Polifemo osserva gli stranieri

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Dalla legna carbonizzata, luce bollente esplose impattando sull'eterno macigno, sussurrando, come mai, desolazione. Insieme alle circensi scintille, s'accese bronzo. A tanto fuoco quel metallo aveva già assistito, ma diversamente. L'olezzo trasparso presagiva un carminio ben noto a me. Un colore bramoso del cielo stesso, accecante visione per gli uomini dai due globi. Un colore di fronte al quale non scorre vita.
Ascese verso l'alto l'esalazione e portò l'occhio alla lercia tunica, testimone di terra, sabbia, e tempo, che, molto più delle precedenti, erode inesorabile. I numi, riterranno pure la nostra vista manchevole, di quell'istante però, mi parlo lei delle operose mani lavoratrici dell'indumento, del brusio prodotto dal legno che tesse, di quiete e di agiatezza. Ancora l'occhio mio inondò le membra di rancore. canto d'un pastorello e di una ninfa, e di ciò che gli ammalianti campi strappano a noi, allevatori monoftalmi. Così, in me, inizio ad ardere bile.

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