La Prova

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Eleonora scivolò di soppiatto nel corridoio cercando di non far scricchiolare il pavimento in parquet. 
Quando arrivò alla porta della camera dei genitori si sporse per controllare che dormissero.
Tutto regolare, ma uscire dalla porta d’ingresso era rischioso: avrebbe fatto troppo rumore.
Decise quindi di tornare sui suoi passi e andò in camera sua per capire cosa fare.
L’unica soluzione era quella di aprire la finestra e saltare. Grazie alla sua agilità non fu difficile nonostante i due metri di altezza che la separavano da terra.
Diede uno sguardo rapido alla finestra dei genitori per capire se tutto fosse nella norma e poi si mise in cammino.
Passeggiare per le vie del paese a quell’ora fu suggestivo. Nessuna finestra illuminata, nessun abitante in giro e nessun’auto in circolazione: pareva un paese fantasma.
Quando giunse sulla sponda del fiume riconobbe la sagoma della sua amica a malapena illuminata dal lampione.
<< Temevo non venissi >> disse abbracciandola.
<< E’ solo uno stupido ponte. Se fossi dovuta entrare nel bosco di sicuro non l’avrei fatto >>.
<< Ascolta, sei ancora in tempo. Non sei costretta a farlo >> disse Tania stringendo le braccia della ragazza. Quest’ultima sorrise rassicurandola.
Entrambe si diressero in direzione del ponte. Non era molto distante ma quella passeggiata sembrava infinita. Nessuna delle due parlò, ma più ci si avvicinava a destinazione più la tensione saliva. Gli echi dei passi rimbalzavano dentro la testa come un martello contro l’incudine. Fu in quel momento che inaspettatamente, Tania diede la mano ad Ele regalandole un sorriso. Il calore prodotto da quel contatto si sprigionò in tutto il corpo come una potente energia e fu in quel momento che la ragazza si sentì più tranquilla di quanto non fosse mai stata. Volse lo sguardo alla sua destra cercando il fiume, coperto interamente dalla nebbia notturna. Una nebbia alquanto particolare visto che nascondeva solo il corso d’acqua lasciando visibile il cielo stellato.
Provò a scovare la sponda opposta ma fu praticamente impossibile, sebbene le parve di intravedere una debole luce, forse i lampioni della strada.
Ad un certo punto, gli occhi si andarono a posare su di un’imponente sagoma. Eleonora ebbe un fremito e come reazione strinse la mano alla sua amica ancora più forte: erano arrivate.
Il ponte era lì, in tutta la sua maestosità, più lugubre e minaccioso che mai. Vederlo di giorno era una cosa ma vederlo di notte che si ergeva sopra la nebbia, era tutt’altro che rassicurante. All’improvviso, il suo corpo venne investito da una gelida morsa. Il sentimento che stava provando Ele in quel momento era uno solo: paura.
<< E’ tutto ok, io ti sono vicina >> disse Tania cercando di rassicurarla con uno sguardo tenero.
Eleonora deglutì cercando di sgombrare pensieri oscuri che in quel momento si facevano strada nella sua mente. Poi ripeté tra sé e sé a bassa voce queste parole: << Leggenda, è solo una stupida storia per spaventare i turisti. >>
Fece un profondo e lungo respiro.
Mise il piede sulla prima linea di pietre del ponte.
<< Ele! >> disse la sua amica prima che iniziasse la prova, << Qualsiasi pensiero tu abbia, devi evitare di fare solo una cosa: fermarti >>.
La sua amica la guardò aspettando la frase successiva.
<< Non fermarti né tantomeno non far un passo indietro. La leggenda narra che chi interrompe anche di poco il proprio cammino, invocherà il Diavolo sotto forma di un cane. Solo una volta arrivata dall’altra parte, potrai prenderti tutto il tempo che vuoi >>.
Ele la guardò stupita: << E solo ora me lo dici? >>.
Tania cercò di giustificarsi ma non ci riuscì. La ragazza quindi fece un lieve cenno con la mano facendo capire che ormai non aveva più importanza. La decisione era stata presa.
Poi si girò e mise l’altro piede sulla seconda linea di pietre.
La Prova del Diavolo ebbe inizio.
Procedette lentamente, un passo alla volta pregando Dio che la nebbia si diradasse dal fiume il più presto possibile. Forse l’avrebbe rassicurata, calmando quello che poco prima era un cuore che batteva normalmente.
Ovviamente no.
La nebbia non si affievolì, anzi come dotata di vita propria, fece uno scherzo spiacevole andando ad inglobare l’intero ponte.
Eleonora scomparve in quella che pareva la porta per un’altra dimensione. Cominciò ad avere il respiro affannato ma quando vide la sua tasca illuminarsi fece uno scatto rispondendo subito al cellulare.
<< Stai andando benissimo >> furono le prime parole che sentì.
<< Ho una paura che non immagini >> rispose Ele con voce tramante.
<< E’ solo uno stupido ponte, uno stupido ponte immerso nella nebbia >> disse Tania cercando di tranquillizzarla il più possibile.
Ele procedeva con passo lento ma costante scorgendo pochi metri alla volta la strada di pietra. Le sembrava di camminare nell’ignoto, dove solo paura e terrore sembravano essere gli unici termini per descrivere la situazione.
Poi però si aggiunse una terza parola: sollievo.
Fu in quel momento che si accorse di essere già giunta sulla cima del ponte.
<< Sono a buon punto >> disse con tono più deciso. Tania le fece i complimenti dicendole che lei al suo posto sarebbe stata ancora all’inizio. Fu un tentativo di rallegrare il momento, per quanto possibile, e parve funzionare poiché il passo di Ele aumentò di velocità. In realtà fu solo la discesa.
Il cuore trovò un compromesso con la mente della ragazza. La sua mente pensò a cose belle e rassicuranti ed il suo muscolo cardiaco non fece il pazzo.
<< Ormai ci sei quasi >> disse Tania pur non capendo a che altezza del percorso fosse la sua amica, ma disse ciò per infonderle il coraggio necessario, che le avrebbe permesso di aumentare ulteriormente il passo facendola arrivare sull’altra sponda il prima possibile.
Un intero, infinito e ansioso minuto senza ricevere neanche una parola. Tania guardò il telefono per capire se per caso non fosse caduta la linea.
<< Arrivata! >>.
Entusiasmo da entrambe le sponde del fiume.
La paura ed il terrore se ne andarono mano nella mano come una coppia incompresa perdendosi nei meandri della giovane mente di Ele.
Cos’altro dire? Cos’altro fare?
Nulla.
Ora si deve tornare indietro.
La ragazza non volle perdere tempo. Se si fosse fermata troppo di sicuro avrebbe aspettato l’alba tale era il desiderio di vedere il ponte illuminato.
<< Una sola domanda >> disse Tania con un tono un po’ seccato.
<< Perché cazzo hai voluto includere anche il ritorno? Se fossi stata zitta ora avresti potuto percorrere l’altro ponte! >>.
Eleonora si lasciò scappare una risata ma non aggiunse altro. Ebbe inizio il ritorno.
La camminata fu più decisa, più rapida, consapevole che nel giro di poco tempo tutto sarebbe stato un ricordo e motivo di vanto specie nei confronti di una persona.
“ Chiara” pensò Eleonora tenendo lo sguardo fisso davanti a sé “voglio proprio vedere la tua faccia quando ti dirò di aver superato la prova”. Pareva che la sua amica le avesse letto nel pensiero.
<< Chissà Chiara che faccia farà quando le dirò che hai attraversato il ponte due volte! >>.
Ele rispose che sarebbe rimasta di merda e non solo perché aveva superato la prova, ma anche perché lo stava facendo ad una velocità impensabile.
<< Perché dici così? Sei già arrivata alla cima del ponte? >> chiese Tania eccitata.
La sua amica diede conferma. Ormai era inarrestabile.
<< Wow Ele! Sei troppo figa! >> esclamò stupita.
Tutto andò per il meglio. Per non parlare di quello che accadde successivamente. La nebbia pareva dotata di coscienza, poiché consapevole di aver fallito nell’intento di spaventare la ragazza, si diradò liberando ponte e fiume dalla sua fredda morsa.
Finalmente le due ragazze riuscirono a vedersi.
Ele si fermò e con un sorriso salutò la sua amica pronta a raggiungerla.
Tania sbarrò gli occhi fissando la sua amica, che solo in un secondo momento si rese conto di essersi fermata.
Sentì un respiro caldo alle sue spalle.
Un respiro vicino e reale come quello di un animale. Un respiro lento e pesante come quello di un grosso animale.
“ E’ solo una leggenda ” disse Ele voltandosi lentamente.
E’ solo una leggenda.
Un grosso cane lupo più nero della notte sedeva dinanzi a lei fissandola con aria minacciosa: era immenso, più alto di lei.
Si instaurò un duello tra il cuore della ragazza e il respiro dell’animale a chi faceva più rumore.
Gli occhi di Ele si posarono sul collare nero. Una sola lettera: L.
La L di Lucifero.
La bocca del cane lupo smise di ansimare. I suoi occhi color sangue si accesero come due torce e fu allora che un ghigno apparve sulla sua bocca nera.
Il cuore di Ele faceva invidia a quello della regina delle nevi, talmente era ghiacciato.
Stava accadendo veramente? Era tutto reale ciò che stava vedendo coi suoi occhi privi di speranza e pieni di terrore?
Il verso dell’animale entrò dentro il corpo di Eleonora facendole vibrare le ossa. Un verso infinito e allucinante. Lei rispose al verso con un urlo agghiacciante. Povera ragazza.
Poi qualcosa di inaspettato. Delle luci, piccole luci bianche comparvero dal nulla iniziando a circondare la creatura che, infastidita, cercò di liberarsene.
<< Corri, corri! >> dissero le luci.
<< Corri! Ele corri! >> urlò Tania. La sua gola era talmente secca che pareva fosse la voce di un’altra persona ad urlare.
Nuove energie si impossessarono di Eleonora. La sua mente si risvegliò ed i suoi muscoli presero vita come per magia. Corse, come mai prima. Corse tutto d’un fiato, in un unico respiro. La sua testa era un’orgia di pensieri che non era in grado di assimilare. Tutto divenne senza senso, come se sogno e realtà continuassero a combattere in un limbo senza fine.
Corri Eleonora.
Non capiva se quelle parole venivano pronunciate dalla sua mente o le stesse gridando lei stessa.
Non capiva, non capiva più nulla.
Persa nei suoi pensieri, non si accorse di andare a sbattere contro la sua amica cadendo insieme a lei. Si alzarono rapidamente pronte a scappare ma quando Ele guardò il ponte, scoprì che tutto era svanito. Non vi era più alcuna traccia delle luci bianche e del cane nero. Tutto era tornato tranquillo.
Il cuore della malcapitata cominciò a trovare il ritmo giusto, il ritmo di una persona reduce da uno spavento. I pensieri impazziti furono contenuti dalla calma che lentamente li rispedì nell’oblio.
<< Ele, è tutto finito >> disse la sua amica abbracciandola.
E’ tutto finito.

LA TERRA DEI SOGNIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora