14. Buon Natale

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<<Spear... Spear!... SPEAR!>>
Era stato il professore a spazzare via il nuvolone di pensieri che si era creato proprio sopra la testa di Sam, che sobbalzò è portò la sua poca attenzione sul vecchio con gli occhialetti sul naso, i capelli grigi e l'abito marrone di fronte a lui. <<Spear, non potrebbe rimandare il suo flirtare con la finestra a dopo?>>un'ondata di risate si accese e non accennava a spegnersi.
Sam fece un cenno col capo e riportò l'attenzione sulla finestra.
Il professore fece un sospiro rassegnato, si tirò su gli occhiali e tornò alla lezione. Ormai era dicembre e Sam era arrivato in quel famoso momento in cui bisogna fare un regalo a qualcuno che pensi di conoscere bene... e poi ti accorgi di non conoscerlo per niente nel momento in cui non sai che regalo comprare. Naturalmente non era solo quello ad affliggere Sam. Ci voleva ben altro per buttarlo giù.
Ogni volta che qualcuno gli chiedeva se lui è Peter fossero fidanzati, lui li liquidava dicendo qualche parola sconnessa o facendo qualche cenno della mano. Il fatto era che non sapeva mai cosa rispondere. Lo metteva a disagio nonostante fosse passato ormai un bel po' da quando avevano chiarito le cose. Ah, be'! Poco importava! Quasi...
Ora doveva solo pensare al regalo. E così fece... per circa due settimane.
Il  suono della campanella lo fece scattare in piedi; si diresse subito verso l'aula di Peter passando in mezzo a tutti gli alunni, scontrandosi con alcuni per poi scusarsi. Appena lo trovò, uscirono da scuola di fretta e si misero a camminare per le strade coperte da un leggero strato di neve, così come i tetti delle case e dei palazzi. Il cielo era bianco, come la terra. I tettucci delle macchine sembravano cristalli, ma quelle andavano troppo veloci per vederli chiaramente, si distingueva solo il luccichio.
A rendere tutto diverso nel biancore della neve erano le persone: cappotti diversi, colori diversi, persone diverse. Stavano camminando ormai da qualche ora a braccetto e Sam non aveva smesso un secondo di fare delle domande a trabocchetto a Peter per scoprire cosa gli piacesse ma non aveva ancora capito niente, anzi, era ancora più indeciso di prima. E poi la domanda fatidica: <<Allora?>>
<<Allora cosa?>> fece Sam spaesato. <<Allora, cosa facciamo per natale?>> chiese Peter voltandosi verso Sam, che invece continuava a guardare davanti a sé.<Ah... non lo so... ecco, potremmo passarlo solo noi due o invitare qualcuno se vuoi... o magari vuoi stare con la tua famiglia->>
<<No, voglio stare con te>>rispose l'altro ridendo e dandogli un bacio sulla guancia, stringendo di più il suo braccio. Adesso erano uno di fronte all'altro.
<<Peter...>>sussurrò il moro. <<... che bel colore che hai, d'inverno>>
<<Come?>>chiese Peter aggrottando le sopracciglia e stringendosi a Sam.
<<Hai il naso e le guance rosse... i tuoi occhi brillano... sei davvero bellissimo>> strinse le braccia sulla sua schiena e gli posò un bacio sul naso, sulla guancia e sul collo, poi sospirò e si accoccolo sulla sua spalla. Dopo qualche minuto Peter si mosse e guardò il cielo. <<Sam... stanno piovendo le stelle...>>
<<Sei ubriaco?>> alzò lo sguardo e vide che Peter stava guardando il cielo ormai buio. Le stelle non si vedevano ma Sam rimase comunque a bocca aperta: non erano stelle, quelle che stavano cadendo, ma neve. Piccoli fiocchi di neve che quasi non si vedevano, e stavano cadendo con una lentezza quasi irreale. Erano così tanti, poi, che sembravano davvero stelle. Dalla sua bocca uscì una nuvoletta di vapore. Rimasero a guardare il cielo per molto tempo.

In mezzo alla città si sentiva solo lo scricchiolio della neve e di tanto in tanto lo scrosciare delle ruote sull'asfalto bagnato. Sam riportò Peter a casa e poi si diresse verso la sua, con le mani in tasca e la testa bassa pensava e ripensava sempre alla stessa cosa. Sentiva il bisogno di sorprenderlo. Di fare qualcosa di inaspettato. Qualcosa che nemmeno tu che stai leggendo puoi immaginare. E si addormentò così. Con milioni di pensieri a fluttuargli in testa.

Si svegliò di colpo, madido di sudore, non sapendo nemmeno il motivo. Fissava il soffitto con sguardo perso, non sapeva l'ora e per un momento non aveva riconosciuto la sua camera. Era sicuro di aver fatto un incubo ma non ricordava che incubo fosse stato. La testa pulsava, le coperte erano più sul pavimento che sul suo corpo, la lampada sul comodino era accesa. Non ricordava nemmeno di non averla spenta. Si alzò confuso e andò sul balcone con solo il pigiama. nè calze, nè scarpe, e nonostante fosse pieno inverno non sentiva il freddo pungente, non sentiva lo sbalzo di temperatura solitamente fastidioso e non sentiva le mattonelle ghiacciate sotto i piedi. Poggiò i gomiti sulla ringhiera del balcone e si mise a guardare i palazzi e le numerose luci colorate attorno a lui. Le strade infestate da macchine che passavano veloci sulla strada che ricominciava a coprirsi di neve. Solo allora si accorse del buio. Della notte. Sospirò e passò una mano tra i capelli spettinati. Strizzò gli occhi e abbassò la testa cominciando a sentire il gelo più totale. Rientrò velocemente in camera, mise le coperte sul materasso e si ristese senza prendersi la briga di controllare l'orario. Qualche minuto dopo le palpebre cominciarono a farsi pesanti e il corpo farsi leggero. Cadde in un luogo che non conosceva o forse non riconosceva. Ogni tanto riprendeva lucidità ma poi, finalmente, cadde definitivamente.

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