・:*+.3・:*+.

24 5 3
                                    



In this moment I just want to die

Namjoon si trovava davanti ad un foglio pieno di numeri e collegamenti che sono lui riusciva a capire.
Come Tae si occupava molto seriamente del proprio lavoro, dove per lo più doveva organizzare le porzioni nei pasti ma anche occuparsi delle possibili alleanze con gli altri gruppi, lui era molto bravo a esprimere in semplici parole concetti molto difficili.

Calcolava a mente segnando i diversi risultati sul foglio, stava giorni solo a controllare e scrivere cosa gli altri portavano.
Stava contando quanta carne in scatola era rimasta ma improvvisamente venne interrotto da un rumore di uno sparo che probabilmente sentirono tutti i gruppi nelle vicinanze, lasciò la carta sul tavolo e si diresse verso la finestra avendo paura che qualcuno si fosse fatto male.

Sgranò gli occhi vedendo quel mostro in lontananza, per un attimo pensò pure fosse vivo e vegeto e che i suoi compagni - che erano lì affianco - fossero in pericolo ma poi notò il sangue uscirgli dalla ferita che da tale distanza non si poteva vedere bene. I suoi amici, quindi, erano salvi da quella creatura ma non dal resto...erano ancora lì, quanto potevano essere scemi? Probabilmente qualcuno si era avvicinato a guardare - come lui stesso dopo quello sparo - la scena, probabilmente ora gli altri sarebbero tornati nel palazzo, erano in sette, non avevano chissà quale difesa se non i pugni e due armi con una quantità di colpi che si potevano contare sulle dita di una mano, dirgli di non tornare a casa dalla finestra o far finta di conoscerli e minacciarli, scendere o non, il risultato non cambiava, lui o loro sarebbero stati visti entrare o essere nel palazzo, dopo bastava fare due più due per capire che lì dentro ci viveva qualcuno e che - notando le condizioni in cui era ridotto l'edificio - non erano forti.

Si girò di scatto verso il corvino che dormiva tranquillamente sul divano, iniziò a scuoterlo. Di solito era un po' spaventato a svegliarlo ma non poteva esserlo, anzi lo era ma non del suo amico che si stava per svegliare ma del possibile osservatore che avrebbe detto a gli altri del suo gruppo cosa aveva visto e attaccarli, nelle scorse settimane la situazione era rimasta calma, cosa molto rara.

"Mhh...che vuoi?"

Chiese appena svegliato con gli occhi ancora socchiusi e la solita espressione seria o magari anche annoiata, probabilmente sarebbe stato poco interessato a tutto all'accaduto, non che non tenesse ai suoi compagni anzi,solo che era stato buttato fuori dal mondo dei sogni. Odiava essere svegliato in un modo brusco come aveva fatto il ragazzo che ancora gli teneva le spalle. Ma come poteva saperlo? Era sempre stato molto serio e scocciato, tutto quello che gli passava per la testa rimaneva li, alcune volte parlava con gli altri ma non troppo, magari passava più tempo con Hobi o Jimin ma preferiva trascorrere le giornate chiuso in camera.

"Gli altri hanno usato il fucile qui fuori e per lo più sono ancora in mezzo alla piazza..pensi che qualcuno possa averli visti?"

Cercava della speranza nella replica del più grande che lo guardava confuso, credeva che magari lui avesse qualche idea sul da farsi o forse gli avrebbe detto qualcosa per non farlo preoccupare, insomma aveva lo sguardo terrorizzato, un diminutivo in confronto a quello che provava. Ormai il luogo dove si trovava era casa sua, non poteva lasciarla o almeno non in quel modo.

"Beh ci dobbiamo spostare no?"

La risposta che ingenuamente il bianco non voleva sentire gli si era proprio presentata davanti, non voleva andarsene.

"Namjoon, tesoro...dobbiamo sbrigarci i furgoni non ci aspettano!"

Erano passati due giorni dal primo avvistamento di un mostro, tutti si erano chiusi in casa e probabilmente alcune tv non funzionavano, come ad esempio quella della casa del bianco e dei suoi genitori, tutti quanti stettero ad ascoltare la radio giorno e notte alla ricerca di una risposta a quella apparizione ma niente, neanche gli scienziati avevano una soluzione.

"Sì ma, arrivo subito"

Rispose immediatamente il figlio che stava chiudendo a fatica lo zaino pieno di oggetti essenziali. Sapeva benissimo che era meglio non rimanere lì ma lui voleva stare con suo padre, era stato proprio lui che aveva sempre supportato il sogno del figlio di voler essere uno scrittore, il primo libro - rilasciato qualche mese prima - aveva pure fatto un grande successo. Si ripeteva sempre che se non fosse stato per lui ora sarebbe un cassiere che riusciva a malapena a tirare fino a fine mese, sfortunatamente la persona più cara che aveva era destinata a morire. Il padre aveva una malattia che lo costringeva a stare a letto collegato a una macchina per tenerlo in vita, non riusciva muoversi e per tanto non poteva andare ai furgoni che sarebbe stata la via di fuga delle famiglie per andarsene via da lì.

Un ultimo saluto. Un ultimo abbraccio. Scendevano sempre più lacrime dal ragazzo e il respiro gli mancava, l'uomo davanti a lui chiuse gli occhi e strinse la mano del figlio accennando un sorriso. La madre - anche lei in lacrime - si avvicinò alla macchina che dava l'opportunità all'uomo di respirare, lo avevano deciso l'altra notte insieme, non c'era modo di portalo via da quel l'edificio che tra poco
- come tutti quelli della via - sarebbe stato abbandonato. Fortunatamente se ne era andato, anche se falso, con il sorriso.

Il bianco eri nel parcheggio con sua madre e l'intera città, li avevano fatti disporre in diverse file. C'erano molti militari in giro e si potevano udire bambini ma anche adulti piangere, il bianco al contrario di molti non stava piangendo ne pareva tanto preoccupato ma era troppo occupato a pensare, aveva come le orecchie tappate come se si stesse rifiutando con tutto se stesso di sentire quello che gli stava accadendo intorno, gli mancava già suo padre e la sua mente era diventata in quei pochi secondi contorta e irragionevole.

684 era il numero che gli era stato dato, probabilmente veniva dato a tutti un numero appena saliti, magari era solo un metodo per contare le persone.

Era una di quelle macchine a cassoni, aveva dato la sua coperta alla madre anche se il tempo non era dei migliori...si congelava.

Un forte rumore proveniente dalla foresta di sente diventare sempre più forte.

Il rumore degli spari è assordante, tutti si abbassarono.

La macchina venne scaraventata contro un albero.

Camminava nel bosco anzi correva, muove le gambe più veloce che può e arriva a un palazzo ovviamente abbandonato.

Cadde a terra e pianse, pianse sempre di più, sempre più forte...tanto sapeva che non c'era nessuno nelle vicinanze.




Forse è un capitolo un po' noioso visto che non succede nulla ma credo che il flashback sia molto importante per capire la storia?? Boh scusate sempre per i possibili errori alla prossima!

Hai finito le parti pubblicate.

⏰ Ultimo aggiornamento: May 19, 2019 ⏰

Aggiungi questa storia alla tua Biblioteca per ricevere una notifica quando verrà pubblicata la prossima parte!

I feel broken in this dead world (bts au)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora