6. Su L'orlo Del Precipizio

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<Spero che andremo d'accordo, io e te, durante quest'anno> sussurrò dopo l'inizio della lezione, con serietà.
<Io invece speravo di non rivederti mai più, ma non sempre si può ottenere ciò che si vuole. > risposi altrettanto serio.
Fece un smorfia e cominciò, finalmente, a seguire le frasi che continuarono ad uscire dalla bocca del nostro insegnante.
Ma guarda tu questa, mi rompe il cazzo da stamattina e poi pretende pure di andare d'accordo con me.
Ma vaffanculo va.

E chi lo avrebbe mai immaginato che proprio quella mattina il professore ci diede da fare un progetto per due settimane dopo collaborando con i nostri compagni di banco?
Da non credere eh? Sembra che il destino ce l'abbia con me.
Sono a casa e tra poco dovrebbe arrivare Shin Hye.
Non mi andava per niente di spostare il culo per andare a casa sua, quindi l'ho invitata qui facendomi promettere che se ne sarebbe andata subito poi.
Mentre attendo il suo arrivo vado sulla mia terrazza accendendomi così una sigaretta.
L'aria fresca di settembre si mescola al fumo della paglietta facendomi provare un relax assoluto, così assoluto da far bloccare il tempo ma non i miei ricordi di quel giorno che continuano a mostrarsi quasi come fossero un film infinito.
Sento gli occhi farsi lucidi e subito dopo il campanello suonare.
Finisco di fumare e vado ad aprirle la porta.

<Ciao. > la saluto.
<Ciao. > risponde con un tono tra il sereno e il preoccupato. Non so come definirlo esattamente.
Mi incammino verso il salone facendole capire di seguirmi.
Si leva le scarpe e, osservando i miei dipinti appesi al muro, giunge al tavolino riposto davanti al divano.
Rimane in piedi
<Siediti, mica ti mangio. > pronuncio un po infastidito.
<A-ah..si..> sussurra.
Si accomoda di fronte a me e mi guarda.
<Sono molto.. Belli e particolari le tele appese al muro. Li hai fatti tu? > chiede un po' insicura.
<Allora su che cos'è questo progetto? Non ho prestato molta attenzione alla spiegazione del prof. > mi guarda perplessa. Si aspettava davvero che rispondessi a quella domanda? Se c'è la mia firma sotto gli avrò fatti io no?
<Non hai risposto alla mia domanda.> dice seria.
Alzo gli occhi al cielo.
<Si, li ho fatti io. Perché? Non ti aspettavi che dipingessi o roba simile?> sputo.
<Sono molto belli, perché non li vendi o non li esponi in qualche galleria d'arte? > ancora?!
<Non lo farò mai. Hanno un significato importante per me. Cominciamo va> sbuffo infine.
<E quelle?! Cosa sono?! > chiede con gli occhi sbarrati.
Mi giro e noto il pacchetto di sigarette accanto a me.
<Non hai mai visto un pacchetto di sigarette prima? > domando ironico.
<S-si solo...sono tue? > continua imperterrita.
<Si, problemi? >
<I tuoi sanno che fumi? > chiede dopo qualche secondo di silenzio.
<Basta con tutte queste domande. > pronuncio.
<Non hai risposto. >
<Ma che cazzo è un interrogatorio?! Smettila. >
<Perché non rispondi? Lo sanno si o no che fumi?! >
<Ma fatti i cazzi tuoi! Porca troia! E non nominare più i miei genitori,CAPITO?!> dico sbattendo la mano sul tavolo, guardandola.
Vedo i suoi occhi tremare.
<Scusami.. Non.. Volevo farti arrabbiare.. > dice con un filo di voce.
<Penso che questo progetto lo possa fare benissimo tu da sola. Che ne dici eh? Ora ho da fare, tra poco vado a lavoro, quindi ora va via. > dico alzandomi e andando verso la porta.
<Come?!No!Dobbiamo farlo insieme!>
Dice venendo verso di me a passo spedito.
<Ho detto: VA-TTE-NE.> date che è stupida le scandisco bene la parola .
<Va bene. Ok. Perfetto. > dice tornando in salone, prende le sue cose, si rimette le scarpe e va via senza neanche salutare.
Che cazzo di maleducata.
Sbatto la porta, torno in salone per prendere le sigarette e andare in terrazza.
Si è fatta sera, il cielo è limpido e le stelle sono fisse là su come in un quadro.
Le osservo e comincio a pensare alla brutta ora precedente.
Com'è possibile che una ragazzina del genere debba rompere così tanto? Secondo me non è umana.
Guardo quelle palline che brillano in cielo e i ricordi di quel giorno riaffiorano nella mia mente per l'ennesima volta.
Per non pensare comincio a canticchiare una delle mie canzoni preferite
<E quando tu sparirai,
perchè prima o poi lo farai
dimenticherò tutto sai, scelta non ho
io devo farlo per me
sennò come sopravviverò?> era una delle canzoni che mia madre amava di più, una delle canzoni presenti nel suo anime preferito, Your name. Me la cantava sempre ed è diventata la mia preferita.
Mi tornano in mente le parole del mio professore di coreano sulla nostalgia.
Secondo la psicologa, la nostalgia si configura come un'emozione vicina alla tristezza, che ci porta a ripensare a qualcosa che fu e che non può più essere e mescola insieme l'appagamento per quello che si è vissuto con l'accettazione che si tratta di un tempo trascorso che non tornerà.
Ha ragione. Eccome se ne ha.
Ho nostalgia di tutto.
Di mia madre e mio padre che a tavola si prendevano amorevolmente beffe di me, di quando mi adagiavo tra le confortevoli braccia di lei prima di addormentarmi, dell'ultimo abbraccio di lui per tenerlo stretto per sempre a me.
Vorrei tornare indietro per accorgermi della sofferenza che ha provato la mamma in quei mesi pieni di angoscia.
Vorrei poterla salvare.
Vorrei poterla abbracciare.
Vorrei poterli amare come non mai.
E, soprattutto, vorrei aver impedito a mio padre di andarsene quel giorno da casa per recarsi a lavoro.
In questo momento vorrei sparire e dimenticarmi di tutto e tutti.
Ma non posso.
Prima, qualcuno, la deve pagare cara per quello che ci ha fatto.

Capitolo più lungo per scusarmi della mia assenza💜
. Chiara🖤

𝗬𝗼𝘂'𝗿𝗲 𝗺𝘆 𝘃𝗶𝗰𝗲Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora