Little Italy di notte era qualcosa di ammaliante, bellissima. Così bella da far innamorate chiunque.
Perché la chiamiamo Little Italy? Perché siamo quasi tutti italiani.
Questo quartiere è grande, ma ha spazio per una sola famiglia.
I gelesi a quanto pare vogliono la guerra e noi gli daremo la guerra.
Gli uomini d'onore, i cosiddetti soldati, erano pronti, armati fino ai denti.
Tony stava passando le armi agli ultimi soldati disarmati. Mentre io, fumavo una sigaretta appoggiato allo sportello della Cadillac di Tony.« Probabilmente la perderemo questa guerra, Vince. » disse Tony con tono preoccupato. Egli aveva appena finito di armare i soldati e si avvicinò verso di me.
« Probabilmente si, ma io questa guerra la devo combattere. » risposi sicuro di me, mentre tenevo tra le mani quella sigaretta.
Ero abbastanza agitato.
« Vince.. » Tony aveva l'aria colpevole.
« Dimmi. » mi preoccupai per quello che volesse per dirmi.
« Io lo sapevo che Don Bosco sarebbe morto per via di un attentato, è per questo che ho perso tempo e ho fatto in modo che noi tornassimo il giorno dopo. » confessò mettendosi le mani in testa.
« Non importa, l'importante è essere vivi. » la sua confessione mi spiazzò, ma pensai alla guerra.Sospirai e spostai lo sguardo sui soldati.
« Siamo pronti? » domandai mentre osservavo i soldati.
Tony prese fiato.
« Si, siamo pronti. Quell'uomo ci ha detto che i gelesi hanno la villa appena fuori Little Italy. » disse Tony con tono sicuro di sé.
« Fai strada, gli altri ci seguiranno. » conclusi il discorso e salimmo in macchina, pronti a partire.
Arrivammo a destinazione.
Tony scese dall'auto e andò a farsi un giro, mentre tutti aspettammo il suo ritorno.« Ma che cazzo succede? » borbottai.
Notai una guardia allontanarsi dal suo posto.
Si sentì un gemito di dolore e vidi Tony aprire i cancelli. Che genio.« Ti sono mancato? » domandò ironicamente Tony, subito dopo che entrò in macchina.
« Neanche un po'. » risposi freddamente.L'agitazione mi stava rovinando il fegato.
« Rilassati Vince, avremo la nostra vendetta. » cercò di rassicurarmi e ci riuscì.
« Siamo pronti, scendiamo e facciamo bordello. » disse Tony mentre prendeva il suo fucile a pompa dal sedile posteriore.Io sorrisi e presi la mia revolver a tamburo, tolsi la sicura e caricai l'arma.
Trenta uomini e sei macchine erano fuori dalla villa e quei trenta uomini era il nostro esercito, pronti a morire per la famiglia Battaglia.
Entrammo furtivamente dentro la villa e all'improvviso si sentì uno sparo di pistola.« Bastardi! Intrusi! » la sentinella diede l'allarme, ma ormai era tardi. Eravamo dentro, pronti a combattere.
La sentinella fu subito abbattuta da uno dei nostri mentre i gelesi arrancarono nella villa.
Io e Tony restammo uniti, il nostro obiettivo era trovare e uccidere il capo della famiglia gelese.
I nostri uomini circondarono la villa, alcuni erano dentro a combattere, altri tenevano sotto controllo l'esterno.Camminavo con estrema cautela lungo il corridoio, mentre Tony mi copriva le spalle.
« Vincent.. » Tony cercò di dirmi qualcosa con tono preoccupato.
« Me lo dirai dopo, guarda qui. » esclamai.Ci trovammo davanti una porta chiusa.
Tony mi guardò, gli feci un cenno con la testa e lui con molta cautela aprì la porta.
Entrammo tenendoci pronti ad aprire il fuoco, ci trovammo davanti un uomo con sua moglie e suo figlio.« No ti prego! Non abbiamo fatto niente! » supplicò l'uomo.
Tony puntò il suo fucile verso l'uomo.
« Aspetta! » cercai di fermarlo, ma fu troppo tardi.
Tony aprì il fuoco, uccidendo pure la moglie ed il bambino.« Potevi risparmiarlo almeno il bambino, o magari anche la moglie. » dissi a Tony.
« Sarà per la prossima volta. » caricò il fucile e ci avviamo nelle altre stanze.« Fermi figghi i buttana! » disse in dialetto siciliano uno dei gelesi, mentre ci puntava la pistola contro. Tremava molto.
« Ma non mi rompere la minchia! » puntai la mia pistola alla testa di quel bastardo e gli feci un buco in fronte.
« Bel colpo. » disse Tony, mentre caricava il fucile.Un rumore di passi catturò la nostra attenzione, un tizio stava scappando.
« Forse è il nostro uomo. » esclamai.
Seguimmo il rumore dei passi fino a quando non si sentì uno sparo.
« Cosa è successo? » domandai, mentre uscivamo dall'abitazione.
Notammo uno dei nostri di fronte a un tizio a terra, era pronto a giustiziarlo.
« Fermo! » ordinai a quell'uomo di fermarsi.
Andammo verso quell'uomo a terra.
« Chi sei? » domandò Tony.
« Pagherete per questo! Io sono il boss di Little Italy! » rispose quell'uomo, urlando con tutta la sua rabbia.
« È lui, dagli quello che si merita e finiamo questa storia. » conclusi.Tony fece un cenno con la testa al nostro uomo. Quest'ultimo puntò la canna della sua pistola verso il capo della famiglia gelese ma esitò a sparare.
« Qualcosa non va? » esclamai, innervosito.
L'uomo smise di puntare il bastardo e sparò verso Tony, uccidendolo.
Risposi al fuoco, sparando cinque colpi.
« E' finita. » puntai l'arma alla testa del boss e lo giustiziai.
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New York |The Five Families
General FictionNew York, 1930. Cinque famiglie si contendono il potere assoluto su New York, ma solo uno otterrà il titolo: Padrino.