Sakura

533 23 1
                                    

《Non importa quanto io sia un demone per lei. Dobbiamo salvare quel fiore perduto》

Erano vere quelle parole. Non erano come quelle che lui le disse tempo fa, ma erano sincere. L'avrebbe salvata, anche a costo di perdere la sua stessa umanità, o peggio ancora...anche a costo di essere allontanato per sempre da lei. Ormai se ne faceva una ragione: ciò che fece era imperdonabile, ma non avrebbe permesso a un suo errore di togliere la vita a Mikasa. E mai avrebbe permesso che qualcuno gliela strappasse di mano.

▪▪▪

《Mikasa...non pensi che sia un peccato che tu non sia stata venduta al mercato nero quel giorno?》

Stava forse sognando, o ciò che la donna le disse era vero? No, non poteva parlare sul serio.
Mikasa non ebbe neanche il tempo di formulare una frase, che la testa iniziò a girarle così forte da farla cadere a terra. Provò a reggersi con una mano sul comò accanto al letto per evitare di finire sul pavimento, ma la sensazione dello svenimento le aveva quasi fatto perdere tutta la sua forza. La stanza intorno a lei iniziò a muoversi come una giostra, iniziava a sudare freddo e le sue dita e le labbra presero un colorito viola. Non era dovuto allo stupore di quelle parola, ma allora a cosa...
Spostò il suo sguardo sul calice caduto a terra, con ancora i pochi resti della bevanda: cosa le aveva fatto bere?

《Che cosa...COSA MI HAI FATTO!?》urlò Mikasa con le ultime forse rimaste, accasciandosi a terra tenendosi con le mani lo stomaco, che sembrava stesse per uscire dalla pancia. Gli occhi iniziarono a lacrimare, la giostra dove sembrava essere non smetteva di girare, e la vista le se appannò.

《Taci...Ackermann》

E dopo queste ultime parole, il vuoto. Nero. Mikasa era a terra ormai priva di sensi, ma rimase abbastanza cosciente per formulare l'ultima frase che per lei, forse, sarebbe stata l'ultima:

《Eren...avevi ragione: sono solo una schiava》

E poi, lei cadde a terra.

▪▪▪

La brezza marina fu sempre stata un sollievo per Eren. Da anni bramava di vedere il mare insieme al suo migliore amico e quasi non desiderava altro da quando aveva soli cinque anni. E tutto ciò iniziò da quando vide quei grandi occhi azzurri di Armin, un'esplosione di gioia come pochi sentivano.
A dieci anni non ci fu solo la breccia nelle mura, ma anche nel cuore di quei tre amici inseparabili: chi perse la famiglia, chi perse la vita perfetta e chi perse ogni speranza di inseguire i propri sogni.
Dieci. Dieci erano gli anni passati da quel momento. Dieci anni di inferno e paradiso, dieci anni di vittorie e sconfitte, dieci anni di scoperte e perdite, dieci anni di lotta tra la sopravvivenza e la morte.
Ma se in quel momento non ci fosse stata alcuna breccia, ora nessuno di loro aveva la possibilità di essere liberi: scoprirono informazioni e molto altro che senza quell'avvenimento non si sarebbero mai scoperte; legami del quale prima non si poteva neanche pensare di poterli instaurare, ora sono la fonte di energia di quelle stesse persone, e per Eren, questa breccia è stata la porta dell'inferno, che lo avrebbe portato al purgatorio e infine, al paradiso.

Dopo qualche minuto ad osservare il mare in totale silenzio, salì sulla nave insieme ad Armin. Tra i due c'era tensione, ma non avrebbero permesso a ciò di ostacolarli per proteggere Mikasa. Armin non era neanche sicuro se Eren dicesse la verità in quel vicolo, ma se Mikasa fosse stata davvero in pericolo (cosa per lui molto probabile) allora servivano le forze di entrambi per poterla salvare.

《Eren...come ti sei accorto di esserti sbagliato?》
Il castano fece un bel respiro profondo, attaccandosi con le mani i bordi della nave, seguito da Armin che attendeva con ansia una risposta: per capire se Eren stesse dicendo la verità, bisognava partire dal principio e dalla fonte di tutto ciò.

Lost Flowers || Eremika ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora