aver incrociato quella porta... no.
Non depresso, depresso non è la parola adatta.
Era confuso... come se fosse pieno di pensieri.
Mi ha lasciato alla mensa senza parlare, ed è ritornato ai dormitori.
Sono da sola, a pensare, cerco di trovare un modo per capire cosa fosse passato per la sua testa in quell'attimo.
Sono immersa nei pensieri, ed i rumori esterni mi tornano ovattati mentre fisso il nulla.
Sento qualcosa scivolarmi lungo la spalla, sbatto le palpebre come se mi stessi bruscamente svegliando da un sogno, e mi volto.
Incontro quei capelli indinstinguibili, è Inukai.

"Hey, ho notato che eri sola al tavolo, ed ho pensato di chiacchierare un po', va tutto bene?"

La guardo incredula mentre mantiene due frappè, uno alla fragola ed uno ai mirtilli.

Mi porge quello ai mirtilli e accenna un sorriso, e ricordo che dovevo darle qualcosa.

Faccio cenno di sì con la testa, per intendere che è tutto okay, non voglio farla preoccupare, e infilo la mano in tasca, afferro il choker e glielo porgo.

"È tuo questo?" Le chiedo.

Lei lo afferra, lo stringe e sorridendo leggermente annuisce.

Sposta leggermente una sedia, per fare spazio alle gambe mentre si siede.

"Ho saputo che Leo, ti ha fatto fare un giro per tutto la scuola, com'è stato?"

Mi indispettisco un poco, ho notato un dettaglio nel suo modo di parlare di lui.
Rivolge sempre gli occhi verso il basso con un sorrisetto stanco e nostalgico.

"Leo? Perchè lo chiami per nome?"

*Nota dell'autore, in giappone si chiamano le persone col loro nome solo se si è molto affezzionati o se si ha molta confidenZa con quella persona.
Quindi state zitti e chiamatemi col cognome.

"Sai com'è... lui è stato un mio vecchio... amico. Ti posso giurare che lui in realtà non è come si è mostrato a te, è solo che in questi giorni... gli ultimi eventi... lo hanno colpito, molto duramente."

Il sorrisetto stanco si fa sempre più marcato, ma questa volta mi guarda neglio occhi, una ciocca copre copre il suo occhio destro.

Con un movimento lento e delicato, muovo la ciocca dietro al suo orecchio, e poso il mio palmo sulla sua guancia, ipnotizzata dai suoi occhi e la sua pelle.

"Eh...? Cos-"

Ritorno in me, ritraggo di scatto la mano ed arrossisco come non mai, mi alzo ed impanicata cerco di scusarmi, dopodichè esco dalla mensa e mi dirigo verso i dormitori.

Sulla strada per i dormitori c'è un piccolo sentiero con alberi e parchetti, ormai è già notte fonda.

Controllo l'orario, sono ancora le sette, eppure sembra che sia già calata la mezzanotte.

La luna illumina gli alberi, che producono ombre che a loro volta sono mitigate dalla luce dei lampioni, mi mette tristezza questa luce.

È tutto molto silenzioso, non si sente quasi nulla, solo alcuni rumori ovattati che provengono dalle sale prove.

Sento... come se gli alberi mi stessero chiamando, in tutto quel silenzio.

Sento dei passi alla mia sinistra, e noto che dall'altra parte del sentiero c'è un minuscolo anfiteatro, di circa tre metri cubi.

C'è solo una figura, un ragazzo.

Ha una chitarra classica in mano, lo sento schiarirsi la voce, tossire per liberarla.

Inizia a suonare, non riesco a vedere bene chi è, lì non arriva la luce dei lampioni.

"Goodbye to my Santamonica Dream..." la sua voce... è spezzata, come se avesse pianto ed urlato a squarciagola pochi minuti prima.

"Fifteen kids in the backyard drinking wine" le corde della chitarra vengono toccate delicatamente e lentamente.

"You tell me stories of the sea... and the ones we left... behind" l'ultima parola ha ostentato a pronunciarla.

Finita la strofa si alza e accarezza il volto con la manica della felpa, sta... piangendo.

Lo vedo camminare verso il sentiero illuminato.

La luce gli colpisce il volto, è Kirishima.

Sento... di aver visto qualcosa che non avrei dovuto vedere.



La canzone cantata da Leo in questo capitolo è "Santa Monica Dream" by Angus & Julia Stone.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jul 14, 2019 ⏰

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