Lungo L'Interstate 15, 1981

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Oggi sarò vivo.

Le tende della stanza del motel sono di un giallo sbiadito, e la luce del sole le penetra facilmente, le fa sembrare trasparenti. Abbiamo dormito fino a tardi, siamo da qualche parte - c'era un deserto, una lunga distesa di strada. Ryan ha guidato finché non ce l'ha fatta più.

È sdraiato accanto a me sul letto stretto, respira regolarmente. Io ho dormito a stento, ma non ho osato muovermi. I suoi respiri mi calmano. Me lo ricordo: oggi sarò vivo.

Prima o poi si sveglia. Si gira, il sonno ancora stampato sui suoi lineamenti, e dice, "Ehi," le dita corrono fra i miei capelli, e io fingo un sorriso e lui lo sa. I suoi occhi sembrano inquisitori, e io distolgo lo sguardo.

L'auto è nostra - o sua, o mia. Chi l'ha pagata, non ne sono sicuro, ma questo è il primo viaggio lungo per cui l'abbiamo usata. L'avremmo testata, ha detto lui. Un viaggetto. Sarebbe stato divertente.

Il paesaggio comincia a scorrere via come ieri.

Dopo un lungo silenzio, Ryan parla di un incidente stradale, e io sono più vigile. Davanti a noi, due macchine sono andate a sbattere - una su ciascun lato della strada e dei rottami di metallo e dei pezzi di macchina sulla strada. Una donna sta aiutando un uomo a uscire da un'auto sfasciata. Pare che le braccia di lui stiano sanguinando. Ci sono pure due auto indenni, che si sono già fermate.

Ci fanno segno di continuare a guidare, che hanno tutto sotto controllo, i soccorsi stanno arrivando.

Così continuiamo a guidare.

Io e lui cosa potremmo fare per aiutare, comunque? Io non ne so niente di incidenti stradali. Lui ne sa un po', ma non lo dà a vedere.

Lui accende la radio, Reverie di Debussy, e alla lunga la melodia mi culla fino a farmi addormentare. Quello, e la sua mano sul mio ginocchio. E inspiro l'aria secca, i finestrini sono abbassati di cinque centimetri per lasciar entrare un venticello, ma fuori c'è vento e sta facendo sollevare la sabbia.

E la sabbia, insomma, la sabbia è fatta semplicemente da piccole, minuscole rocce. E le rocce vivono più a lungo di noi, l'hanno già fatto. Per milioni di anni. Per cui è l'immortalità che entra in macchina, e un giorno la nostra macchina non funzionerà più, e poi si arrugginirà e verrà demolita quando io e lui saremo già morti, ma va bene così. Purché avvenga tra decenni, purché passiamo quei decenni insieme.

Lui mi sveglia. Ha spento il motore. Io ho dormito per tutto il viaggio, e vado quasi nel panico all'inizio, perché conosco quei cancelli del cimitero improvvisamente davanti a noi. Mi ricordano di mia nonna. Avevo sette anni, e la sua faccia sembrava finta e storta, e poi la terra l'ha inghiottita, e ogni Natale venivamo qui ad accendere le candele per i morti, e poi - avanti veloce.

Avrà preso la Strada Principale. Io ho dormito per tutto il tempo.

Sono contento di averlo fatto.

Fortunatamente non c'è il semaforo rosso in nessuno degli incroci. Il paese è troppo piccolo per questo. O lo era dieci anni fa. Spero che nessuno mi abbia visto.

Il mento di Ryan è coperto da una fitta barba di due giorni, e lui passa la mano sopra i peli adesso, occhi sui cancelli. Si è messo gli occhiali da sole.

Tardo pomeriggio. Sale nell'aria.

"Io non ti costringerò," dice, ma questo è solo il suo modo educato per dire che mi sta costringendo. Siamo arrivati fin qui, io e lui. Perché era giunta l'ora. Perché lui ha dovuto scuotermi per risvegliarmi da un brutto sogno una volta di troppo.

Sensi di colpa, tutto qui.

Alla tua salute, bambino.

Il cimitero si estende verde in tutte le direzioni con delle bianche, chiare lapidi in file ordinate, e Ryan mi dice l'origine della parola cimitero, che viene dal greco e significa 'fare addormentare'. Ci troviamo in un luogo in cui sono state fatte addormentare delle persone.

THROAM, Ficlets | Ryden (Italian Translation)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora