Aveva capelli più lunghi di chiunque altro, al Chez Paree, una lunga chioma scura e lucente trattenuta da due trecce ai lati della testa e poi lasciata libera sulla schiena, giù, fino a lambirle i fianchi stretti.
Indossava scarpe color crema da ballerina, il cinturino assicurato intorno alla caviglia e tacchi non troppo alti che ticchettavano in giro per il locale e dietro le quinte, prima dello spettacolo.
Aveva gambe lunghe e aggraziate, muscolose, longilinee, aveva curve acerbe e braccia sottili, seno quasi inesistente sotto la sottile stoffa del costume di scena.
Sei quasi sul palco, la avvertiva il presentatore signor Balzac, ogni sera allo stesso modo, accompagnando la frase con una leggera carezza alla spalla di lei.
E lei in risposta sorrideva con attenzione, moderando gesti e azioni come si conviene a una ragazza beneducata.
Davanti allo specchio illuminato truccava gli occhi con una sottile linea di kajal, dipingeva le labbra di un rosso acceso, indossava maniche orlate di pizzo e perle con estrema lentezza, come seguendo le fasi di un rito propiziatorio.
Occhi indiscreti e sguardi incuriositi, ogni sera riprovava le fasi centrali del suo spettacolo, sicura che nulla sarebbe andato storto ma troppo innamorata della perfezione per trascurare l'allenamento.
Tendeva le punte dei piedi, allungava i muscoli della schiena, piegava ginocchia, gomiti e articolazioni tutte, si lisciava la gonna del body color crema che le lasciava scoperte le gambe. Nessuna signora avrebbe mai approvato quell'abbigliamento succinto, ma lei era una donna di spettacolo, nessuno l'avrebbe mai condannata per questo.
Ogni tanto si ritrovava a pensare che, in fondo, le sarebbe piaciuto essere una ragazza normale: indossare abiti lunghi, acconciarsi i capelli in chignon eleganti, partecipare alle attività del quartiere e preparare torte di mele a marito e figli.
Questo non sarebbe mai successo, lei era una donna di spettacolo, nessuno l'avrebbe mai corteggiata con serie intenzioni a causa di questo.
Nemmeno ricordava quali circostanze l'avevano portata a intraprendere quella singolare carriera; aveva ricordi confusi della sua infanzia, trascorsa nei bassifondi della città insieme a una madre abbandonata dal marito. Si divertiva a fingere di essere una principessa, Cenerentola magari, oppure una ballerina francese, e così piroettava sulle punte delle sue scarpe bucate nei vicoli sotto casa immaginando che una federa legata in vita fosse il tutù e una ghirlanda di fiori la coroncina.
Poi sua madre si era ammalata, e questo lo ricordava bene. Ma come ci era arrivata, a lavorare prima nei circhi itineranti e poi al Chez Paree, proprio non lo sapeva. Era sempre stata capace di toccarsi le dita dei piedi con le mani tenendo le gambe tese e di afferrarsi i polpacci piegando la schiena all'indietro, forse qualcuno l'aveva notata, o semplicemente aveva domandato lei stessa a uno di quei circhi se poteva unirsi a loro, sognando forse le luci della ribalta.
Perché lo spettacolo era ciò che desiderava, giusto?
Ti piacciono le luci del palco? chiese una ragazzina con tono timido e impacciato. Se ne stava semi nascosta dietro a un tendaggio, osservandola con occhi pieni di sogni e ammirazione.
Sono le ragioni della mia vita. le rispose lei, aprendosi in un sorriso sincero. Con una bambina poteva anche arrischiarsi a tanto.
Un giorno voglio diventare come te. ribatté la piccola, stringendo la stoffa di velluto rosso tra le dita paffute.
Barbara Blaine aveva un viso dai lineamenti aristocratici e un corpo che si poteva piegare in ogni posizione. Sul suo palco si contorceva meravigliando il pubblico e facendo innamorare del suo talento ragazze di ogni età, e mentre si esibiva osservava ognuna di quelle ragazze, sognando le loro vite.
STAI LEGGENDO
Persone
General FictionStorie brevi, storie di persone, storie diverse. best: #429 in Short Story - 13/11/2017