4

64 6 1
                                    

   •*'¨'*•.¸¸.•*'¨'*•.¸    

  •*'¨'*•

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

  •*'¨'*•.¸¸.•*'¨'*•.¸ 

Mentre Taeyong aveva dovuto affrontare il grattacapo di una tentata rapina e per di più si era ritrovato Chittaphon fra i piedi a causa della sua troppa benevolenza, Jeno stava ancora affrontando i suoi pensieri, i quali si dimostravano essere piuttosto contorti e complessi tanto che occuparono la sua mente per l'intera giornata. Dopo che si fu cambiato d'abito, indossandone uno blu elettrico, sempre con dei ricami dorati che simboleggiavano la sua origine nobile, si diresse verso il centro della città accompagnato dal fratello maggiore, Minhyung. Non spiccicò parola per tutto il viaggio d'andata.

"Senti Jeno" ,iniziò dunque il fratello per rompere il silenzio. Jeno alzò il capo pensando che il fratello stesse per dire l'ennesima battuta poco divertente, come suo solito, ma la sua espressione tradì quella che sembrava essere la sua intenzione. Minhyung, in verità, si sentiva terribilmente in colpa per ciò che era accaduto quella mattina. Sapeva che il fratello non era mai stato amante delle feste, delle ragazze, della vita a palazzo o dell'amministrazione politica. A Jeno non interessava tutto questo. Era da sempre stato un ragazzo riflessivo e molto sensibile, si era sempre sentito un peso per la sua famiglia e anche in colpa poichè la sua gravidanza aveva portato ad aggravare la malattia della madre. Era finito per chiudersi in se stesso, spaventato dal mondo e dalla sua stessa diversità. Questo Minhyung lo sapeva, perfettamente.

"Mi dispiace per ciò che ho detto questa mattina, ho esagerato. Non volevo farti arrabbiare in quel modo" disse mordendosi il labbro inferiore. Era da sempre stato un suo punto debole non riuscire a chiedere perdono. Il suo orgoglio aveva sempre la meglio sulla sua parte morale e, in conclusione, finiva per pentirsene. Non riusciva a comunicare quelli che erano i suoi veri sentimenti,come se ci fosse qualcosa a bloccarlo e ogni volta feriva e veniva ferito dai suoi stessi gesti o dalle sue stesse parole. Donghyuck era il suo angelo. Il ragazzo dalla pelle ambrata con cui si sfogava e che riusciva a consolarlo ogni qual volta ne avesse avuto bisogno. Cercava di fare del suo meglio per non allontanare nemmeno lui, anche se, e di questo ne era certo, Hyuckie non lo avrebbe mai abbandonato. Fatto sta che quel 'mi dispiace' doveva esser detto volente o nolente, si era ripetuto in mente Minhyung. Non voleva che il fratello ce l'avesse con lui o ancor peggio incominciasse ad aver antipatia nei suoi confronti. Il sol pensiero lo faceva rabbrividire.

"Minhyung hyung, non ti preoccupare, è passato, non sono più arrabbiato con te" gli rispose Jeno, che conosceva la difficoltà del fratello nell'ammettere la propria colpa.

"So che lo fai per me, so che non vuoi che passi così tanto tempo da solo, però non è un problema".Voleva continuare la sua frase ma il suo respiro si mozzò e la sua voce si incrinò. Jaemin. Cosa avrebbe detto il fratello se avesse incominciato a parlare di Jaemin? Avrebbe potuto fraintendere o pensare che in Jeno ci fosse qualcosa che non andava. Rimase per alcuni secondi muto e con lo sguardo fisso per terra nel mentre che i due loro destrieri continuavano a passo lento e calmo verso i piedi della collinetta.

"Jeno, se dici così e poi ti fermi all'improv-" provò a dire Minhyung.

"Ho conosciuto un ragazzo" disse il fratello a testa bassa.

Minhyung si zittì. Sapeva perchè il fratello si stava comportando in quel modo. Lo sapeva perchè aveva fatto qualcosa che non andava fatto. Mesi prima di quel giorno, Minhyung girovagava per la camera di Jeno in cerca di un foglio che aveva perduto e casualmente si era ritrovato a leggere alcune scartoffie trovate sullo scrittoio del fratello. Erano poesie d'amore, molto romantiche e dolci, tant'è che Minhyung si stupì a dir poco a pensare che cose del genere erano state scritte dal fratello. Ma ancor di più si meravigliò del fatto che tutte quelle poesie erano dedicate ad un 'lui' e non ad una 'lei'. Gli aggettivi,i pronomi e molti altri elementi facevano intendere che Jeno non provava alcun interesse per il genere femminile. Dopo quell'avvenimento, Minhyung non ne aveva fatto parola con nessuno, anzi, aveva mantenuto il silenzio perchè voleva che fosse Jeno a parlargliene. Non voleva creare scompigli in famiglia o dicerie che sarebbero arrivate alle orecchie del popolo, che chissà cosa avrebbe pensato di suo fratello. Era meglio ricevere le dovute conferme e poi,in seguito, affrontare una discussione. Proprio in quel preciso istante, rivolse tutta la sua attenzione verso il fratello senza fermare il trotto del cavallo.

"E' molto gentile e sembra amichevole. L'ho conosciuto oggi. Si, non dovrei fidarmi così facilmente delle persone,però, è caduto nel lago ed è stato così impacciato che mi è venuto spontaneo aiutarlo. Sembra del tutto innocuo, non penso potrà mai farmi del male. Sono stato anche attento a non rivelargli il nome della nostra famiglia"

Jeno ci aveva provato a fare un discorso calmo e a spiegare le cose decentemente ma alla fine si era trovato ad impanicarsi parlando così velocemente da non far capire nulla al povero fratello,che dopo aver provato ad interpretare quello che diceva con scarsi risultati, scoppiò a ridere.

"Va bene Jeno" disse cercando di contenere le sue risatine "Prima o poi mi farai conoscere questo ragazzo che ha fatto breccia nella tua simpatia, no? Devo fargli le mie congratulazioni,è riuscito in qualcosa di molto complicato" disse ritrovandosi nuovamente a ridere. Jeno fece lo stesso. Si sentì sollevato da quella risposta. Non aveva detto la verità. Non aveva detto che quel misterioso Jaemin aveva fatto breccia non solo nella sua simpatia, ma anche nel suo cuore. 

"Minhyung-ah! Incomincia a correre o non ci arriverai più in città" disse minacciando, in modo scherzoso, il fratello il quale prese la palla al balzo rispondendo con la stessa moneta.

"Ti ricordo che non hai mai vinto contro di me piccolo Jeno" detto ciò diede un leggero calcio al ventre del cavallo che accellerò il passo in discesa arrivando a cavalcare. Jeno fece lo stesso partendo in svantaggio ovviamente. Alla fine arrivarono al centro di Silla farfugliandosi frasi smorzate a vicenda e cercando di capire chi dei due fosse il vincitore. Continuarono a scherzare e a godersi il resto della serata ammirando insieme lo sbocciare delle prime gemme primaverili che davano speranza e pace agli animi di entrambi.

---

perdonatemi per la lunga assenza :(

dinasty-jaenoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora