Il sole estivo era caldo, le cicale frinivano rumorose.L'erba all'inizio fresca contro la schiena, non gli dava più sollievo. Il suo corpo era però disteso e rilassato su quel manto verde.
Il rumore del vento e degli alberi che si muovevano al suo passaggio, gli cullava i pensieri. Era sveglio ma teneva gli occhi chiusi. Un braccio dietro la nuca a sostenergli la testa, l'altro invece cingeva il petto del ragazzo che stava appoggiando il capo sul suo addome.
Non c'era nessuno, solo loro.
Erano poco lontani dal punto in cui si erano accampati, era una domenica pomeriggio.
Arrivati il giorno prima da nord volevano riposarsi per poi dover ricominciare con la solita routine di preparazione delle armi e rifornimento merci al villaggio vicino, per poi ripartire con il resto della fanteria.Passavano ogni momento libero insieme.
Quindi praticamente mai, l'avanzata alleata ormai era diventata veloce e repentina, era una corsa continua e dovevano arrivare all'obiettivo.Da lì a pochi giorni si sarebbero staccati con un piccolo gruppo, procedendo su un altro percorso, per un obiettivo intermedio.
Durante i pochi mesi di addestramento in patria si erano odiati. Si erano picchiati, insultati, erano sempre in competizione tra loro. Due testardi, due caratteri forti. Si erano fatti male. Volontariamente. Si erano feriti con le parole e con i gesti. Nessuno dei due avrebbe mai ceduto, nessuno dei due si sarebbe tirato indietro o si sarebbe arreso all'altro. Nessuno dei due avrebbe finito quella guerra che si facevano ogni santo giorno.
Quando però la guerra e le battaglie, quelle vere, erano arrivate più reali che mai, e li avevano chiamati, si erano dati una tregua. Attimi di pace, momenti di riflessione. Avevano entrambi iniziato a conoscersi usando le parole e non i pugni o gli schiaffi. Avevano iniziato a confrontarsi.
I loro compagni inconsapevolmente avevano influito positivamente su di loro. Quando erano tutti insieme nella loro unità si potevano dire quasi amici. Quando erano con i più stretti compagni, si potevano quasi credere fratelli, si urlavano contro e si tenevano il muso, si sorridevano e scherzavano tra loro.
Avevano imparato a convivere vicini.
Stesso reggimento, stessa posizione, stesso grado militare.
Inconsapevolmente, si offrivano volontari per starsi il più possibile vicino ogni volta che potevano.
Ogni volta che una qualche missione richiedeva la presenza solo di uno di loro.Non si lasciavano, vivevano in simbiosi.
Ogni tanto incazzandosi, urlandosi, ma sempre insieme.
Entrambi sapevano bene perché."Non voglio pensare a domani".
Sentì vibrare il suo addome perchè il ragazzo che ci si appoggiava aveva iniziato a parlare.
"Voglio solo poter stare qui".
Si sollevò aiutandosi con le braccia e sorreggendosi con i gomiti tirò su il busto guardando l'altro.
"E tu non pensarci!"
"Come faccio?"
"Pensa al presente, non pensare a domani, pensa ad adesso".
Si guardarono in silenzio.
Passarono alcuni istanti,dove le parole sembravano aver convinto il ragazzo."No, non ci riesco, sto troppo male sia se penso ad adesso sia se penso a domani"
Riappoggiò la testa sul bacino dell'altro.
"Lo abbiamo fatto altre volte, sarà veloce, il prossimo paese è vicino, faremo in un attimo".
"Invece no, in quella cazzo di pianura non c'è nulla, nulla di nulla, solo grano del cazzo e qualche fiorellino, poi solo mucche per chilometri, neanche un riparo, niente".
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The Only Thing
FanfictionSi risveglia in un posto freddo e umido, è solo e non riesce a capire dov'è. Il dolore è dentro di lui e anche tutto intorno. C'è solo una cosa che lo tiene ancorato alla realtà e gli da la forza di non lasciarsi andare. Solo una cosa. Perdersi, rit...