Capitolo 21

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Devon's Pov

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Devon's Pov

Mi tirai su le maniche della camicia leggera iniziando a rivalutare le cause presentate dai clienti dello studio, quando il suono del telefono fisso del mio ufficio iniziò a suonare avvertendomi di una chiamata in arrivo.

Lanciando un occhiata al display notai l'apparizione di un numero telefonico sconosciuto, non registrato in agenda. Accettai la chiamata portando la cornetta all'orecchio.

- Devon Knight. - Dissi solamente sapendo bene che era me che cercavano, visto che avevano chiamato sul mio numero provato, e non alla reception.

Un colpo di tosse dall'altra parte ed una voce arrugginita dal tempo disse: - Salve avvocato Knight, sono il signor Jeremiah Green. L'ho chiamata per chiederle se sarebbe possibile inserirmi tra i clienti del suo studio. - La diplomazia, le parole e il tono della voce mi fecero capire che era un uomo d'affari.

Green aveva detto? Mi ricordavo di lui. Era il businessman più potente di New York. Non mi scomposi minimante, era solo uno dei tanti che chiedevano di diventare parte della clientela d'élite dello studio.

- Si, direi che la richiesta è fattibile. Posso solo chiederle come mai questa decisione così repentina? Mi pare siamo stati presentati solo sabato sera. - Fare le domande giuste ed ottenere le dovute riposte era il mio lavoro. In cui, per altro, ero molto bravo.

La sua fretta di diventare cliente dello studio mi sembrava alquanto sospetta. Sopratutto se si considera il fatto che la mia praticante gli aveva versato del vino addosso. Il motivo ancora non sapevo quale fosse, ma ero intenzionato a scoprirlo.

Il tentennamento del signor Green confermò la mia ipotesi: se voleva diventare cliente dello studio per un motivo.

- So che il suo studio legale è il migliore di tutta la costa, se non del paese. E io voglio sempre e solo il meglio. Non accetto altro che cose che sono alla mia altezza. - Elusiva come risposta.

- Il fatto che la mia praticante le abbia versato del vino addosso non ha niente a che fare con questa decisione? - chiesi capendo che l'unico modo per carpirgli delle informazioni era mettendolo alle strette.

Un'altra breve pausa poi un: - ieri sera ho esagerato con l'alcol, sa... il divorzio con mia moglie e tutto il resto, quindi non trovandomi in possesso delle mie piene facoltà mi sono rivolto alla sua praticante in modo... scorretto e grossolano. Se mi ha versato del vino addosso è solo colpa mia, non avrei dovuto offenderla. - Disse con il tono di uno che si pentiva di ciò che aveva fatto.

Cosa? Quindi l'aveva molestata? Non sapevo se ridere o riattaccargli il telefono in faccia. Non perché si trattasse di lei, ma perché non si doveva procedere in modo così rozzo, maleducato e con insistenza, con una donna. Insultare gratuitamente e senza alcun motivo non aveva senso. E neanche insistere infantilmente dopo aver ottenuto un rifiuto. "No" vuol dire "no", punto.

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