Coca Cola

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Andare a caccia di ricordi non è un bell'affare. Quelli belli non li puoi catturare e quelli brutti non li puoi uccidere.
                               -Giorgio Faletti

Pov. Ariel
Un'altra giornata afosa,un'altra giornata passata sul campo da gioco.
Kyle e Tobias,i due più grandi del gruppo,erano ancora a lavoro nel magazzino poco fuori la città.
Era un paio d'anni che avevano messo la testa apposto soprattutto Tobias che divenne padre di una bellissima principessa.
Non la vedeva spesso perché la madre,Lola,non voleva più aver a che fare con il ragazzo dagli occhi di ghiaccio. Non lo dava a vedere ma sotto quel sorriso costante vi era un'anima stanca. Lo avevo visto piangere solo una volta,quando gli fu negato di vedere la piccola il giorno del suo compleanno.
Kyle era forse l'unico che lo conosceva realmente,l'unico che aveva scavato più a fondo dove la carne era viva.

David guardò l'orologio mentre sbuffando si tolse un ricciolo che gli ricadde sugli occhi coprendogli la vista.
Giocherellai con il bicchiere di vetro,vuoto per metà di coca cola ghiacciata,e sospirai scivolando sulla sedia in legno del locale.

"Oggi verrà." Presi un sorso della bevanda che mi rinfrescò la gola.
I suoi occhi calamitarono nei miei e le sue mani strinsero la bottiglia di birra lasciando poi comparire un piccolo sorriso.

"Ne sei sicura?" Chiese con nota sarcastica.

"Si."

"Com..." Lo bloccai alzando una mano e la sua bocca si richiuse velocemente socchiudendo gli occhi.

"Lo so e basta." Il ghiaccio ormai giaceva sul fondo del bicchiere insieme allo spicchio di limone.
Era passato molto tempo da quei pomeriggi solari,da quelle sedute corrosive.
Era passato molto tempo da quando non ci sedevamo più su queste sedie foderate da un cuscino in pelle bordeaux. Quei cuscini che quando faceva caldo ti si attaccavano alla pelle come se volessero mischiarsi al tuo essere.

Quei bicchieri un po' sbeccati ai quali dovevi fare attenzione per non tagliarti,Simon e il suo amore per le canzoni anni ottanta,l'odore di legno che impregnava il piccolo locale,le foto che racchiudevano una storia che in pochi,se non noi del quartiere,conoscevamo.

Era rimasto tutto uguale,non era cambiato nulla ed una stretta al cuore mi fece soffocare e le ferite ripresero a sanguinare copiosamente.

"Alza il culo Bella,si va in campo." David mi porse la mano sorridente e dopo aver pagato uscimmo.

I ragazzi si erano riuniti e dopo qualche battuta sulla giornata lavorativa si scaldarono per formare le squadre.
Christopher,Tobias,Mike e Nicolas contro Levis,David,Kyle.
Gli occhi di tutti erano puntati sulla mia figura e con attenti studiavano ogni mio movimento.
Lanciai la palla in aria e con scatto felino David la prese stringendola gelosamente tra le braccia muscolose.

Mi sedetti a terra appoggiandomi alla rete e Il Riccio mi fece un occhiolino prima di iniziare a giocare.

Il sole illuminava il cemento del campetto e l'orizzonte veniva sfasato dall'afa prorompente.
Stavano giocando da una ventina di minuti e nessuno di loro aveva ancora abbassato la guardia.
Guardai lo zaino di Levis al mio fianco,pieno di scritte e toppe di colore diverso.

Era entrato a far parte del gruppo da poco ma era stato subito amato da tutti.
Stava ancora studiando,frequentava l'ultimo anno della scuola superiore a una ventina di minuti in bus,linea 4.

Forse era stato un bene che quel pomeriggio avesse sfidato Tobias a due tiri dalla postazione dei tre punti,l'area esterna.
Ma il gemello di Tobias,Nicolas,non si tirò indietro minacciando Levis che se li avesse sfidati entrambi lo avremo accettato.
Lo guardammo mentre schivava entrambi con gran agilità e velocità lasciando i due ragazzi sbalorditi.
Sapeva che comunque sarebbe entrato a far parte della famiglia ma non si lasciò intimorire.
Tra cadute,falli e battute ci eravamo ritrovati a bere una birra tutti insieme sotto la Luna nostra complice.

"Finito di sbavare?" Un brivido mi percosse la spina dorsale alla voce rauca che avrei riconosciuto tra mille.

Mi voltai lentamente verso la fonte da cui era provenuto il suono trovando i suoi occhi che mi studiavano perentori.
Il lato destro della bocca si alzò in un ghigno canzonatorio e lasciò cadere,a pochi centimetri dalla mia gamba,lo zaino.
Ci poggiò sopra le chiavi della moto e l'odore di tabacco misto menta mi travolse prepotente.

"Il gatto t'ha tagliato la lingua?" Chiese poco prima di alzarsi continuando a scrutarmi.

Mike dichiarò time-out indicando il ragazzo in piedi a neanche un metro dalla mia figura.

"Pensavo non ti presentassi.Non che la cosa mi tocchi particolarmente." Dissi scacciando una ciocca mora ricaduta sul viso.

"Sai cosa vorrei toccar..." La palla gli finì sull'addome ed i suoi occhi si puntarono contro David.

"Vediamo se sai ancora fare qualche tiro libero."

E così si aggiunse alla squadra iniziando a giocare anche se ammaccato in alcuni punti.
La maglia in cotone nero si tirava leggermente sulle spalle non appena questo compiva certi movimenti.
Si muoveva veloce e i suoi attacchi erano studiati,precisi,praticamente infallibili.
Studiava tutto ciò che lo circondava arrivando a capire in poco tempo i punti deboli degli altri giocatori.
Non appena gli individuava,aveva già raggiunto l'area esterna a pochi metri dal canestro sfasciato.
Era sempre stato bravo e lui non lo negava data la passione nata in tenera età. Il basket gli aveva salvati,portandoli ad impegnare maggior parte del loro tempo,estraniandoli dal condurre una vita che li avrebbe portati alla morte.

Prese la palla dalle mani di Tobias correndo dalla parte opposta e con un salto fece punto.
Tutti lo guardarono fermi,immobili.
Pareva si fosse fermato anche il mondo dopo il gesto che aveva compiuto non appena i suoi piedi tornarono a toccare terra.
Il fiato mi si mozzò in gola e il suo sorriso mi uccise.
I suoi occhi studiarono i ragazzi che fecero finta di nulla ma David mi guardava preoccupato con i muscoli tesi.

Mi alzai barcollante e con le mani tremanti cercai il pacchetto delle sigarette sfilandola poi velocemente.
Iniziai ad allontanarmi sotto gli occhi consapevoli dei ragazzi e sotto i suoi,duri ed affilati,che mi studiavano costantemente.

Poco prima che la musica mi entrasse nelle vene sentì Christopher urlare.

"Chi vince paga la birra!!"

E lo ringraziai mentalmente mentre in poco tempo mangiavo l'asfalto,calpestandolo sotto le converse consumate.

Il gioco del silenzio.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora