Quando sono nervosa di solito tendo a fare cose assurde, tipo grattarmi la testa in continuazione, il collo e massacrarmi le mani. Quindi devo cercare di mantenere la calma, devo assolutamente mantenere il controllo della situazione.
Ma, giustamente, Patricia non riesce a starsene zitta e mi sta insultando come una pazza, dicendo che nella sua vita mai e poi mai avrebbe immaginato di vivere l'esperienza di venire licenziata da una dipendente inutile quanto me. Ma nonostante le sue urla isteriche almeno ha firmato il documento ed è tutto quello che mi importa, dato che non voglio perdere pure io il mio posto.
Sto per portare la mia mano destra sul collo, per poter placare la mia ansia, ma grazie a Dio la voce di Carla me lo impedisce e riporta quasi tutto alla normalità.
«Lily! Dove sei?» grida dal suo ufficio. Io mi blocco e mi giro verso la parte dalla quale proviene la sua voce.
Patricia si ferma e mi guarda con aria interrogativa, poi vedo i suoi occhi illuminarsi.
No.
Non andrai da Carla, non farai queste scenate davanti a lei.
«Arrivo» urlo io e mi dirigo velocemente verso di lei, tenendo il foglio che dimostra il licenziamento di Patricia in mano. Lei invece rimane alle mie spalle e per fortuna non mi segue.
Entrata nel suo ufficio, Carla allunga la sua mano destra verso di me, chiedendomi chiaramente di darle il documento firmato, mentre parla al telefono. Non mi guarda nemmeno, come al solito. Io le porgo il foglio e poi esco dalla stanza e mi avvio verso la mia scrivania, ma quando sono sulla soglia dell'uscita Carla mi richiama e mi sussurra un "grazie" col labbiale e mi sorride. Esco soddisfatta.
Finalmente qualcuno che non mi considera tanto inutile e stupida.
Quando finalmente la giornata di lavoro è finita, devo sopportare Lydia e la sua irrefrenabile voglia di pettegolezzi.
«Dai, andiamo a prenderci una cioccolata calda» mi dice. Io la guardo con espressione stanca, anche se so che tra non molto riuscirà a convincermi. «Offro io, ne hai bisogno» aggiunge infine e io sono già in macchina diretta da Starbucks.
Davanti alle nostre enormi tazze di cioccolato al latte ci diciamo tutti i nostri segreti. Da quando ci conosciamo. Ovviamente in estate o nelle giornate più calde optiamo per un buon caffè, ma siamo entrambe appassionate di cioccolata calda, quindi appena ne abbiamo l'occasione non ce la lasciamo sfuggire mai.
«Finalmente quella racchia se ne andrà e non dovremo più sorbirci le sue urla da isterica» mi dice, riferendosi a Patricia.
«Già» dico sovrappensiero.
Scatto una foto al nostro tavolo ben sistemato con le nostre tazze e la posto immediatamente su instagram.
"Pomeriggio da Starbucks" scrivo e uso un filtro che fa sembrare l'immagine più chic che mai. Quando l'ho postata aspetto che i miei follower reagiscano e infatti poco dopo vedo che ci sono già una decina di likes.
«Certo che stai avendo un po' di successo» mi dice Lydia sorridendo. Mi accorgo che stava guardando il mio display per tutto il tempo.
«Beh, sì, è una bella cosa» dico insicura. Mi sembra che lei abbia un pregiudizio negativo per quanto riguarda i social e infatti non voglio entrare troppo nel discorso.
«Sai ti auguro di realizzare il tuo sogno» ribatte però lei.
Non so a quale sogno si riferisca ma sorrido imbarazzata.
«Non è così importante... Instagram intendo» le dico.
Lei ride e poi mi dice che comunque mi reputa una buona intrattenitrice e pensa che ce la farò.
Quando torno a casa sono stanchissima. Non vivo proprio in centro, infatti il viaggio in treno è veramente lungo e non ho voglia di fare niente una volta varcata la soglia del mio appartamento, ma devo almeno farmi una doccia veloce.
Come al solito non ceno e dopo essermi lavata i denti e messa il pigiama mi sdraio sul divano. Accendo il mio portatile e metto un po' di musica per avere almeno un sottofondo che mi faccia compagnia. Poi afferro il mio iPhone. Apro subito l'applicazione di Instagram e guardo la foto postata prima.
100 likes. Per due tazze di cioccolata calda firmata Starbucks. Scorro i commenti, ce ne sono una decina.
"Adoro Starbucks!" Dice una ragazza.
Altri sono per lo più commenti spam e inutili, ma un'altro cattura subito la mia attenzione.
"Davvero bello questo scatto, Lily! Perché non ci tieni più aggiornati riguardo a quello che fai durante le tue giornate? Sarebbe bello ricevere un po' di compagnia da parte tua, anche se virtuale". Sorrido leggermente nel leggere le parole di questa ragazza. Ha un nickname strano, ma poco importa, è interessata alla mia vita.
Allora mi sistemo bene sul divano, posiziono il computer sulle mie gambe, sullo schermo ben visibile una canzone di Mariah Carey. Le luci soffuse del mio salotto creano l'atmosfera perfetta.
Scatto la foto e la posto sulla mia storia.
"Finalmente a casa" scrivo e sono pronta a condividere qualunque cosa mi riguardi.
Mi addormento col sorriso sulle labbra e piena di buoni propositi.
La mattina seguente non ho tempo per scattare foto. Mi sveglio con un terribile mal di testa e dopo aver guardato l'ora mi rendo conto di essere in ritardo.
Invio subito un messaggio a Lydia "credo di essere in ritardo. Salvami".
Corro in bagno e mi sistemo più in fretta che mai. Il risultato è orribile, ma ci penserò più tardi, nel bagno della Stewart&John. I capelli legati in una coda di cavallo, il trucco spalmato in fretta e furia e vestita con un classico completo composto da pantaloni eleganti neri e camicia bianca. In ufficio penserò a sistemarmi meglio.
La risposta della mia amica non tarda ad arrivare "passo a prenderti, sono quasi sotto casa tua" leggo e tiro un sospiro di sollievo. Mi salva sempre il culo e gliene sono davvero grata.
In ascensore mi guardo allo specchio e mi vergogno di esistere, ma cerco di non pensarci troppo.
Lydia mi aspetta in macchina ed è come al solito bellissima. I lunghi capelli biondi le cadono morbidi sulle spalle e indossa un abito grigio aderente e un paio di collant scuri.
«Buongiorno» mi dice appena mi siedo sul sedile. Appoggio la mia borsetta sulle gambe e la saluto con un bacio.
«Che trauma stamattina, ho pensato al peggio appena mi sono resa conto di essere in ritardo». Dico pensando che ho rischiato di andare in ufficio in treno e metterci il triplo del tempo che ci metterò grazie a Lydia. Carla sarebbe impazzita e mi avrebbe licenziata all'istante, senza dover chiedere l'aiuto di nessuno.
Arriviamo in ufficio giusto in tempo e riusciamo anche a prenderci un caffè. Poi Lydia mi dice che deve correre in segreteria prima per fare qualche richiesta e io decido di prendere l'ascensore da sola.
Clicco sul pulsante e dopo qualche minuto di attesa la porta si apre. Entro e digito il numero due, ovvero il piano del mio reparto, ma proprio quando si stanno chiudendo le porte, un piede blocca la chiusura e l'ascensore si riapre.
Istintivamente alzo gli occhi per vedere chi ha tanta fretta di salire e mi trovo davanti Lincoln, in tutto il suo fascino. Entra e digita il numero quattro. Quando le porte si chiudono, si gira verso di me.
«Buongiorno, Lily» mi dice sorridendo leggermente.
«Buongiorno signor Johnson» rispondo subito imbarazzata.
Oggi sono inguardabile, con il fondotinta applicato alla rinfusa e che cosa mi capita? Ovviamente un incontro ravvicinato con l'uomo più bello del pianeta.
Lui ha addosso una camicia bianca e sopra un golfino blu scuro, i pantaloni neri e le scarpe dello stetto colore. Le maniche arrotolate mostrano il suoavambraccio tatuato. Noto che è parecchio più alto di me e ha un fisico da urlo. Le sue gambe sono muscolose e ha le spalle altrettanto allenate e larghe.
«Chiamami pure Lincoln, ci conosciamo ormai» dice lui con una risata quasi silenziosa. La sua raffinatezza nel parlare mi piace da morire.
Gli sorrido e finalmente sono arrivata al mio piano. Le porte si aprono e lo guardo un'altra volta.
«Comunque, hai fatto un ottimo lavoro con il licenziamento» mi dice e mi fa un rapido occhiolino. Io rimango imbambolata sulla soglia dell'ascensore e non so cosa rispondere. Poi mi accorgo che le porte si stanno richiudendo ed esco di scatto. Ci manca soltanto che rimanga schiacciata davanti a lui e che mi rida in faccia. Mi giro verso la sua direzione.
«Certo, grazie Lincoln» dico sorridente, ma non sono sicura che lui mi abbia sentito, siccome l'ascensore è già chiuso.
Che figura di merda.
Non penso che questo possa interessare ai miei followers.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jun 21, 2019 ⏰

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