Jisung era entrato con timore nella stanza di Chenle e la prima cosa che aveva notato erano le stelle che luccicavano. Era una luce debole, per il semplice fatto che fosse il tramonto e ancora un po' di chiaro riempiva debolmente la stanza. Un po' erano attaccate precariamente sul soffitto, ed altre invece erano spiaccicate a terra. Un cielo stellato. Il letto era sfatto, le coperte bianche toccavano terra e il cuscino era al contrario. Le pareti erano di colore blu, la stessa tonalità del mare. Talvolta il vuoto cobalto veniva sostituito da piccoli disegnini argentati raffiguranti pianeti. La scrivania era tutta disordinata, migliaia di pennarelli ed evidenziatori color pastello erano sparsi sul finto legno bianco panna. Libri di ogni genere erano aperti, alcuni a metà, altri dopo o prima di essa, ma tutti avevano migliaia di post-it attaccati sulle pagine e frasi o parole evidenziate. In mezzo a quella confusione, l'unica cosa che sembrava essere al proprio posto era il vaso argento contenente un piccolo fiore color blu Savoia. Jisung si concentrò a guardare quel fiore, lo trovava così bello e delicato. "E' un'orchidea vanda, è un particolare tipo di fiore, una specie rara della sua categoria. In Cina, l'orchidea simboleggia raffinatezza, purezza come quella dei bambini e cultura. Ma so che in occidente simboleggia l'amore duraturo nel tempo per la persona più importante della propria vita.". E Jisung pensò che avrebbe potuto regalare a Chenle una orchidea in Europa. Chenle era sull'uscio della porta, con le braccia lungo i fianchi e lo sguardo un po' perso, Jisung pensò che era proprio bello. Una stella cadde. Per un attimo a Jisung era sembrata una stella cadente, che per pochi secondi aveva goduto di una gloria immensa e della possibilità di poter volare. Poi si era spiaccicata al suolo. Ed era rimasta lì in silenzio, insieme ad altre che erano cadute. Chenle sbuffò infastidito. "Le stelle continuano a cadere dal soffitto!".
