IV

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Da quando il gruppo si era sciolto me lo avevano fatto notare tutti, il mio modo di posare era diventato algido, ma questo stranamente piaceva ai fotografi. Il mio sguardo era tagliente e le mie espressioni distese ma dure, questo aveva fatto dilagare ancora di più la mia fama come modello diventando uno dei più richiesti al mondo.

Per questo mi ero sorpreso di sapere di essere stato richiesto da Mastermind e ovviamente le motivazioni erano comprensibili ma non per questo accettabili. Yoongi aveva avuto la faccia tosta di mettermi un impegno imprevisto dopo quello che era successo tra noi. Questo gesto sminuiva il nostro rapporto a semplice professionalità e questo non faceva che intristirmi ulteriormente. Feci il mio lavoro in modo impeccabile come al solito e me ne andai. Per tutto il tempo ero rimasto in silenzio mentre la mia testa si riempiva di parole, rimbombavano, mi stordivano, un flusso intenso di pensieri che volevo zittire a tutti i costi. Tornai a casa dopo il photoshoot per Yves Saint Laurent. Arrivai distrutto e la prima cosa che feci fu prendere dell'alcol e buttarlo giù a secco.

Non ricordo quanto tempo fosse passato avevo bevuto troppo e la mia memoria era annebbiata. Nella foschia del mio sguardo scorsi una figura davanti a me semi illuminata dalla luce della luna che veniva dalla finestra nella casa per il resto totalmente buia. Cercai di mettere a fuoco ma non importava molto chi fosse e cosa volesse, in quel momento non mi importava di nulla volevo solo affogare nel profondo del mio dolore. Prima di assopirmi cullato dai fumi dell'alcol potei sentire solo una voce familiare rivolgermi poche parole.

''Perchè ti riduci così''

Mi svegliai il giorno dopo con un mal di testa atroce, non provai nemmeno a muovere la testa tutto vorticava già stando fermo, cercai di aprire un occhio giusto per vedere se fossi ancora vivo. Davanti a me sul comodino un bicchiere di acqua e un'aspirina. Probabilmente il mio manager era entrato con le doppie chiavi quando non avevo risposto alle sue chiamate. Rimasi steso ancora un po' i raggi del sole solitamente così dolci e rassicuranti ora non facevano che trafiggermi con stilettate agli occhi. Sospirai e ritornai con la memoria alla sera precedente. Che fosse stata solo la mia mente a giocarmi un brutto scherzo. Forse quello che avevo sentito era stata solo la voce della mia coscienza che avevo nuovamente deluso con il mio comportamento autodistruttivo.

Cercai di riprendermi il prima possibile non potevo buttare un'intera giornata. Non me lo potevo assolutamente permettere anche se erano più le volte che avrebbe preferito nascondersi dai propri doveri e impegni rispetto alle volte che aveva piacere nel prendervi parte.

Mi preparai il più in fretta possibile e con un certo ritardo raggiunsi l'agenzia. Arrivato mi diressi subito verso lo studio del mio manager sperando di distrarmi dal mio stesso dolore, arrivato davanti la porta aprii senza bussare cercando subito di scusarmi per la mia mancata professionalità ma alzando lo sguardo le parole mi morirono in bocca. Davanti a me Yoongi. Era in piedi con la mascherina nera rigida e i capelli lunghi a coprirgli quasi completamente il volto, una leggera camicia bianca e dei pantaloni neri a sigaretta. Come sempre guardarlo mi rapiva. Gli occhi di Yoongi non lasciavano trasparire nessuna sorpresa, anzi a dire il vero non lasciavano trasparire nessuna emozione.

Il manager mi stava parlando ma semplicemente le parole non mi arrivavano alle orecchie, mi avvicinai lentamente al più grande risaltando i centimetri di differenza con la mia vicinanza e gli dissi tra i denti ''cosa ci fai qui?''. Lui dal canto suo non fece altro che sostenere lo sguardo per un po' per poi rivolgersi al manager ''ora è meglio che vada devo lavorare'' prima che riuscisse a dileguarsi gli afferrai un polso. Il suo sguardo di nuovo rivolto verso di me era vacuo. Mi guardava come si guarda uno sconosciuto. Quegli occhi gelidi e taglienti mi avevano paralizzato, non sapevo più cosa dire e lasciai la presa vedendolo sparire dietro alla porta.

Yoongi di nuovo mi aveva ferito. Anche se avevo cercato di crearmi una solida barriera contro l'esterno lui era riuscito di nuovo a farmi male, come solo lui poteva fare. Non era mai finita per me. Non riuscivo proprio a lasciarlo andare e anche se ne ero consapevole ogni volta lo lasciavo scappare via. Dovevo fare qualcosa. Non posso più vivere in questo limbo.

Presi il telefono per cercare un numero, anche se lo sapevo a memoria non avrei voluto sbagliare nella foga. Lasciai squillare qualche secondo, quando mi rispose finalmente dissi

''Namjoon-hyung, mi devi aiutare''


angolo autrice: 

quello nella foto è Yoongi nel loro incontro di solito non mi piace usare loro outfit esistenti ma questo airport outfit mi aveva distrutta già 1 anno fa e volevo metterlo da qualche parte così eccolo qui. Comunque spero vi piaccia anche se è una storia un po' dolorosa. Giuro non sarà drammatica quindi non preoccupatevi, spero continuiate a seguirla con interesse, buona serata a tutti.

AddictiveWhere stories live. Discover now