Modelle

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Contro i sentimenti siamo disarmati, poiché esistono e basta ‐ e sfuggono a qualunque censura. Possiamo rimproverarci un gesto, una frase, ma non un sentimento: su di esso non abbiamo alcun potere.
-Milan Kundera

Pov. Ariel
Pulì gli ultimi tavoli e sistemai le sedie in fondo al locale.

Erano passati un paio di giorni dall'incontro sfuggente con Erick;
giorni che passai spensieratamente in giro con David e Joshua.
Le ultime notizie riportarono di come Karim si fosse reintrodotto bene in squadra anche se lasciatosi con la modella in carriera.
Nulla di sconvolgente.

L'avevano fotografata in lacrime. Mi pervase un senso di amarezza. D'altronde lui le vedeva e le chiamava solo per certi scopi,nulla di insaputa.
Ripetevo,nulla di sconvolgente.
Alla base vi erano anche i diversi manager che lo spingevano a porsi in determinati modi. Anche questo era ormai risaputo.
Nel nuovo millennio pure i giocatori dovevano recitare,nuda e cruda realtà.

Ariel.

Ei...

Ariel!

"Ariel...stai consumando il tavolo." Peter indicò il punto in cui strofinavo brutalmente lo strofinaccio.

"Oh..." Alzai di scatto il braccio e non aggiunsi altro. Presi la scopa e mi diressi nuovamente dietro il bancone.

"Tutto ok? Sei più silenziosa del solito oggi." Le sue mani finirono sul ripiano,proprio dietro la cassa.

"Sisi non ti preoccupare,é tutto apposto."

"Hai fatto un ottimo lavoro,teniamo questo orario anche la settimana prossima." Disse prendendo l'agenda su cui annotava i diversi turni.

Da quando mi ripresi mi tenne sempre nel pomeriggio,ribadendo il fatto che la sera vi era più gente,più frastuono e più ordinazioni urlate alle luci psichedeliche.
E poi ritenne fosse giusto che Joshua mi avesse tutta per sé.

"Sei sicuro? Guarda ch-..."

"Sicurissimo." Replicò prendendo la penna,annotando tutto.

Erano quasi le otto quando un suono di clacson ci interruppe e ci fece guardare fuori confusi.

"Saranno ancora quei teppistelli!" Tirò in alto entrambe le maniche le quali si arricciarono mostrando i bicipiti ben definito.

"No,aspetta. Vado io,penso di sapere chi sia il teppista."

"Be vengo a controllare,non si sa mai." Tolsi il grembiule appendendolo all'attaccapanni nello sgabuzzino e ci avviammo alla porta.

Non appena aprì la porta secondaria non potei non notare il suo ghigno sfacciato.
Le spalle di Peter si abbassarono e sospirò felice di non dover immischiarsi in altre risse.

"Devo mandarlo via?" Lanciò un'occhiata in direzione della strada tornando poi su di me.

"No Peter tranquillo. Me la cavo da sola." Mi salutò lasciandomi un bacio sulla guancia e con un ultimo sguardo folgorante ci lasciò.

Iniziai a camminare spedita fin quando la sua voce non mi fermò.

"A me non dai un bacio?" Questa l'avevo già sentita,ti stavi ripetendo ragazzo.

"Non ho baciato nessuno." Mi morsicai la lingua strizzando gli occhi.

"Ti faccio così schifo che neanche mi guardi più adesso?" Chiese appoggiandosi con la schiena alla moto.

Mi voltai,lentamente,come se fossi un blocco di ghiaccio. Le sue iridi scandagliavano minuziosamente il mio corpo. Su e giù. Giù e su.
Neanche si pose il problema che me ne fossi accorta.

Il gioco del silenzio.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora