4

306 8 11
                                    

Questo capitolo cita Origin of Symmetry dei Muse (che io adoro, seriamente vi consiglio di ascoltarlo *-*) quindi sì ho messo questa canzone perché la amo.

***

Brendon ha quasi finito, il pavimento è spazzato, le sedie capovolte e la maggior parte delle luci natalizie scintillanti sono spente, quando suona il campanello della porta. "Mi dispiace," dice senza prendersi neanche il disturbo di girarsi. "Siamo già chiusi."

"Sì, okay," Ryan dice.

Brendon sobbalza voltandosi. C'è solo la catena di luci sopra al bancone che illumina ancora la stanza, un bagliore tenue che cambia dal viola al blu all'arancione perché Brendon pensava che avrebbe potuto tenerlo sveglio, e ora riflette sul viso di Ryan, lo fa apparire distante e lontano. "Che ci fai qui?" Brendon chiede.

"Sinceramente?" Una risata asciutta, completamente priva di umorismo. "Non lo so neanch'io. Non mi andava più di stare a casa."

Brendon fa un respiro profondo, le sue dita si contorcono lungo i fianchi. "Okay," dice, e Cristo Santo, è talmente stanco di tutto quanto, cazzo.

"Okay?" Ryan chiede, suonando lievemente sorpreso. Sistema la bretella del suo zaino.

"Okay," Brendon dice. "Devo solo chiudere e tutto il resto. Sarò fuori tra cinque minuti."

"Sì," Ryan dice, "okay," ed è difficile stabilirlo per via della luce che si fa di un rosso scuro, ma forse sta persino sorridendo leggermente.

***

Riescono a malapena a chiudere la porta d'ingresso prima che si spingano a vicenda, tirando i vestiti, dimenandosi insieme mentre Brendon affonda i denti nella gola di Ryan, irragionevolmente euforico quando Ryan reclina semplicemente la testa e geme, basso e debole.

In seguito, con le mutande appiccicose e gli arti pesanti e lenti, crollano sul letto di Brendon. Per dei lunghi secondi che si estendono fino a un minuto, forse due, restano soltanto sdraiati lì, i respiri si livellano lentamente. Brendon non vuole muoversi.

Ryan è disteso su Brendon, con le gambe aggrovigliate e il gomito gettato sopra il fianco di Brendon, eppure Brendon non vuole muoversi. Si morde l'interno della guancia e dà una spinta alla spalla di Ryan. Sotto il suo tocco, Ryan si irrigidisce quasi impercettibilmente prima che gli si tolga di dosso. Rimangono sdraiati così per un altro minuto silenzioso.

"Le tue lenzuola puzzano," Ryan dice prima o poi, e Brendon pensa che suoni stanco e che non gli importi.

"Sentiti libero di fare il bucato," risponde. Dà quasi un pizzicotto a Ryan sul braccio, ancora abbastanza vicino da sfiorare la spalla di Brendon con ogni inspirazione d'aria. Brendon serra le mani in pugni e costringe il suo corpo all'immobilità.

"Dovrei andare," Ryan dice.

Brendon gira la testa quanto basta per studiare con la coda dell'occhio il profilo di Ryan, a netto contrasto con l'oscurità proveniente dal vetro della finestra. Non hanno neanche acceso la luce. "Già," Brendon dice, "dovresti."

"Già," Ryan fa eco. "Probabilmente Spencer mi starà già aspettando. Gli ho detto che sarei arrivato intorno alle undici. Quindi." Non si muove.

Brendon si gira sul fianco, lontano da Ryan. "Già, levati dalle palle," dice, ma manca d'intensità.

Il materasso si avvalla quando Ryan si alza. Brendon non ci fa caso, e mantiene la schiena girata mentre Ryan raggiunge il punto in cui aveva fatto cadere lo zaino, aprendo la cerniera. C'è un lieve fruscio di vestiti, forse Ryan starà mettendo delle mutande pulite perché giusto, lui non vorrebbe che il caro Spencer si insospettisca.

In Case The Scene Gets Nasty | Ryden (Italian Translation)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora