#YOU SHALL NOT PHOTOGRAPH

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Il giorno seguente, dopo aver preparato uno zaino con con documenti e cibo, ero pronta a spendere un'intera giornata all'aperto andando di posto in posto a cercare tracce di mio padre.

Non mi pareva di essere seguita da degli agenti ma per non correre il rischio decisi fosse meglio prendermela più comoda e approfittare per andare a fare la spesa.

Camminando lungo la strada mi guardai attorno come d'abitudine. C'era il sole oggi.

Era incredibile come una giornata di sole rendesse tutto più vivo. Il calore che percepivo dai deboli raggi del sole invernale sul viso mi rendeva consapevole di ogni mio piccolo movimento. Dagli occhi semi-chiusi a causa della luce alle sopracciglia inconsapevolmente aggrottate. Cercando di rilassare i muscoli del viso guardai per terra massaggiandomi la fronte con le dita. Le case ai lati della strada erano piuttosto malmesse ma i fiori che decoravano i davanzali e le tende appese alle finestre erano indice della cura impiegata nel cercare di renderle il più confortevoli possibile. Risate di bambini riecheggiavano nel quartiere, probabilmente anche loro estatici ad avere finalmente una giornata di sole in cui poter giocare all'aperto.

Sopraffatta da quest'insieme di suoni e sensazioni sentii crescere nel mio cuore un senso di pace e armonia.

Tuttavia i pensieri momentaneamente accantonati si fecero sentire di nuovo e questo momento di beatitudine così com'era venuto se ne era anche andato.

Peccato.

Non essendo una persona avida mi accontentai di richiamare alla mente il suo ricordo e assaporarlo lentamente.

Camminando ero finalmente arrivata alla fermata della metro e stavo aspettando che arrivasse il treno. Con la coda dell'occhio mi sembrò di intravedere l'agente Sinclair e il cuore mi perse un battito. Guardando meglio mi accorsi di essermi sbagliata. Nonostante una vaga similitudine nei tratti del viso, la somiglianza finiva lì, per non parlare del fatto che le due persone emanavano un'aria totalmente diversa.

Sospirando cercai di instillare un po' di buon senso nel mio cervello sottosviluppato.

Non riuscendo a controllarmi diedi una sbirciata al ragazzo che avevo confuso con l'agente, non perché non fossi convinta si trattasse di un'altra persona, ma per il semplice fatto che il suo viso mi faceva prudere le mani dal desiderio di immortalarlo in una fotografia. Non riuscendo a fermarmi, cominciai a pensare a quale tipo di luce avrebbe fatto risaltare i suoi tratti, l'angolazione del viso e perfino un eventuale sfondo.

Sfondo chiaro o scuro? E' vero che il colore della pelle era già di per sé piuttosto scuro, tendente all'olivastro, ma gli occhi erano eccezionalmente chiari, pura ambra!

Pura arte!

Sfondo scuro assolutamente!

Luce? Non riuscirei a dirlo, dovrei prima sperimentare con varie ang-

-...-

Ah, già.

Era un completo sconosciuto.

Non era che potevo andare lì a chiedergli se potevo fargli una foto.

O forse sì.

Azzardai un'altra occhiata nella sua direzione ed era ancora lì. Stava guardando lo schermo del cellulare. La luce emessa dallo schermo gli dava un'aria inquietante. Ora sapevo quale tipo di luce evitare.

No! Stop.

Non era questo il momento di andare in giro a fare foto. Avevo cose più importanti da fare.

Molto importanti.

Anche se quegli occhi... Argh!

Per farmi coraggio mi dissi che la dea delle arti aveva in serbo un altro destino per me.

Finalmente il treno era arrivato e salii su una carrozza. Con nostalgia per la foto che non avrei scattato mai, vidi il ragazzo rimanere immobile sulla banchina. Non sarebbe salito sul mio stesso treno.

Peccato.

Reggendomi su uno dei supporti di metallo, la mia mente stava ancora rimpiangendo l'occasione mancata. Improvvisamente sentii una scossa sulla mano che si diramò in uno spiacevole formicolio lungo tutto il braccio e, essendomi risvegliata dal mio stato di trance artistica, accantonai quest' incontro in un angolo remoto della mente.

Nonostante non ci fosse dubbio che i miei poteri fossero fighissimi, avevano anche i loro difetti. Prendi adesso come esempio. Toccare metallo mi riservava quasi sempre una spiacevole sorpresa. Niente di esagerato, ma allo stesso tempo fastidioso e senza senso.

Insomma, se ero la prima a poter controllare le scosse elettriche ed ero pertanto immune da scosse esterne, come mai non lo ero dalle mie?

Dov'è lo scontrino? Questo prodotto è fallato.

Finalmente, dopo quelle che mi sembravano ore passate nella carrozza affollata, ero arrivata alla mia fermata. Facendomi strada tra pendolari e turisti lungo i sottopassaggi e infine le scale, uscii di nuovo alla luce del sole.

Supers don't wear spandexDove le storie prendono vita. Scoprilo ora