Tempo

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Katsuki aveva guardato di nascosto Kirishima per tutto il tempo.
L'aveva fatto prima di pranzo mentre il rosso si era messo a correre attorno all'edificio insieme a Iida, il quale però doveva trattenersi per non lasciare troppa distanza dietro di sé.
L'aveva fatto dalla cucina, appoggiato al bancone su cui Jiro tagliuzzava alcune verdure.
Non era riuscito ad evitare di guardarlo nemmeno nel pomeriggio, nonostante Eijiro sembrasse aver fatto le radici di fronte alla PlayStation.
Certo non si erano parlati granché, ma Bakugou non si impensierì per così poco.
Kirishima aveva una maglietta nera che nascondeva benissimo i succhiotti che, il biondo ne era certo, macchiavano la sua pelle chiara. Ogni volta che ripensava a quella scena il proprio corpo reagiva automaticamente e intimamente gli piaceva il fatto che li tenesse coperti. Era come se avessero uno sporco segreto e la cosa lo inebriava.
Impegnatissimo a perdersi nei propri pensieri, però, non notò che un paio di occhi perforanti non lo lasciarono in pace nemmeno per un momento.

Prima di cena Bakugou pensò fosse ora di chiamare i suoi genitori e salì al terzo piano, aprì la porta della propria stanza e stava per entrare, quando un profumo che aveva rischiato di dimenticare lo fece voltare di scatto.
Todoroki Shoto se ne stava tranquillamente seduto su uno dei gradini più alti, i gomiti appoggiati sulle ginocchia e lo sguardo fisso su di lui.

"Che cazzo ci fai lì?" gli domandò impulsivamente.

L'altro non rispose subito e la rabbia spinse il sangue al cervello del biondo. Riusciva sempre a farlo incazzare in un qualche modo.

"Secondo te?"
Aveva un tono di voce pacato e l'espressività di una statua di cera.

"Non che mi interessi" e fece per voltarsi ed entrare nella sua stanza.

"Ti aspettavo" gli disse, improvvisamente accanto allo stipite della porta.

Quando cazzo era arrivato lì?

Katsuki riuscì a mantenere uno sguardo assassino anche se il profumo di quel ragazzo aveva qualcosa di sconvolgente.

"Mi aspettavi?" domandò scettico, sollevando un sopracciglio.

Todoroki annuì tranquillo e a Bakugou sembrò nuovamente che gli stesse guardando le labbra.

"Hai fatto tu quei succhiotti a Kirishima vero?"

Un brivido di piacere formicolò sulla nuca del biondo per il modo in cui quel bastardo pronunciò il nome di Eijiro. Non si fece cogliere di sorpresa da quella domanda.

"No"
"Io l'ho morso quando mi ha tirato un pugno."
Indicò il rigonfiamento violaceo e lesionato sul proprio zigomo, lo guardava con occhi carichi di sfida.

"Hai proprio l'aria di uno che morde, in effetti."

Bakugou rise, che altro poteva fare?
Se avesse avuto un carattere del tutto diverso probabilmente l'intensità dello sguardo di Shoto l'avrebbe messo a disagio, ma nel suo corpo scorreva nitroglicerina. Era certo che non avrebbe mai provato soggezione in vita propria.

"Tutto qui?" chiese poi tranquillo, vedendo che l'altro non aggiungeva nient'altro.

"No" gli rispose prima di zittirsi di nuovo.

Quella lentezza, quella pacatezza, quella faccia inespressiva gli facevano venire talmente tanta voglia di usare il proprio quirk per scopi omicidi che non seppe proprio come facesse a non essere ancora esploso.

"So che è normale avere cambiamenti percettivi dopo la mutazione" inizò a spiegare, rimanendo appoggiato allo stipite di quella porta ancora aperta.
"Ma non so... quando ti sono vicino sento ogni tua reazione fisica come se fosse mia."

Dannato IstintoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora