Capitolo 2

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Nel breve tratto di strada che mi separa da casa mia a quell'inferno di scuola ripenso al messaggio di Andrea, a quanta confusione mi abbia creato, mi chiedo come sarebbe rivivere il nostro passato in questo presente e mi chiedo se stavolta ne uscirebbe fuori qualcosa di buono.

Purtroppo sono arrivato davanti al cancello dell'istituto fin troppo velocemente, mi tocca entrare, alle prime due ho educazione fisica.

"Odio questa materia.
La detesto con tutto il cuore.
Talmente tanto che preferirei un'ora in più di matematica."
Penso tra me e me.

Nonostante tutto la mattinata passa velocemente, ma mi viene angoscia a pensare che siamo soltanto a Lunedì.
Torno a casa con le AirPods nelle orecchie, come ogni giorno all'uscita del cancello un gruppetto di ragazzi mi apre lo zaino senza che me ne accorga, non so neanche per quale motivo ma li lascio fare, ovviamente subito dopo in sottofondo sento una stupida risata ma me ne frego e continuo per la mia strada.
Suono il campanello.

"Chi è?" dice mia madre.

"Chi vuoi che sia?!" controribatto.

Mi apre ed entro in casa, mi chiede com'è andata a scuola, gli rispondo bene, anche se non è così ma ormai sono abituato a tenermi tutto dentro.
Oggi dovevamo giocare a pallavolo e c'erano due ragazzi che stavano facendo le squadre.
Non sono bravissimo a pallavvolo, ma mi piace e alla fine non faccio proprio schifo.
Eravamo 23, e sapete come si fa, no?
Ognuno comincia a chiamare chi vuole nella squadra.
Ma io non sono stato scelto per ultimo.
Non sono stato scelto.
Eravamo rimasti in due, io ed un mio amico.
E una delle due squadre ha scelto il mio amico.

E io sono rimasto lì, da solo mentre il professore mi diceva:

"Ok, allora tu vai all'altra squadra".

Che poi detto sinceramente, a volte la voglia di andare a scuola c'è l'ho, ma poi ripenso al fatto che sono costretto a dover passare anni con 'persone' che non fanno altro che giudicarti invece di esserti consiglieri negli anni più belli della tua vita e mi passa completamente la voglia.

Mi siedo a tavola, mangio velocemente e scappo in palestra, passo i pomeriggi rinchiuso là dentro, è il mio unico sfogo.
Ho passato gli anni più influenti della mia vita come vittima di bullismo e la domanda che ancora ora mi faccio è:

"ma come fanno le persone a fare del male con tale leggerezza?"

È una domanda che mi tormenta.
Calpestare cuori, strappare delle anime, ridere dei sentimenti altrui, sbeffeggiare la differenza con la facilità con la quale si beve un caffè.
E che importa delle conseguenze?
Cosa importa se un cuore cede o un'anima si spezza?
Cosa cambia se una vita cessa di esistere se pur continuando a vivere?
Che peso date a quel qualcun'altro al di fuori di voi?
Nessuno mi ha mai saputo dare una risposta.

Amore in frammentiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora