L'ariario

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La vita è noiosa. Devi fare sempre le stesse cose: svegliarti, uscire dalla tua tana, nuotare veloce per prendere i pesci più piccoli di te, nuotare veloce per scappare dai pesci più grandi di te, evitare di mangiare i pezzi di plastica, evitare di mangiare gli escrementi (compresi i tuoi), tornare alla tua tana senza morire, dormire. Sempre così, sei giorni su sette. Grazie a Dio, c'è quell'unico giorno che mi fa sopportare il resto della settimana: la domenica, ovvero il giorno libero mio e di tutti gli altri pesci che, per il resto del tempo, odio e che, normalmente, mangerei (così come loro mangerebbero me).
Io, come i miei simili, mi dedico, in questo giorno, a ciò che mi interessa e mi rilassa; ma non tutti i miei simili fanno quello che faccio io e con la stessa assiduità con cui lo faccio io.
Io, ogni domenica, vado a vedere gli umani all'ariario. Me ne rendo conto che sia un passatempo interessante solo le prime volte che lo visiti e solo se sei piccolo; ma a me fa sentire bene. Mi fa sentire bene questo posto perché mi aiuta a pensare e a conoscere meglio me stesso.
Il più delle volte, i miei pensieri partono da una considerazione: io, nonostante rischi costantemente la morte, vivo in una condizione migliore di queste bestie. Io non sono costretto a vivere in una cupola di vetro al fine di intrattenere un pubblico; al contrario, sono libero di nuotare per tutta l'immensità dell'oceano.
Tuttavia, mi trovo a riflettere anche su un'altra cosa: sono davvero libero come credo? Voglio dire, perché dovrei nuotare per tutta l'immensità dell'oceano? L'oceano è forse mille volte più pericoloso della zona in cui vivo io, quindi perché dovrei rischiare? Per dimostrare a me stesso che sono superiore rispetto a degli umani chiusi in una cupola? Ma soprattutto, sento davvero il bisogno di confrontarmi con degli esseri così stupidi? A quanto pare, sì.
Questo perché li invidio, dannazione! Vorrei essere come loro e lì con loro, a non preoccuparmi di me stesso, a vivere ogni giorno come se fosse il primo. Invece mi tocca lottare per tirare avanti e per godermi una presunta libertà che mi è stata donata, ma che non ho mai chiesto.
Spesso il tempo che impiego per pensare alla mia esistenza coincide con l'orario in cui l'ariario è aperto; di conseguenza, quando concludo la meditazione, mi ritrovo a dovermene andare per via della chiusura del posto. Una volta uscito, mi tocca semplicemente tornare alla mia tana e aspettare la domenica successiva.

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