Perdizione

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Una volta varcata la Soglia, l'oscurità mi avvolse di nuovo e, questa volta, con più sicurezza di prima, iniziai ad appropinquarmi al fuoco fatuo che ardeva a pochi metri da me. L'ambiente pareva calmo, troppo silenzioso per i miei gusti...

Ma ecco che sentii un fruscio nello spazio circostante, mi gelai sul posto e trattenni il fiato.

Una lugubre figura si aggirava in maniera circolare, trascinando una gamba; analizzando il suono del suo andamento potei intuire fosse zoppa e famelica. Emetteva un rantolo, un suono simile a quando qualcuno veniva strozzato.
Non sapevo come mai ne fossi a conoscenza, ma ne rimasi spaventato ancor più della situazione ambigua in cui mi trovavo.

Giunto a pochi metri di distanza, riuscii a scorgere quell'essere informe: era principalmente oscurato e mimetizzato con l'oscurità circostante, tuttavia, vi fu uno scintillio nell'aria. La cosa aumentò la sua velocità per raggiungermi, ma fu bloccato da una gabbia argentea.
Solo allora lo scorsi meglio, grazie ai pallidi raggi emessi dalla prigione.
Aveva un che di putrescente, di viscido, visto il liquame scuro che gocciolava sul marmo del pavimento. I suoi occhi erano biancastri e inquietanti, non ti perdevano mai di vista e la sua bocca era irta di una tripla fila di acuminate zanne.

Disgustato tolsi lo sguardo e solo allora vidi il mio salvatore: uno dei figli di Myr.

I suoi occhi ambrati rilucevano di una fierezza mascolina, poco adatta a quel fanciullo di una decina di anni, la sua postura mi ricordava un principe delle fiabe che tanto amavo leggere. Ciò che mi impressionò maggiormente fu l'aura che lo circondava: era di un colore bluastro tendente al viola, se si acutizzavano i sensi si poteva percepire la potenza degli opposti, non sapevo come facessi a dirlo, ma lo sentivo nel profondo della sua persona.

Similmente alla madre il ragazzo aprì la bocca e mi riferì con un cipiglio solenne:
- Quell'anima ha osato varcare la Soglia senza il consenso divino e soprattutto senza il permesso di mia madre. Ciò che lo attende è la perdizione nelle Nebbie Oscure del suo essere, finirà per distruggersi da solo, a causa della rottura della sua psiche. Il mio nome è Glauco viandante e il mio compito attuale è illustrarti i pericoli a cui andrai incontro. Una volta arrivato alla tua prima tappa sii attento ai suoni, non farti incantare da quelle melodie falsarie, ma incantevoli. Prendi questa fiala, un aiuto di Myr per te. Capirai il suo utilizzo quando verrà il momento. Ora va e tieni stretto il tuo cuore, o comunque, ciò che ne resta.

Una volta finito di parlare, per mia grande sorpresa, il fanciullo spalancò due ali nere dalle sue scapole e prese il volo, ritornando probabilmente lì dove lo stavano attendendo. Gli cadde una piuma, quasi compiendo un'eterea danza... Mi avvicinai e la presi con delicatezza tra le mani, era così morbida che non volli gettarla via. Inoltre sentivo che era importante che ce l'avessi, una sorta di dono celato da parte di quel ragazzo misterioso eppure rilucente. Aveva quell'ardore negli occhi tipico della sua età eppure le sue movenze erano eleganti e antiche, affascinavano chiunque posasse lo sguardo, anche solo una manciata di secondi, su quel corpo così aitante e sempre troppo familiare.

Mi avvolse un manto di tristezza e non compresi il motivo di tal sentimento, cercai di mandarla via e una volta riuscitoci, ciò che provavo era un vuoto così profondo da non capirne la provenienza.

Decisi di incamminarmi scrollando il capo e avanzai passo dopo passo alla mia destinazione: una porta rossa, simile a un portone bellico, due spade erano incrociate sopra la soglia e minacciose tenevano lontano chi non fosse degno di passare.

Riuscivo a sentire i versi cavernosi e animaleschi dell'anima perduta alle mie spalle, che, consumata dalla sua stessa superbia, era condannata all'oblio.

Una cosa era certa: non volevo fare la sua stessa fine. Per questo racimolai tutto il coraggio che possedevo, misi la piuma e l'ampolla di Myr nelle tasche del mio vestiario e con il cuore ricolmo di coraggio toccai il legno e spalancai l'uscio.

Appena varcato completamente il passaggio, ciò che vidi fu l'atmosfera che impegnava la città che si stagliava come un predatore pronto a uccidere chiunque non fosse capace di mostrarsi degno; un'immensa scultura in marmo attirò la mia attenzione tanto da incuriosirmi e mi avvicinai per poterla osservare meglio: raffigurava una divinità probabilmente, lancia impugnata nella mano destra, scudo nella sinistra e indossava un elmo. Sembrava un dio della guerra. Continuai a mirare quel dio imponente e per un attimo mi persi in uno stato di trance, sentivo la realtà che mi attorniava ma, allo stesso tempo, non ne ero cosciente. Mi sentivo attratto da questa figura scolpita e dopo un attimo di esitazione la riconobbi, era Ares, il dio della guerra, assai considerato dagli Spartani, che lo invocavano sempre prima di qualsiasi battaglia. Suggeriva forza oltre che sicurezza, tuttavia a queste sensazioni se ne affiancavano altre, quali timore reverenziale oltre che rispetto.

Spostai lo sguardo sui suoi occhi e mi parve di scorgere mille battaglie combattute, ma più di tutto spiccò un ricordo: una fanciulla con gli occhi più fulgenti e determinati di qualsiasi altro soldato lì presente, reggeva la sua spada con maestria e un sorriso impertinente era impresso sul suo volto, pareva l'incarnazione della battaglia stessa.

Così perso in quelle visioni non sapevo dove andare e infatti rimasi fermo lì a osservare.

Ma ecco che fui preso per il braccio da una figura femminile che mi rimproverava dolcemente:
- Eccoti finalmente, dove ti eri cacciato?! Ti ho cercato per ogni dove e tu, per Ares, eri sempre stato stato qui, sotto i miei occhi. Vieni che stiamo facendo tardi all'allenamento.

Non appena si voltò rimasi fulminato dal suo sorriso sincero e dai suoi occhi rosati. Una matassa di capelli cremisi incorniciavano il suo volto etereo ma deciso. L'armatura nera le dava un aspetto pericoloso, eppure era certo, che sarebbe stato in grado di darle la vita se necessario. Colei che mi si palesò di fronte era la stessa guerriera che vidi pochi minuti fa e ne rimasi esterrefatto.

In quel momento risuonarono le parole di Myr nella mia memoria: "Sarò sempre al tuo fianco."

E ne avevo la sicurezza che quella dolce dea aveva detto il vero, perché osservando la sconosciuta, che mi stava trascinando verso le armerie, riconobbi quella forza d'animo e quella parvenza di antichità che avevo scorto la prima volta in Myr.

Il mio cuore vibrò per la gioia e, inaspettatamente, iniziai a correre contento come non lo era mai stato.
Solo allora mi resi conto che la piuma di Glauco era tenuta ferma con una catenella color foresta e che, posta sotto i raggi solari, aveva riflessi dorati, quasi celasse al suo interno un piccolo sole nascente.

Seppi di aver ricevuto il suo consenso e ciò non fece altro che accrescere la mia immensa felicità.

L'ombra di qualcuno - Storia di un animo laceratoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora