Avevo quasi dimenticato l'episodio dello schiaffo a Jason e lui sembrava si fosse dimenticato di me.
E questo era un bene.
Non lo vedevo da un po' ma la sua pagina Facebook parlava chiaro, la sua attenzione era rivolta a qualche altra bella donzella.
Sorrisi, premendo il tasto 'rimuovi dagli amici' e scesi le scale che mi portavano alla cucina dove mia madre e Desy spettegolavano.
Erano sedute al bancone da cucina intente a guardare qualcosa sul cellulare di Desy appena mi sentirono smisero subito sorseggiando il loro caffè.
Immaginai subito l'argomento in questione: Jason.
Era storia vecchia, volevo andare avanti e così loro non mi aiutavano affatto.
Le guardai, prima una e poi l'altra, con disapprovazione e nei loro occhi si dipinsero le scuse più tenere che esistessero.
'Scusa, stavamo dando un'occhiata alle nuove foto del bastardo."
Parlò Desy, tipico di mia madre lasciava il lavoro sporco alla mia migliore amica.
Lasciai perdere con un gestaccio della mano e mi versai un po' di caffè bollente in una tazza.
"Se avete finito di farvi gli affaracci di qualcuno che non deve più esistere nella mia vita vi annuncio che oggi, ho il primo colloquio dopo quasi un mese che mi sono dimessa."
Sorriso entrambe, sincere, e colpite tanto che si alzarono per abbracciarmi.
"Oddio, complimenti piccola! Speriamo vada bene!"
Sussurrò mia madre con il viso affondato nella mia spalla.
Non volevo rivelare per quale lavoro dovevo farlo, un po' per scaramanzia un po' perché volevo avere un po' di privacy per quello che poteva succedere dopo.
Avevo lasciato Jason ma con lui anche l'azienda per il quale lavoravo, il giornale di suo padre.
Non si erano degnati di chiamarmi, avevo lasciato le dimissioni sul suo tavolo di ufficio e fine della storia. Boom. Non volevo si intromettessero proprio adesso, appunto.
Indicai con un cenno del capo la porta, alla mia amica, e quest'ultima si alzò dal divano dove si era comodamente seduta e baciò mia madre su una guancia dirigendoci all'ingresso.
Lanciai uno sguardo allo specchio e mi sistemai il colletto della mia camicia bianca.
Avevo optato per un paio di pantaloni neri aderenti, camicia bianca infilata dentro, e un paio di decolleté nere lucide. I capelli erano liberi sulle spalle, avevo un'aria professionale.
"Astra, mangi a casa questa sera?"
Domandò mia madre avvicinandosi e lisciandomi la camicia da dietro.
Annuii decisa e feci un mezzo sorriso per il nomignolo che aveva usato.
Mi chiamava sempre così, a parte quando era incazzata con me.
Salii in macchina, attenta a non far spuntare pieghe nella camicia e guardai la mia amica che scoppiava a ridere.
"Che c'è? Voglio essere impeccabile!"
"Certo, certo, e se ti conosco bene oserei dire che siamo anche in anticipo!"
Le feci un occhiolino, facendole capire che ci aveva preso in pieno, e partii dirigendomi all'azienda di moda che cercava delle apprendiste stiliste.
Avevano sfogliato il mio povero curriculum e forse erano interessate al punto in cui avevo studiato scuola d'arte.
Era sempre stato un sogno disegnare degli abiti per qualcuno, ogni tanto a casa mi dilettavo ma avevo accantonato quest'idea quando avevo iniziato a lavorare come segretaria per il padre di Jason.
Pensavo che la mia vita ormai era quella e basta.
Non ero soddisfatta ma ero felice.
La felicità non dura in eterno, evidentemente.Qualche minuto più tardi eravamo con il naso all'insù a guardare l'enorme edificio
D & C London Fashion.
Non era situato al centro di Londra, dove il traffico era insopportabile, ma di sicuro era un bel quartiere.
C'era un piccolo parco, non molto distante da lì, la palestra di arti marziali dall'altro lato della strada a due corsie e un paio di negozi che coraggiosi lo fiancheggiavano, quell'edificio ultramoderno, di cui uno era un bar con un insegna stile antico che illuminava il nome 'Happy Days'.
"Davvero? La mia amica diventerà stilista?"
Diedi uno spintone a Desy, dirigendola verso il bar per prendere qualcosa da bere prima del fatidico colloquio.
"Entriamo, voglio esplorare il mio nuovo bar preferito!"
Annunciai positiva, facendo sorridere la mia migliore amica.
Varcammo la soglia e ci guardammo intorno spaesate.
Qualche coppia occupava i tavolinetti in legno antico mentre altri ordinavano i loro cibi d'asporto e li portavano via.
Uno dei camerieri ci fece accomodare vicino alla vetrata principale e ordinammo subito due cocktail da gustare, avevo ancora una bella mezz'ora piena prima di entrare nell'enorme edificio.
Speravo che tutto andasse per il meglio, ci tenevo a quel lavoro ancor prima di iniziare e soprattutto ne avevo bisogno.
Un ragazzo con una felpa grigia, a Settembre, varcò la soglia del locale dirigendosi deciso dal barman che lo stava aspettando sorridendo.
Si scambiarono un saluto di mani e li fissai per qualche minuto.
Prima di andarsene ordinò qualcosa.
"Jon, per dopo, il solito. Mi raccomando ben piastrato!"
Quella voce la ricordavo... appena si voltò lo riconobbi come il bodyguard che aveva preso le mie difese qualche settimana prima.
Incrociò il mio sguardo curioso, per una frazione di secondo, prima di continuare per la sua strada fuori dal locale.
Desy sospirò mentre seguiva con lo sguardo il ragazzo.
"Hai anche un nuovo vicino preferito."
Annunciò.
La guardai interrogativa e si affrettò a rispondermi.
Pronta a spettegolare e tenermi presenti sui fatti realmente successi.
"Non dirmi che non hai notato il logo nella sua felpa. E' identico a quello della palestra di fronte!"
Di sicuro la mia amica, nello stalkerare, aveva più esperienza di me.
Non che io volessi farlo davvero.
Cioè, era un belvedere per gli occhi quel ragazzo ma non mi aspettavo chissà cosa.
"Si, penso anche io si tratti di un figo da paura. Mi ci perderei in quelle braccia possenti."
Stava parlando da sola, più che parlare sognava.
Scoppiai a ridere e le diedi un buffetto sul braccio.
"Ragazzi meno chiacchere più allenamento!"
Mi sfilai la felpa sudaticcia e la gettai sul bancone all'entrata.
Cercavo ancora di ricordare dove avessi visto quella ragazza seduta da Jon.
Fissavo la parete vuota, di fronte, ma niente, davvero non mi veniva in mente.
Mi feci più vicino al tappetino dove due ragazzi si allenavano con i calci e sollevai più in alto la gamba di uno dei due, facendo colpire l'altro dov'era giusto che colpisse.
Non smisero e continuarono così per un bel po', alternandosi tra di loro.
Insegnavo ad avere resistenza facendo persino provare la stessa mossa per buona parte di allenamento.
Mi diressi al computer, posto al bancone, mentre la porta d'ingresso si apriva e mostrava una figura esile che veniva dentro.
Era la ragazza di prima al bar.
Sembrava, anzi era, a disagio impalata alla porta d'entrata.
"Ciao, posso aiutarti?"
Chiesi da dietro il bancone con sguardo interrogativo.
Non allenavo ragazze, quindi se era lì per iscriversi a qualche corso aveva sbagliato palestra.
Mi guardò sorpresa, non mi aveva visto prima, e si avvicinò al bancone arrotolandosi in un dito una ciocca di capelli.
Adoravo vedere quel gesto, era di una semplicità disarmante.
"Sono venuta a ringraziarti, per l'altra sera."
Corrugai le sopracciglia cercando di ricordare a cosa si riferisse, ma non mi venne in mente niente di così eclatante.
Non ero stato con nessuna nell'ultima settimana, per lo meno non venivano a ringraziarmi dopo. Non che non ci sapessi fare.
Mi vide confuso e si corresse.
"Cioè non proprio l'altra sera, qualche settimana fa."
La squadrai da capo a piedi, allora, e niente.
Come avevo fatto a dimenticare quella ragazza? Era bellissima.
"Perdonami, non riesco a ricordare dove ci siamo conosciuti."
Le sue guance si dipinsero di rosso e si voltò verso la porta, forse stava prendendo la decisione di scappare via.
Si fece coraggio e con gli occhietti decisi tornò a guardarmi.
Bingo, ora ricordavo.
Più truccata, qualche strato di vestito in meno, era a quella festa al sedicesimo piano.
"Si beh, non ci siamo proprio conosciuti. Hai preso le mie difese con il mio ex... "
Mi alzai dalla sedia e feci il giro del bancone mettendomi di fronte e accennai un mezzo sorriso, le porsi una mano presentandomi.
"Sono Travis, Travis Delaney. Adesso mi ricordo di te! Perdonami, non ti avevo riconosciuta, eri un po' diversa l'ultima volta."
Sembrò più sollevata, ricambiò la stretta e la guardai in viso mentre un sorriso nasceva e rivelava una fila di denti bianchissimi e dritti.
Forse faceva la modella nell'edificio di fronte.
Di sicuro non doveva avere più di 20 anni.
"Tranquillo, me lo dicono spesso. Io sono Astrid."
Sciolse la stretta e fece un passetto indietro, nei suoi vertiginosi tacchi, la squadrai ancora senza farmene accorgere mentre parlava di quella sera e mi spiegava, come se doveva, la situazione.
Mi fece sorridere mentre si portava una mano nei capelli, che non volevano stare al loro posto e guardò alle mie spalle basita il pubblico che si era fermato e ci osservava curioso.
"Forse è meglio che io vada, ho un colloquio qui di fronte e ti lascio lavorare.
E' stato un piacere fare la tua conoscenza Travis."
Si affrettò, io semplicemente sorrisi, stringendo ancora una volta la sua mano esile e piccola in una delle mie grande e vissuta.
Mi diede le spalle dirigendosi all'uscita e pensai che forse anche da completamente vestita smuoveva l'ormone al 90% della popolazione dentro quella palestra.
Io non facevo parte di quel 90%, lo giuro.
Ho guardato il suo culo, fasciato da pantaloni stretti e neri, solo perché è abitudine ormai farlo quando vedi una bella ragazza.
Mi voltai a fissare truce i miei ragazzi che avevano ancora la bava alla bocca e mi schiarii la voce.
"Volete che vi pesti a sangue, o tornate ad allenarvi?"
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Warrior
Storie d'amoreAstrid, dolce ragazza piacente incontra una sera il bodyguard attraente di nome Travis. Travis è tenebroso ma anche disponibile, non si apre facilmente ma inizierà ad apprezzare l'amicizia della giovane fino a che... "Pensi che l'oscuritá sia tua...