Parte 3

6 1 0
                                    

Ritorno alla realtà e, insieme ad Abby, entro. La nostra scuola è illuminata sempre, dal sole, grazie alle grandi vetrate che sovrastano l'entrata. Abby si gira verso me, come per incalzarmi a raggiungerla, e io le arrivo vicino, prendo lo zaino e aprendolo agguanto l'agenda e su una pagina c'è scritto l'orario :
venerdì
matematica arte arte inglese e poi continua con la lista delle ore seguenti.
Alla prima ora  abbiamo matematica, ripongo l'agenda nello zaino, chiudendolo e mi rivolgo alla mia amica avvisandola  <<Abb. abbiamo matematica, dobbiamo salire al piano di sopra, forza!>> e lei sospirando annuisce e, sempre con passo svelto, si avvia alle scale.
All'interno della struttura molti studenti e professori corrono, camminano o sono fermi a ripetere, tutti sono presi da qualche cosa. C'è chi sta da solo o chi con qualche amico, chi parla con i professori e chi si dispera, forse per qualche voto o interrogazione; è bello osservare la gente, per me è come se tutto andasse a rallentatore e io fossi l'unica a poter vedere nel dettaglio qualsiasi cosa. In questo momento, però, devo lasciar perdere le altre persone e sbrigarmi io.
Io e Abby saliamo le scale e raggiungiamo la classe, la professoressa di matematica ancora non è arrivata, come al solito, e noi ne approfittiamo per sederci con calma; Abb. mi fa prendere posto vicino alla finestra per poi dirmi << An. Oggi io non ce la faccio proprio, la professoressa interroga sempre me, ti pare normale? Secondo me non le sto a genio perché io ho diciassette anni e lei ormai si ricorderà il paleolitico come anni della sua adolescenza...diamine! Se mi interrogherà io uscirò dalla classe, sappilo>>, assumendo, così, un'espressione alquanto comica, tra il corrucciato ed il convinto; io la osservo e rido rispondendole <<Abb. è inutile ahaha, tanto lo sai, se ti vede dormire ti interroga, se ti vede attenta...ti interroga lo stesso! Scherzo, lo sai. Però tu dovresti comunque provare ad impegnarti di più, nemmeno a me piace matematica ma ci provo.>> a quel punto entra la professoressa Riley, una signora di almeno settant'anni, decisamente rozza e tozza più che altro, una persona che odia quasi tutto a parte i suoi gatti e la materia che insegna. La prof. Riley pretende il massimo, ritenendo che la matematica sia la materia principale, peccato che ogni volta fa discorsi lunghissimi sulla storia della matematica e quando poi inizia a spiegare un argomento metà della classe si ritrova addormentata.
La Riley si siede alla cattedra senza salutare nessuno, noi ci alziamo, e  poi lei ci fa segno di sederci.
È l'ora di inizia questa giornata.

Lontana da me Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora