7.Volete la guerra? Amen

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Little Italy di notte era qualcosa di ammaliante, bellissima. Così bella da far innamorate chiunque.
Perché la chiamiamo Little Italy? Perché siamo quasi tutti italiani.
Questo quartiere è grande, ma ha spazio per una sola famiglia.
I gelesi a quanto pare vogliono la guerra e noi gli daremo la guerra. 


Gli uomini d'onore, i cosiddetti soldati, erano pronti, armati fino ai denti.
Tony stava passando le armi agli ultimi soldati disarmati. Mentre io, fumavo una sigaretta appoggiato allo sportello della Cadillac di Tony.

« Probabilmente la perderemo questa guerra, Vince. » disse Tony con tono preoccupato. Egli aveva appena finito di armare i soldati e si avvicinò verso di me.
« Probabilmente si, ma io questa guerra la devo combattere. » risposi sicuro di me, mentre tenevo tra le mani quella sigaretta.
Ero abbastanza agitato.
« Vince.. » Tony aveva l'aria colpevole.
« Dimmi. » mi preoccupai per quello che volesse per dirmi.
« Io lo sapevo che Don Bosco sarebbe morto per via di un attentato, è per questo che ho perso tempo e ho fatto in modo che noi tornassimo il giorno dopo. » confessò mettendosi le mani in testa.
« Non importa, l'importante è essere vivi. » la sua confessione mi spiazzò, ma pensai alla guerra.

Sospirai e spostai lo sguardo sui soldati.

« Siamo pronti? » domandai mentre osservavo i soldati.

Tony prese fiato.

« Si, siamo pronti. Quell'uomo ci ha detto che i gelesi hanno la villa appena fuori Little Italy. » disse Tony con tono sicuro di sé.
« Fai strada, gli altri ci seguiranno. » conclusi il discorso e salimmo in macchina, pronti a partire.

Arrivammo a destinazione.
Tony scese dall'auto e andò a farsi un giro, mentre tutti aspettammo il suo ritorno.

« Ma che cazzo succede? » borbottai.

Notai una guardia allontanarsi dal suo posto.
Si sentì un gemito di dolore e vidi Tony aprire i cancelli. Che genio.

« Ti sono mancato? » domandò ironicamente Tony, subito dopo che entrò in macchina.
« Neanche un po'. » risposi freddamente.

L'agitazione mi stava rovinando il fegato.

« Rilassati Vince, avremo la nostra vendetta. » cercò di rassicurarmi e ci riuscì.
« Siamo pronti, scendiamo e facciamo bordello. » disse Tony mentre prendeva il suo fucile a pompa dal sedile posteriore.

Io sorrisi e presi la mia revolver a tamburo, tolsi la sicura e caricai l'arma.
Trenta uomini e sei macchine erano fuori dalla villa e quei trenta uomini era il nostro esercito, pronti a morire per la famiglia Battaglia.
Entrammo furtivamente dentro la villa e all'improvviso si sentì uno sparo di pistola.

« Bastardi! Intrusi! » la sentinella diede l'allarme, ma ormai era tardi. Eravamo dentro, pronti a combattere.
La sentinella fu subito abbattuta da uno dei nostri mentre i gelesi arrancarono nella villa.
Io e Tony restammo uniti, il nostro obiettivo era trovare e uccidere il capo della famiglia gelese.
I nostri uomini circondarono la villa, alcuni erano dentro a combattere, altri tenevano sotto controllo l'esterno.

Camminavo con estrema cautela lungo il corridoio, mentre Tony mi copriva le spalle. 

« Vincent.. » Tony cercò di dirmi qualcosa con tono preoccupato.
« Me lo dirai dopo, guarda qui. » esclamai.

Ci trovammo davanti una porta chiusa.
Tony mi guardò, gli feci un cenno con la testa e lui con molta cautela aprì la porta.

Entrammo tenendoci pronti ad aprire il fuoco, ci trovammo davanti un uomo con sua moglie e suo figlio.

« No ti prego! Non abbiamo fatto niente! » supplicò l'uomo.

Tony puntò il suo fucile verso l'uomo.

« Aspetta! » cercai di fermarlo, ma fu troppo tardi.
Tony aprì il fuoco, uccidendo pure la moglie ed il bambino.

« Potevi risparmiarlo almeno il bambino, o magari anche la moglie. » dissi a Tony.
« Sarà per la prossima volta. » caricò il fucile e ci avviamo nelle altre stanze.

« Fermi figghi i buttana! » disse in dialetto siciliano uno dei gelesi, mentre ci puntava la pistola contro. Tremava molto.
« Ma non mi rompere la minchia! » puntai la mia pistola alla testa di quel bastardo e gli feci un buco in fronte.
« Bel colpo. » disse Tony, mentre caricava il fucile.

Un rumore di passi catturò la nostra attenzione, un tizio stava scappando.

« Forse è il nostro uomo. » esclamai.

Seguimmo il rumore dei passi fino a quando non si sentì uno sparo.

« Cosa è successo? » domandai, mentre uscivamo dall'abitazione.

Notammo uno dei nostri di fronte a un tizio a terra, era pronto a giustiziarlo.

« Fermo! » ordinai a quell'uomo di fermarsi.

Andammo verso quell'uomo a terra.

« Chi sei? » domandò Tony.
« Pagherete per questo! Io sono il boss di Little Italy! » rispose quell'uomo, urlando con tutta la sua rabbia.
« È lui, dagli quello che si merita e finiamo questa storia. » conclusi.

Tony fece un cenno con la testa al nostro uomo. Quest'ultimo puntò la canna della sua pistola verso il capo della famiglia gelese ma esitò a sparare. 

« Qualcosa non va? » esclamai, innervosito.

L'uomo smise di puntare il bastardo e sparò verso Tony, uccidendolo.

Risposi al fuoco, sparando cinque colpi. 

« E' finita. » puntai l'arma alla testa del boss e lo giustiziai.




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⏰ Ultimo aggiornamento: Jun 25, 2019 ⏰

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