7. Stalker

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< Quanto è esagerato! Mi farà impazzire! Non volevo farlo arrabbiare, davvero! Questo moccioso... > sbraito incamminandomi a passo spedito verso casa.
Non volevo veramente farlo irritare, ma non mi capacito del fatto che un liceale fumi! Soprattutto se è il mio compagno di banco! È una cosa sconcertante per me!
Mi blocco, porto lo sguardo al cielo limpido e pieno zeppo di stelle che questa sera sono particolarmente brillanti. La leggera brezza autunnale si fa strada tra le mie narici e i miei boccoli che cominciano a danzare all'unisono con essa e il silenzio della notte risuona nelle mie orecchie.
Inalo quell'aria stranamente priva di polveri sottili e riprendo a camminare sempre ammirando quella vastità blu sopra di me.

<Crack! > mi volto di scatto sentendo il suono dei rami calpestati, mi guardo un po' intorno e comincio a camminare più velocemente.
Sento dei passi alle mie spalle, mi giro di nuovo e vedo una figura nera venire verso di me.
<Chi sei?! Sta lontano da me! > urlo cominciando a correre più veloce che posso in preda al panico.
Arrivo ad un incrocio e, avendolo seminato per qualche istante, mi nascondo dietro ad un muretto poco lontano da me, quasi davanti casa mia.
Mi accascio a terra e sento i suoi passi farsi sempre più vicini.
Sto tremando come una foglia, la rabbia di prima lascia spazio alla paura e il respiro si fa sempre più pesante. Le lacrime bagnano le mie guance, ma non posso fare alcun tipo di rumore per nulla al mondo.

< Dove si è cacciata quella ragazzina?! > dice e io continuo a piangere silenziosamente.
Quindi è questa la sua voce? Mi è molto familiare...
Riprende a correre e i suoi passi si fanno sempre più lontani fin quando non spariscono.
Mi alzo quel poco per vedere se se ne è effettivamente andato e lo vedo andare nella via opposto a quella di casa.
Mi faccio forza sulle, ormai, stance gambe, facendo così un'ultimo scatto verso il portone, entrando ancora tremante.

Durante le sere successive continuo ancora a sentire di essere seguita, ma mi faccio venire a prendere da mia madre con la scusa di voler passare del tempo con lei, ignara di tutto.

...

Sono a scuola vicino al mio armadietto.
Vedo Youngkwang intento a parlare con un, credo, suo amico in lontananza e lo saluto con un cenno di mano che viene ricambiato con un radioso sorriso a trentadue denti.
Mi incammino verso la mia classe superandolo e sentendolo parlare.
Non posso crederci.
Mi si gela il sangue e mi blocco sul posto.
Perché la sua voce è uguale a quella del mio inseguitore?
Sbarro gli occhi, incredula, voltandomi di scatti verso di lui.
< Youngkwang-a! > lo chiamo correndo verso di lui.
< Oh, Shinhye-a, dimmi. > si rivolge a me con una gentilezza che un po' mi intimorisce.
<Possiamo parlare? > dico con il respiro affannato.
< Va bene. > dice, così mi giro invitandolo a seguirmi.

𝗬𝗼𝘂'𝗿𝗲 𝗺𝘆 𝘃𝗶𝗰𝗲Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora