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"Mi ero rifugiato al bagno, giusto per liberarmi un po' per qualche minuto. Mi rinfresco la faccia e rimango lì, con le gocce che scorrendo sul volto mi procuravano una sensazione di sollievo.
Solo dopo che riapro le palpebre noto che qualcuno mi stava fissando da un po', silenziosamente. Continuava a fissarmi, anche mentre arrossivo. Io, non sapendo cosa fare, indietreggio e a sua volta lui si avvicina. Ero ormai chiuso e non avevo via di scampo.
Poteva farmi di tutto. Ed ero spaventato, da lui, Ivan.
Il mio corpo aderiva sempre di più alla parete ed Ivan era ad un palmo da me. Odiavo quella sua indifferenza. Odiavo che fosse eterosessuale. Odiavo non poter far altro che bramarlo.
Mi sento così ... freddo. Il senso di eccitazione viene sovrastato da puro freddo. Sentivo freddo. Ero congelato dalla paura di essere inconsciamente soggiogato da lui. Percepisco una farfalla dentro di me che continua a scontrarsi con le pareti dello stomaco, volando in ogni direzione. E come se riuscisse finalmente forarlo e a spiccare il volo, scese una lacrima che rigò la mia guancia sinistra.
Ivan vedendomi, cambia la sua espressione da maliziosa a soddisfatta. Era compiaciuto del dolore che mi faceva provare. I suoi candidi lineamenti presero i connotati di un ghigno. Mi lascia piangere per quell'essere tanto intoccabile di cui mi ero fottutamente innamorato. Piango in silenzio, non emetto suoni, non mi rannicchio, non lascio che la mia espressione cambi. Solo che continuavano a sgorgare lacrime dai miei occhi e l'unica cosa che non riuscivo a fare era sottrarmi al suo sguardo. Quei suoi occhi, che ora mi apparivano freddi ed esanimi. Non sono cambiati, ma ora fanno trasparire un lato dell'essere di Ivan. Ero impotente a causa dell'amore.
Appoggio il mio viso al suo petto, eliminando quella sottile distanza che intervallava i nostri corpi. In quel momento mi strinse i capelli, obbligandomi ad alzare lo sguardo.
E mi bacia"

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